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dicembre
Ti ricordi, caro papi, di quella volta, al mare, che io chiedevo con insistenza e impertinenza birbante di bere dell'acqua e non me ne saziavo, perché era un pretesto per non mangiare, e tu me ne versasti una caraffa in testa? Io capii la lezione e, dopo la sorpresa e lo stordimento, scoppiai in una risata mista a lacrime di emozione. Nel tuo piccolo, mi desti allora la stessa lezione che molto prima si era meritata una coppia altrettanto petulante e impertinente, che dal Papi voleva di più di quanto le era stato concesso e le veniva elargito.
E allora, che fece il Buon Papà, avendo perso la pazienza, dopo avere raccomandato a questi Suoi figli di cibarsi del cibo della sapienza, invece di abbeverarsi alla bevanda inebriante della presunzione e della superbia? Ne diede loro a profusione e, siccome presunzione e superbia sono fuori luogo lì dove non ci sono né spazio né tempo, Egli condannò Adamo ed Eva, così aveva chiamato questi due Suoi figli, a convivere con esse nel tempo e nello spazio ed a confrontarle con il bene e con l'amore, l'umiltà e la semplicità, per operare una scelta definitiva.
L'attimo di turbamento e di confusione che io provai in quel momento, caro papi, è paragonabile al turbamento e allo stordimento dell'attimo di vita confinata sulla terra, che l'uomo deve percorrere e trascorrere. La gioia liberatoria per le coccole che tu e mamma mi faceste, dopo quella doccia fuori programma, non racchiusa nell'istante dell'episodio, ma dilatata nel mio cuore sino all'eternità del presente, è un po' simile, anzi assai simile, a quella che mi ha letteralmente strappato da terra e mi ha catapultato in Cielo, tra le braccia di Colui che mi aveva mondato dei peccati. Ma non mi ha staccato dalle radici più care che siete tu e mamma, caro papi, permettendomi di condividere con voi le emozioni di quel giorno, che tengo gelosamente custodite nel mio cuore.
Presunzione e superbia sono, sin dal tempo dell'angelo ribelle, la punta di diamante del male, il bisturi del quale egli si serve con sopraffina perizia per recidere, dividere, estirpare. Il bene dal bene, ovviamente. L'unico amore che esse conoscono e professano è per se stesse, per la propria immagine, per le proprie gesta, per i propri successi, per il proprio cinismo del quale sono immancabilmente compiaciute. L'amore per il prossimo, la tolleranza, la solidarietà, il perdono, sono per esse utopici sentimenti di cui si alimentano e si illudono gli sciocchi, i semplici, i poveri cristi, gli eterni perdenti, i soliti polli, gli scemi del villaggio. Un villaggio oltre i confini del quale non riescono ad andare con lo sguardo ed il pensiero, e che rappresentano la ristrettezza e la grettezza dell'uomo schiavizzato dai perversi sensi di grandezza e potenza.
Siate sprovveduti di superbia, semplici nell'amore, poveri
ma ricchi di Cristo, vittoriosi di eternità, cibo da sfamare, ma,
soprattutto proiettatevi con il cuore negli spazi incommensurabili, che il cuore di Dio
ci
promette di esplorare e di abitare. Lì scoprirete il valore vero
della
grandezza e della potenza e, come esse si identificano e si
fanno concrete dell'Amore di Dio. Di lì si diramano in innumerevoli
rivoli,
destinati a dissetare e a ristorare i più assetati figli della terra. Magari come una doccia
che
ti rigenera, e ti inonda al tempo stesso.
Una doccia che non posso dimenticare, per tutto
l'amore
con il quale mi fu imposta e per la quale ho un motivo in più per volervi bene.
Con tutto il mio cuore. Emilio
Per farvi capire cosa io intenda con il vivere a tutto campo, immaginatevi che io sia un puntino minuscolo, quasi invisibile, che vive ed ama, vibra e gioisce, per uno spazio circoscritto dal braccio incommensurabile di un compasso, quindi incontenibile ed impercorribile con i più comuni o i più sofisticati mezzi di locomozione. Ecco, questo è il mio raggio d'azione, che io percorro senza mai fermarmi, perché sono la particella infinitesimale dell'Amore, che permea, pervade e dà energia a questa mia vita, in un mondo animato da moti rotatori e centripeti intorno alla Luce che tutto vivifica, e da moti traslatori verso e tra le infinite particelle che lo compongono e che dalla Luce vengono emesse, e vengono attratte in un inimmaginabile ma armonico subbuglio di vitalità, di gioia, di musica, di beatitudine. La quale ultima, non si identifica nella mera estasi contemplativa, ma viene raggiunta quando luce, moto, suono e gioia sono percorsi da così intense vibrazioni amorose da tradursi in Amore cantante e glorificante, prorompente ed inarrestabile.
Tutte queste vibrazioni raggiungono tutti gli esseri della terra, per scaldarli e consolarli nella materia e nel cuore, la prima affinché viva la sua vita terrena, i secondi perché non dimentichino la consuetudine con la vita eterna. Nei tuoi disegni, cara mamma, esse costituiscono la trama fatta di migliaia di minuscoli tratti di penna, che fa da supporto all'idea ispiratrice di un mescolarsi senza fine di vicende umane, a volte pedestri, di un cammino da percorre a piedi, e di vicende celesti di vita in cielo, o che comunque aprono la via alla vita con Dio. A significare che il Signore è sempre con noi, nello spazio e nell'infinito, nel tempo e nell'eterno, e con Lui anche noi, Sue amate, calde, amorevoli e beate particelle di amore luminoso e benedetto, possediamo il dono di portare la fiaccola che irradia la Luce ed illumina la strada del ritorno.
E siamo anche i postini che riportano al Signore tutte le preghiere di raccomandazione, di intercessione, di perdono e di glorificazione che gli uomini Gli rivolgono. Se la roccia è granitica come la fede, ed altrettanto forte sarà l'impegno, la scalata, pur se piena di insidie, pericoli ed incertezze, avrà il successo al quale è destinato per diritto di famiglia ogni figlio di Dio. Se l'uomo non ce la fa, o si fa prendere dallo sconforto per le difficoltà del percorso, lì ci sono le nostre possenti ali. Basta crederci e chiamarci, e noi abbiamo l'autorizzazione a dargli una mano, o meglio un'ala, e comunque un sostegno a cui aggrapparsi, e un sollievo con il quale elevarsi.
Questi sono i messaggi che io vi porto per lettera e per disegni, e che voi avete il dovere, miei cari, di consegnare a quanti più potete. E' il modo d'amare più proficuo e gratificante, e viene regolarmente ricompensato. Ve lo assicuro. Ciao, e buon lavoro. Emilio
Mio caro vecchio scriba, è un po' di tempo che non mettiamo nero su bianco, ma non per questo i nostri cuori sono muti o lontani. Anzi, non sono mai stati così lo stesso sentimento, lo stesso spirito, lo stesso unico amore, come in questi momenti. Non sono le nostre letterine a vivificare e a fare sempre più solida e più indissolubile la nostra unione, ma è la benevolenza del Signore, la Sua compiacenza, la Sua tenerezza verso di me e verso di voi, miei genitori carnali e spirituali. E soprattutto la vostra fede in Lui, e la serenità che guida i vostri sentimenti verso di Lui, verso il Suo operato, verso le Sue scelte.
Il vostro Padre celeste vi è grato per la dedizione che Gli manifestate, ed ha altri strumenti per testimoniarvelo, oltre alle mie corrispondenze scritte. Parlo di corrispondenze di affetti, di sentimenti, di amore. Mi riferisco ad affinità che superano le barriere mentali, che vorrebbero separare l'umano dal divino e che pretenderebbero di chiudere in compartimenti stagni l'uomo con tutti i suoi affanni terreni, e Dio con tutti i Suoi pensieri inaccessibili.
In realtà, di inaccessibile vi é solo la mente dell'uomo, e lo è, guarda caso, proprio nei confronti di quegli imperscrutabili pensieri divini che sono tutti dedicati, invece, alla riabilitazione al divino della creatura umana. Vi è però un altro motivo che rende incomprensibile per l'uomo il pensiero di Dio, e non si tratta di semplice soggezione. E' piuttosto la cultura del timore di Dio: Dio visto come implacabile comminatore di pene, decretate a causa di antichi peccati originali, da scontare fino alla morte dei singoli e fino al momento del giudizio universale. E pensare che, se l'uomo si rendesse conto delle opportunità che la tribolata vita terrena gli offre per confrontarsi con Dio, non avrebbe motivo di avere paura di Lui, né di lasciarsi suggestionare da quanti gli offrono di Dio un'immagine snaturata.
E poi, perché temere Dio piuttosto che Satana? La risposta è semplice: perché segue le regole dell'emozione piuttosto che percorsi razionali. Satana non promette alcuna dannazione, mentre Dio minaccia addirittura la dannazione eterna dell'anima. Dov'è dunque la tanto reclamizzata generosità di Dio? Essa c'è e sta in noi stessi, nella nostra capacità di amare e di lasciarci amare. La generosità di satana sta anch'essa in noi stessi, e consiste nell'amare solo se stessi e nient'altro che noi stessi. E, alla fine, mentre la cosiddetta generosità di satana non conosce il perdono, la rigorosità di Dio prevede la misericordia e la remissione dei peccati.
Il fatto è che Dio è coerente con Se stesso e con le Sue creature. Né potrebbe essere altrimenti, dal momento che è Dio, ma la Sua coerenza viene scambiata per intransigenza di cui aver timore. E con il timore si scambia il rispetto che Gli è dovuto, proprio come lo si deve ad un padre che si onora, perché ci si sente onorati di esserne figli.
Così come io ti ho sempre onorato, per avere sempre avuto il tuo amore e la tua
fiducia. Anche per questo noi siamo un tutt'uno, non esistono distanze tra noi
né barriere che ci possano separare. Nemmeno se la posta ritarda o scarseggiano i messaggi.
E neppure i convenzionali ciao che ci scambiamo per lettera. Ciao.
Emilio tuonostrovostro
Hai presente, caro papi, l'attimo in cui le scintille si staccano dalle lingue di fuoco, e velocissime se ne vanno lungo la canna del camino? Ebbene, c'è qualche istante nel quale sembrano incerte sul da farsi, quasi sorprese e forse impaurite di abbandonare così inaspettatamente il letto della fiamma.
Ma poi, dopo un breve tratto percorso in un'elegante spirale, si innalzano dritte e sicure su, su verso il cielo. L'osservatore le perde subito di vista, nel loro repentino dissolversi negli strati meno caldi che incontrano fuori dal camino, e poco gli interessa sapere che fine facciano, mentre è ancora affascinato, un po' più in basso, dinanzi al fuoco ardente, dalle evoluzioni che nuove scintille si apprestano a compiere. Sa che lo spettacolo è destinato a finire, quando si sarà bruciato l'ultimo ceppo di legna, e che delle allegre scintille rimarrà qualche traccia fuligginosa lungo il camino. Poco importa, ma certamente non potrà fare a meno di rimanere colpito dal vigore della forza ascensionale che strappa letteralmente le scintille dalla fiamma, catapultandole su verso il cielo.
L'ho fatta un po' lunga, caro papi, per farti capire cosa succede all'anima,
che,
nell'istante in cui lascia il corpo ancora caldo che l'ha ospitata nella materia, si
appresta ad essere elevata nel mondo dello spirito.
La sorpresa della
morte
è sempre molto forte ed inattesa, anche in chi sa di averla assai vicina. E'
l'attimo di stupore che spezza definitivamente ogni legame
con
la fiamma della vita, il cui calore, però, esercita ancora una
forte
attrazione. E' il calore degli affetti, dei sentimenti, delle gioie delle
persone e delle cose, a te tanto care, che ti appresti a lasciare. E'
il calore che conosci molto bene per averlo condiviso.
Mentre ti pervade il turbamento, o meglio l'emozione di una nuova avventura, tutta da scoprire e da vivere, perché, anche se la tua fede nella vita vera è granitica, nulla ti è stato detto su tempi e modalità per arrivarci dopo la morte, e nessuno ti può spiegare cosa si provi a passare dalla corposità dello spazio e del tempo alla concretezza impalpabile dell'eternità, fatta di energia, armonia, luce, gioia d'Amore. E allora ti sembra che tutto questo ti trattenga un po', ti faccia esitare un attimo, perché ancora ti porti dentro la nostalgia, e i ricordi figli del tempo, che si attarda a svanire. Quando il tempo si sarà dissolto, anch'essi cederanno il passo all'eternità dell'Amore, eternamente vissuto ed eternamente da vivere. E, dal momento che è proprio questo amore che ti richiama e ti riconduce alle origini della vita, e già ti pervade di gioia, e della certezza che non finirai mai di condividerlo con chi rimane, ecco che l'anima tua compie una piroetta, una spirale di beatitudine, prima di abbandonarsi completamente all'ebbrezza dell'inarrestabile risalita.
All'inizio del percorso si libera di qualche scoria fuligginosa di dolore, che va a depositarsi in qualche angolo buio del cuore e della mente, di coloro che si sentono staccati da te e derubati della tua presenza. A volte questa perdita è così sofferta e frustrante da togliere vita e calore proprio a quella fiamma, che deve essere invece alimentata e rinvigorita, se si vuole che l'amore che la generò in terra arda scoppiettante e luminoso in cielo, e che la luce che essa emana illumini, rischiari il cammino che resta ancora da percorrere in terra, anche per rendere più agevole e spedito il ritorno al Padre.
Qui, la vivida e vigorosa fiammella che ha riscaldato ed illuminato l'esperienza terrena, si
ricongiungerà con il grande fuoco dell'Amore di Dio per fondersi in
un'unica fonte, che non si spegne mai, anzi si rinfocola e si rafforza,
arricchendosi di nuove fiammelle, di tutte quelle anime che ritornano a casa.
E di qui
partirà un'altra piccola lingua di fuoco benedetto, che andrà ad
alimentare
una qualche nuova esperienza di vita dando vita alla materia. E così
via,
incessantemente, secondo il principio che Amore genera Amore e di Esso si
alimenta in Cielo e in terra, per tutti i secoli e sino alla fine dei
secoli terreni.
Sino ad allora, agli Angeli spetterà il compito di correre lì dove la fiamma va spegnendosi e soffiare forte per ravvivarla. E, al tempo stesso, di accogliere nei nostri capienti, comodi e velocissimi ascensori tutte quelle anime che ardono del sacro fuoco dell'Amore, che hanno imparato faticosamente a riconoscere sulla terra ed hanno l'urgenza di manifestarlo a Dio.
A voi il compito di darci una mano, con questa vostra testimonianza ed esperienza di vita straordinaria, mettendo legna al fuoco lì dove ce n'è bisogno, e magari accendendo qualche altro focolare d'amore. E, quando lo farete, ricordatevi di vedere quante scintille volano via in quella corsa un po' buffa, ma tanto tanto affascinante ed esaltante. E Mozzafiato.
Ciao Emilio scintilla.
Ti ricordi, caro papi, di quella volta che mi ruppi il gesso cadendo dalla sedia a rotelle, mentre gareggiavo contro un compagno che, pure lui ingessato, si sosteneva con le stampelle? Arrivasti trafelato e sicuramente preoccupato, ma, quando scopristi che non mi ero fatto niente, e che si trattava solo di un piccolo danno all'ingessatura, scoppiasti in una irrefrenabile risata, dimenticandoti del tutto della ramanzina che avresti voluto fare a quel tuo figlio incosciente e sconsiderato.
E' proprio vero che, molte volte, la paura riesce ad innescare non una, ma tante reazioni emotive, quasi sempre contrapposte, così come accade quando allo spavento, al timore dell'incognita, si sostituisce il sollievo. Così come ci si può sentire inermi e disperati di fronte alle probabilità sconosciute dell'evento, o ci si concentra solo sulla speranza, quasi nevrotica, di una soluzione a lieto fine. Allo stesso modo l'auspicato finale lieto può suscitare sentimenti contrastanti, che si esprimono attraverso il riso o il pianto, la collera o la gioia. Ti confesso, caro papi, che in quell'occasione avrei giustificato anche la tua stizza, ma fui molto più gratificato dall'esplosione fragorosa della tua risata, liberatoria per entrambi.
So che ti stai chiedendo, mano a mano che la scrittura va riempiendo le pagine: ma dove vuole andare a parare questo qui? Te lo dico subito, senza altri mezzi termini. Al mistero della morte, di quell'evento sconosciuto, perché nessuno è in grado di raccontarlo in tutti i suoi particolari, né sono sufficienti a svelarlo quelle nebulose e assai marginali informazioni sulle cosiddette esperienze di premorte.
Quando cominci a sentire una musica mai udita prima, e non ti arriva alle orecchie, ma ti vibra nel cuore mettendolo melodiosamente in subbuglio. Quando ti accorgi di essere avvolto in una luce che ti accoglie e ti solleva, e che in essa si muovono altre luci che non ti fanno sentire solo. Quando ti giungono sorrisi di compiacimento, di gioia e di benedizione, e ti senti sfiorare ed accarezzare dal vento dell'amore che ti guida verso il cielo, allora ci si accorge che l'anima sta per abbandonare il proprio corpo.
Pur se ti senti in pace con la tua anima, e per quanto tu abbia confidato nell'aldilà, da una parte ti sollecita l'attaccamento alle cose buone e rutinariamente care della vita che vai lasciando, e dall'altra ti intimorisce la tua terrena ignoranza circa il Giudizio, che Dio si appresta ad emettere nei tuoi confronti.
Subirò un processo? Avrò un avvocato difensore? Ci sarà una giuria? Che dirà l'accusa? E poi. Quale dolore proverà chi mi ama? Li lascio per sempre? E se non dovessimo ritrovarci mai più? E ancora. Ma sono sicuro di meritarmi il cielo, l'Amore di Dio? E, se mi tocca fare un po' di purgatorio, quanto potrebbe durare?
Il tempo, lo spazio, la materia si fanno ancora sentire, e con essi si creano
incertezze, angosce timori che ti distolgono, per qualche
attimo, dall'armonia che si sta impadronendo di te, e dalla gioia che piano,
piano
ti pervade.
E, quando ti accorgi che la musica,
la luce, l'armonia, la gioia e l'avvocato
difensore, altri non sono che Dio, allora avverti l'improvviso
distacco dalla materia, dello spazio e del tempo, delle angosce, delle
incertezze. E ti lasci travolgere, da quel fiume rigonfio d'Amore che ti
trascina in un vortice d'ebbrezza, sino all'incontro definitivo e totale con Lui e con
tutte le creature del cielo.
E ti giunge il benedicente sorriso del Padre, e la fragorosa ed
allegra risata di tutti gli spiriti celesti che ti amano e ti accolgono,
con
la gioia di chi si aspetta un finale a lieto fine. E tu ti lasci
dietro per sempre i tuoi dolori e con essi quelli del distacco, perché tra te e
chi
rimane in terra in lacrime non c'è più spazio, e non c'è più neppure il
tempo di ricordare quando è avvenuto e quando avverrà.
La memoria non ha
più motivo di mettere da parte i ricordi. E tra questi non ci sei neppure tu,
caro
papi, e neppure mamma, perché voi siete per me per sempre, né
prima
né dopo, così come lo sono anch'io per voi. Tra noi vi sono solo
certezze, non esiste alcuna incognita d'eventi, mentre per voi
non si
è ancora chiarito il mistero della morte, nonostante i miei tentativi di darvi una
mano.
Vi voglio bene e vi sono insieme, e questo vorrei fosse sufficiente e convincente per farvelo vivere
con
la minor angoscia possibile.
Ciao
Emilio
Non vi dovete angustiare se la stanchezza sempre più spesso vi impedisce di rinnovare, con la frequenza che vorreste, questi nostri incontri epistolari, nei quali rinverdiamo e testimoniamo tutto l'amore che ci tiene vivi insieme. La stanchezza che vi pervade altro non è se non il prodotto dello spazio per il tempo, cioè il prodotto del vostro essere di questa nostra terra, della quale conservo un tenero ricordo, per il periodo che vi ho condiviso con voi la mia avventura umana. E' una sensazione che non mi è più dato di provare, da quando sono totalmente immerso ed assimilato nell'armonia dello spirito, dove regna l'energia inesauribile, che si può simboleggiare nel prodotto dell'eternità per l'incommensurabilità dell'Amore.
Questa forza pervade tuttavia la vita di ogni creatura umana, dall'istante del suo concepimento, non solamente quello che dà la vita alla materia, ma soprattutto quello partorito dalla mente di Dio prima di tutti i secoli, e che solo la morte dell'anima riesce ad esaurire. Altrimenti essa si rinvigorisce senza posa, mano a mano che lo spirito, che essa stessa spinge verso il Padre Celeste, lo avvicina a Lui sempre di più.
Questa forza tiene uniti i nostri cuori, miei cari, con lo stesso vigore con il quale li teneva stretti in un solo cuore, quando io percorrevo la mia strada umana, sotto i vostri sguardi teneri e protettivi. Il vostro dolore composto e consapevole non la ha minimamente scalfita, ed è per questa ragione che io vivo in voi in ogni istante della vostra vita, incessantemente ed instancabilmente, a dispetto di qualsiasi vostra motivata stanchezza. Come quella che vi prende in questi ultimi istanti della vostra faticosa giornata, e che prelude ad un sano e giusto sonno ristoratore. Durante il quale io rimarrò a vegliare su di voi e sulle vostre anime.
Un bacione e buon riposo. Ciao Emilio morfeo.
Ciao amore mio. Grazie del buon riposo. Lo so che ti diverti ad augurarci buon riposo. TU a noi !!!
Caro papi, io so della tua grande ammirazione per la figura storica, apostolica ed evangelica di Saulo, e del fascino che emana dal suo pensiero così profondo, così ispirato e soprattutto così moderno. E come tu ti senta in qualche modo imbarazzato nel vivere tu stesso, un po’ alla lontana, un’esperienza epistolare simile alla sua.
Non ti montare la testa, vecchio scriba. Tu non hai lo stesso spessore morale di San Paolo, almeno per il momento, ma puoi stare certo che le tue lettere non sono farina del tuo sacco e che, oggi come allora, esse nascono per volontà ed ispirazione di quello stesso Dio che ispirò Paolo, dopo aver folgorato Saulo. Ti ricordi, caro papi, quella emozione forte, sconvolgente e, perché no, elettrizzante, che provasti quando il mio spirito abbandonò il mio corpo e rimase sospeso un po’ sopra di lui, prima di elevarsi verso il Padre celeste? Ti sentisti investito da un’energia mai provata, sconosciuta, ma non per questo meno eccitante e rassicurante al tempo stesso.
Ebbene, pensa cosa dovette provare allora Saulo, quando su di lui, e nel suo cuore, si abbatté come una folgore tutta la forza sconvolgente dell’Amore di Dio, rendendolo cieco, sordo e muto, per illuminare i suoi occhi e le sue orecchie della verità della Sua Parola. Che doveva correre per il mondo, da Roma ad Efeso, da Corinto a Colosse, da Tessalonica a Filippi e via via sempre più lontano, per costruire la casa di Dio in terra. Parola fissata per sempre in lettere indimenticabili, in un linguaggio e in uno stile attuale, allora come ora.
Perché è qui che voglio, anzi vorrei arrivare: la Parola di Dio è unica ed attuale in ogni attimo della vita dell’uomo, in ogni tempo dell’eternità dello spirito. Proprio per questo Dio è onnipresente ed immutabile, non è preceduto da alcun passato né è seguito da alcun futuro. Egli è attuale per sempre.
E la stessa natura Egli attribuisce alla sua creatura preferita, ma questa cade nel peccato e viene condannata al buio di una vita che usura nel tempo e nello spazio, distruggendo tutto ciò che sembra attuale, e nella quale ti devi impegnare, battere, dannare, disperare, nella spasmodica ricerca dell’attualità di Dio e della Sua Parola. Tutta la storia dell’umanità è segnata da questo destino.
Da una parte sta l’uomo, che si agita e annaspa nel buio delle tenebre in cui il peccato l’ha precipitato, terrorizzato da eventi naturali che via via impara a conoscere, sempre più consapevole della presenza di un Dio, che avverte dapprima a lui ostile, poi sempre meno mal disposto, poi sempre più partecipe della propria vita.
Dall’altra parte c’è Dio, sempre vicino alle Sue creature, sempre proteso alla loro riabilitazione spirituale, sempre più disponibile alla misericordia ed al perdono, pronto Egli Stesso a farsi uomo per sciogliere, dissolvere le tenebre con la Luce, il terrore con la serenità, l’ignoranza con la Sapienza, la superstizione con la Verità, l’indifferenza con l’Amore.
Ed ecco apparire, come ombre che emergono dalla nebbia, figure dapprima incerte, che via via assumono forme e statura di uomini pieni di amore, disposti e formati a raccontare l’Amore di Dio, testimoniandoLo per esserNe comunque stati investiti nel Suo Figlio Gesù sino all’estremo sacrificio, con parole e scritti ed esempi di vita esemplare. Tra questi c’è e rifulge di luce spirituale il nostro Paolo, caro papi, a te tanto caro, con le sue lettere toccanti ed affascinanti, ma al tempo stesso trasudanti di tale e tanta verità da percorrere le distanze verso i destinatari in tempi sicuramente più brevi, di quelli impiegati dai mezzi di comunicazione di quei tempi. Infatti la Parola di Dio corre rapidamente per le strade del passaparola, che è molto più veloce dei corrieri di allora, ed anche allora non aveva rivali, ed arrivava dove voleva arrivare.
Oggi sarebbero giunte in tempo reale, così come succede per le nostre letterine, quando mamma le passa al computer affidandole al tempo elettronico. Ma non per questo sarebbero più attuali di allora. Anche allora, infatti, la Parola del Signore si diffondeva non solo grazie agli insegnamenti epistolari di Paolo, ma soprattutto per mezzo di quella incontenibile energia che aveva mosso la pesante pietra che chiudeva il sepolcro di Cristo, e ne aveva fatto ascendere il Corpo in cielo. Perciò era attuale,lo era nell’istante in cui prendeva corpo sul foglio e nell’istante in cui veniva letta dal destinatario di ieri, e viene letta dal destinatario di oggi.
Anche tu e mamma, caro papi, state facendo la vostra parte e, per adeguare il vostro compito ai tempi, state affidando la Parola di Dio –è Lei che vi giunge per posta- ai più moderni mezzi di comunicazione, buon ultimo quello della posta elettronica. E’ suggestivo ed attuale. E, non a caso, è lo stesso mezzo che impiega Satana per diffondere per il mondo le sue nefandezze. Sembrerebbe quasi che il bene segua le stesse strade del male. La verità è che il bene è costretto ad inseguire tutte quelle anime che vengono trascinate al male dalla materia che le ospita, ed è questo l’unico sistema per evitare di perderle per sempre.
In questo, Dio è veramente instancabile ed il Suo Amore e la Sua Pazienza sono inesauribili. Noi cerchiamo di darGli una mano, ed anch’io mi adopero per aiutare la mia mamma, perché le nostre lettere appaiano più belle e seducenti. Cosicché qualche navigatore, viaggiando in rete alla ricerca di qualche suggestione peccaminosa, rimanga invece colpito dall’originalità delle nostre invenzioni, e si trovi costretto a leggere quelle nostre letterine che il Signore detta ai nostri cuori,, perché si facciano essi stessi campioni di Verità e di Amore.
Perciò, cara mamma, dacci una mano anche tu, e smettila di lamentarti che non ce la fai. Non ti basta la forza della Parola di Dio, quella grazie alla quale io sono sempre con te e con il mio papi? Adesso basta. Tutti a ninna. Buon riposo. Ciao. Emilio
Caro papi mio, non dimenticare mai il significato di convalescente. Convalescente è colui che, reduce da una malattia, progressivamente riacquista la propria salute, con l'aiuto del suo medico e di quanti gli vogliono bene, insomma, in buona compagnia. Nello stesso modo, lo spirito malato del peccato originale percorre l'esperienza terrena, per riconquistare piano piano la propria salute, in compagnia di tanti altri spiriti infermi e sotto le cure tenere e partecipi del proprio medico di fiducia che è Dio, il suo Medico di famiglia, perché ogni essere vivente è di diritto un membro dell'immensa famiglia di Dio.
Quando Adamo ed
Eva ebbero trasgredito l'unico divieto loro imposto del Creatore, scoprirono la
vergogna della propria nudità, attraverso la quale, ora e non prima,
trasparivano la
lascivia, la tentazione, la violenza di quella sessualità che, tuttavia,
avrebbe dovuto rappresentare, nel disegno di redenzione contenuto
nell'esemplare condanna del Padre, la via e lo strumento con il quale riguadagnare
dignità, procreando per un atto d'amore.
E, come se non bastasse questa
implicita volontà di perdono, Dio offriva, ai discendenti di Adamo ed Eva, ulteriori e più esplicite opportunità di
redenzione.
Se i progenitori dell'umanità avevano contaminato la purezza della propria carnalità, per la presunzione di potersi confrontare anche con il male, compiendo così l'unico peccato di disubbidienza loro concesso, con e nel Battesimo il Signore ungeva, quella stessa umanità, della Grazia di scegliere, questa volta tra bene e male in maniera consapevole, e di riporre in Lui la fiducia di essere divinamente illuminati, in caso di dubbio, di tentennamento, di tentazione. Grazia dunque come fede in Dio, e come guida spirituale nella scelta tra bene e male: scelta molto raramente vocazionale, ma il più delle volte sofferta, turbolenta, combattuta o male attuata. Scelta da attuare e da vivere, viceversa, nello stile umano che Dio stesso aveva conferito al Suo Figlio divino, generato nell'Amore e nella Devota Umiltà della Sua Sposa Immacolata e Misericordiosa. Scelta da esercitare come un ulteriore passo avanti nel cammino verso la guarigione, cammino nel quale è sempre vigile la presenza ed è sempre determinante l'intervento del Medico di Fiducia, nelle mani del Quale si affida la salute e ci si affida con tutta la Fede. Come ogni buon medico, anche il Signore si aggiorna in tema di medicine e di rimedi. Tra questi, la Grazia del Battesimo è quanto di più nuovo e di più efficace si potesse inventare.
E' ovvio che, come ci sono nella vita, ci sono malati che rifiutano qualsiasi presidio terapeutico, perché è amaro o sgradevole o è ritenuto inefficace, o perché fa star male o è comunque doloroso. Altri non ci credono, altri ancora confidano in medicine e farmaci alternativi. Ma è proprio la vita di tutti i giorni ad essere amara come uno sciroppo, sgradevole come un enteroclisma, dolorosa come una puntura. La Grazia di Dio è invece la medicina più piacevole, e al tempo stesso più potente di cui l'uomo dispone, per guarire tutte le malattie che ne affliggono lo spirito, da quelle ereditarie a quelle acquisite. Ed è in più il farmaco meno costoso che si conosca.
Per acquistarlo basta essere figli di Dio. Per evitarne la scadenza basta avere un minimo di fede, quel tanto che serve per convincersi che Dio è l'unico medico che meriti la fiducia. Non solo di chi, malato, desideri guarire, ma anche di chi, sano, mira al mantenimento della propria sanità spirituale. E noi, suo popolo, siamo i Suoi fedeli e competenti operatori sanitari, i Suoi infermieri, i riabilitatori della Sua vasta clientela di infermi, di sofferenti, di afflitti. Le nostre preghiere sono meglio degli antibiotici. Il nostro amore è più potente del male. Ma nulla possono, se l'ammalato non ha il coraggio di combattere contro il male, perché non tiene al proprio bene spirituale ed alla propria dignità di figlio di Dio.
Ciao caro collega, e cura te ipsum, abbi cura di te. Ciao convalescenti. Emilio guarito persempre
Nulla è più bello ed appagante del sentirsi a casa, tra le proprie
cose,
di ritorno da un luogo non importa se vicino o lontano, caro papi. E' quello che io sento ogni
volta
che tu o mamma prendete carta e penna e vi mettete a scarabocchiare con me, tra libri, scartoffie,
vecchie fotografie, in questo studio che ritrovo perennemente rinnovato ad ogni mia
rivisitazione.
Sta attento, ho parlato a bella posta delle cose di casa, e tra
queste non ci siete voi, naturalmente, e tanto meno i miei biondi
cagnolini. Infatti voi siete nel mio spirito, fate parte di me. E per
questo
i nostri cuori non si perdono mai di vista, si tengono per mano e battono all'unisono, e sono ormai
felicemente rassegnati a vivere insieme per
l'eternità.
Parlo invece di quelle atmosfere, di quegli odori e , perché no, di quelle puzzette casalinghe che mi piace di risentire, perché mi fanno rivivere, quasi fisicamente, memorie di confortevoli abitudini familiari. Nessuno pensi che tutto questo mi possa provocare turbamenti di nostalgie o rimpianti, né alcun altro tipo di emozioni nell'incontrarvi, nello stare insieme o nel dirvi ciao. Torno a dirvi che l'unica emozione che io sono in grado di provare è quella di sapermi in armonia nell'Amore di Dio, con Lui e in voi. Ed è ovviamente emozione positiva e gratificante, ma lo è anche quella che mi procura la gioia per ogni anima riconquistata a Dio, e la consapevolezza di adoperarmi sempre al massimo, per impedire che qualche altra anima rischi di perdersi per sempre nel peccato. Questa emozione non è mai un sentimento personale, qui da noi in cielo. Tutti esultiamo quando la nostra popolazione si arricchisce di un nuovo arrivato. Ma, al tempo stesso, unanime è il nostro cordoglio se qualcun altro manca all'appello, al termine della sua esperienza terrena.
Così come tutti sono piacevolmente partecipi della mia felicità di avervi con me, ad
un
passo dal cielo.
Sapeste come è vicina al cielo la terra. Essa è
infatti una minuscola particella di una smisurata eternità di spazio,
così come il tempo è una minuscola frazione di una incommensurabile spazialità
di
eterno. E' un limitato coagulo di quel tempo e di quello spazio che riempiono
l'eternità.
Come forse avrai intuito, caro papi, cielo e terra sono della stessa sostanza, proprio come lo sono il Padre e il Figlio, l'Invisibile ed il Visibile. E voi siete immersi proprio nel cuore di queste realtà, godendone o soffrendone solo il lato visibile, mentre per noi e per la nostra vista, sempre alimentata dalla Luce di Dio e ad Essa assuefatta, la visibilità è ottima e completa per tutti i trecentosessanta gradi della Verità. Emilio ciao.
Tu pensi davvero, caro papi, che, nell'istante in cui il Padre Eterno chiede ad Abramo
di
sacrificarGli il figlio, egli non sappia che la sua richiesta verrà
accolta, e
che qualche millennio dopo sarà Egli stesso a non poterSi sottrarre al
Sacrificio
del Figlio?
In entrambe le storie, il sacrificio non vuole significare in alcun modo lo strumento necessario ad
accattivarsi le simpatie della divinità. Nel primo caso, è Dio che mette
alla
prova un padre, nel secondo è Dio che Si mette alla prova come
padre, e non solo del figlio Gesù ma di tutta l'umanità.
In entrambe
le
storie, la prova richiesta è la morte del figlio, come
evento liberatorio verso la riconquista della propria dignità divina. In
entrambi i casi, la volontà di Dio sancisce che la morte, comunque
comminata anche dalla volontà più tenera ed amorosa di un Padre, guidato dalla Parola
divina, è lo spalancarsi delle porte sulla vita dell'eterna gioia.
Ma, mentre Isacco avrà la vita salva, perché il padre Abramo, con il suo consenso, avrà sollecitato la Misericordia del Signore, Gesù, invece, salirà sul calvario, per esercitare in prima e trina persona l'atto di Misericordia universale. Abramo sa che, cedendo alla disumana richiesta divina, assicurerà la vita ad Isacco. La patria potestà del Signore dell'Amore senza fine, Iddio, sa che il Sacrificio del Figlio vuole indicare a tutta l'umanità, stordita e confusa dal peccato, che la vita del tempo finisce inesorabilmente nella morte, e che se è stata vissuta con il cuore appena rivolto all'ascolto della Parola del Padre -e chi lo fu più in sintonia ed armonia di Gesù– allora, oltre questo sipario, sta in impaziente attesa il Signore del cielo e della terra, che non vede l'ora di esercitare nel perdono, la forma più tenera e caritatevole dell'amore paterno.
Se l'Angelo del Signore non ferma, per superiore Volontà, la mano già armata di Abramo, Isacco troverà nella morte del padre la chiave che gli aprirà la porta della vita eterna. Sarà, infatti, Abramo colui il quale morirà come padre per dare la vita al figlio. E sarà il Padre dell'umanità a morire nel figlio, per garantire vera vita ai propri figli terreni.
E questo atto di amore sublime si rinnova in ogni morte e risurrezione pasquale, che si avvera ogni volta che Dio concede il Suo lasciapassare a quelle anime che non si sono fatte destabilizzare dalla contaminazione materiale.
BUONA PASQUA dal vostro Emilio
Carissimi, io vorrei che nello scambiarvi gli auguri di buona pasqua vi scambiaste la promessa e l'impegno di resurrezione, intesa come liberazione spirituale dal dolore della carne, che si raggiunge con la certezza e con la preghiera di fede che Cristo è risorto da morte.
Bisogna correre al sepolcro di Gesù, con il cuore già pieno di fiduciosa sorpresa e di gioioso stupore di trovarlo vuoto, di quel corpo martoriato per la redenzione dei nostri peccati, e al tempo stesso ricolmo della incoercibile potenza dello Spirito, che vi si era incarnato.
Anche voi, miei cari, in occasione di ogni pasqua, cioè di ogni giorno della vita, dovete scoprire l'indomabile potenza dello spirito che scalpita nei vostri cuori, e risorgere dalle tombe, nelle quali il peccato si affanna ad affossare i vostri corpi malandati, costringendoli ad una condizione di sepolti vivi terrorizzati dalla morte. La resurrezione di Gesù vi vuole invece insegnare che bisogna far morire il dolore per guadagnare l'esultanza di Maria di Magdala, e centuplicare le forze della corsa di Pietro.
Bisogna vuotare i sepolcri della malvagità, dell'ingiustizia, dell'ignavia e del tradimento, che sono i veri macigni che ne ostruiscono l'uscita. Ma crederci prima di vedere, significa dare la stura alla potenza di Dio ed alla Sua forza vivificante e glorificante. Buona resurrezione, dunque, miei cari.
Dal vostro Emilio PASQUALE. Ciao
Mio caro vecchio scriba, mi piacerebbe ripercorrere con te, o con mamma, o tutti insieme, alcuni passi della mia vita trascorsa, per goderne sino in fondo e senza ritegno ogni istante di gioia, ogni opportunità di beatitudine, ogni proposta di felicità. Così come vorrei poter condividere con voi tutto il mio essere libero spirito, esultante nell'Amore del Padre,, del Figlio, dello Spirito Santo, di Maria Misericordiosa e di tutta la Comunione dei santi, che fa di ognuno di noi unica emanazione di Dio, in cielo e dal cielo. Non che mi pesino ancora gli errori che la materia e la mente mi condussero allora a compiere, perché mi furono tutti rimessi per divina e paterna misericordia,, ma presumo che molti di essi me li sarei potuti risparmiare, e ne avrei risparmiato delusioni al Signore, se avessi potuto contare sull'esperienza che lo spirito attinge dall'eternità e che io stesso vado maturando.
Forse che io non possedevo, già sulla terra, per nascita e per grazia ricevuta, i segreti, o meglio gli esempi di uno stile di vita la quale ispirarmi, per riconoscere subito, in età di consapevole ragione, le mie nobili origini di figlio di Dio? Forse che Gesù non era ancora nato, vissuto e morto crocefisso per redimere anche l'anima mia, e per indicami, nel libro sacro della Sua nascita, della Sua vita, della Sua morte e della Sua risurrezione, il percorso ideale da ripercorrere? Dio, l'Amore universale di Dio Padre, e l'Amore salvifico di Dio Redentore, erano già con me e dentro di me, e in voi e con tutti noi. Ma noi eravamo forse tutti presi dal vortice, un po' più banale, dei nostri amorosi sentimenti terreni, per apprezzare la vicinanza di cotanto Amore divino, per goderne le carezze, odorarne il profumo, udirne la melodia.
Se L'uomo facesse esperienza della lezione di vita, che il Signore ha affidato al mondo con l'istituto del Perdono,, non si farebbe assalire dal dubbio dell'utilità della vita terrena, né tanto meno si lascerebbe convincere dall'opportunità di viverla per conseguirne i massimi vantaggi edonistici. D'altro canto, se la vita dell'uomo finisse per sempre con la sua morte, nel disfacimento della materia, che bisogno vi sarebbe di costruire tutto l'altro mondo, alternativo, consolatorio, premiante e riabilitante, riscattante e soprattutto giusto? E che motivo vi sarebbe di affidarne creazione gestione ad una entità e volontà talmente Onnitutto da essere inimmaginabile, a tal punto da doversi manifestare in sembianze umane di Figlio divino, che Si immola per convincere l'uomo che le tribolazioni terrene sono il trampolino di lancio, per mezzo del quale riappropriarsi dei suoi diritti divini?
Che senso avrebbe mettere Dio al centro dell'universo, e poi inventarsi il Suo doppione umano con il quale rivendicare l'origine divina della specie umana? E dover confidare tutto alla fede, cioè alla cieca fiducia che tutta questa storia è vera, e garantisce la felicità e la giustizia eterna? Non sarebbe molto più logico, fatta salva la necessità che la ragione avverte di anelare a un mondo appagante alternativo, porre al centro di questo mondo ideale l'uomo stesso, in prima persona, senza interlocutori di sorta? Sarebbe ovvio rispondere affermativamente. Ma, se l'uomo non lo fa, nonostante l'immensa opinione che ha di se stesso, è perché si porta dentro, stampata nel proprio codice genetico, la certezza di tutte le storie raccontate dall'uomo all'uomo, e da Dio all'uomo per via diretta, o, per mezzo di intermediari, per interposta persona. Ma, la fede a cosa serve a questo punto, dal momento che la verità sta dentro di noi?
La fede consiste proprio in questo, nell'avere fiducia nella capacità, nella forza e nell'aspirazione dell'uomo di ritornare all'origine della vita, cioè a quell'Energia, a quell'Amore che hanno generato l'universo e che si identificano con Dio creatore. Non creato da alcuna umana fantasia o da alcuna umana frustrazione. Mi sono spiegato? Sono stato rigorosamente logico? Spero proprio di sì, dal momento che vorrei sin d'ora condividere con voi la mia gioia eterna, in eterno amore con voi e accanto a voi. Emilio
Caro papi, cara mamma, carissimi tutti, vorrei che vi lasciaste prendere per mano per farvi condurre lì dove vi attende l'abbraccio del nostro Padre celeste. Per dirigerci insieme, in allegra compagnia, incontro all'eterna felicità. In una parola sola, per convertirci e per convertire. Questo delle conversioni è un argomento, per non dire un assillo, che ha pesato sulle coscienze dei seguaci di Gesù, sin da quando Egli stesso in prima persona Se ne fece carico e ne coinvolse i Suoi apostoli sino ai giorni nostri.
Da allora la Chiesa di Cristo si è adoperata con tutti i mezzi, e con tanto sacrificio di vite umane, per operare secondo la volontà del Figlio di Dio, che altro non chiede se non di prendere per mano il fratello e condurlo nei cieli dell'eternità. Ma, quale fratello? Quello che si ispira alla Parola del Signore, quando parlò per mezzo dei profeti, quando Si incarnò nel corpo di Cristo e fu testimoniata e tramandata dai racconti evangelici? Oppure ogni fratello di una unica e sola e possibile umanità, che riconosce in Dio Padre il Procreatore e, quindi, il Padre di tutti gli uomini in terra, senza differenze razziali o religiose?
Siate certi che Gesù, nel momento in cui affidava ai Suoi discepoli questa responsabilità così grande, e così apparentemente superiore alle forze ed alle umane possibilità e virtù, Si rivolgeva a tutti i Suoi fratelli in Dio, nessuno escluso, a partire proprio da quei Suoi fratelli pagani che se ne lavarono le mani, quando fu decretato ed attuato il Suo martirio. Sin da allora, lo Spirito della Parola di Gesù, il Suo testamento spirituale di adoperarsi nelle e per le conversioni, venne mal interpretato, nonostante le Sue raccomandazioni fossero state limpide ed inequivocabili come il Suo Cuore. In special modo da coloro che venivano fatti oggetto di queste generose attenzioni. Alcuni, anzi molti, perché non riuscivano ad uscire fuori del proprio mondo materiale e proiettarsi in territori spirituali, non solo inesplorati, ma addirittura mai sognati e desiderati.
Le loro vicende erano regolate e manipolate dal volere di divinità alle quali poco stavano a cuore i destini dell'uomo qualunque. Come potevano essi covare l'illusione che vi fosse qualcosa di più gradevole e appagante del mondo dei morti, quando veniva promesso da Uno che, nelle sembianze di figlio di Dio, era morto inchiodato ad una croce? E, che bisogno c'era di convertirsi alla religione del dolore? E, per quale forsennato motivo i seguaci di Cristo erano così cocciuti nella loro opera di proselitismo? Forse qualcuno di loro prendeva un po' troppo alla lettera il significato della conversione, inteso come cambiamento, come trasformazione di una sostanza in un'altra. Non è così, in effetti?
Convertire non vuol dire, in senso cristiano, trasformare, cambiare la materia in spirito contribuire a scoprire, celato nella materia, il valore di una spiritualità antecedente alla materia stessa? Una spiritualità che non si esaurisce e si spreca nella morte, ma che è l'energia che alimenta in eterno la vita eterna? Si, è vero, ma solo in parte. Infatti, più che di conversione si tratta di una riconversione, dal momento che lo spirito, confinato nel fardello corporeo come anima, verrà riconvertito in spirito libero, perché liberato dalla morte, se il male non avrà mortificato e annichilito la costituzionale propensione dell'anima a far ritorno alle proprie origini: secondo la sequenza: spirito che si-converte-in-anima e anima che si-converte-in-spirito.
E' questo dunque il significato completo del termine convertire. Vuol dire prendere per mano qualsiasi figlio di Dio, sia esso cosciente, sia esso incosciente della propria identità filiale, e condurlo, accompagnandolo per un cammino lungo il quale, fuori dei confini della nascita e della morte, l'anima, non fiaccata dalla peccaminosità materiale dei suoi trascorsi, riesploda splendente nella sua primordiale spiritualità, per ritrovare Dio e per operare con Lui nuove conversioni. Che aspettate dunque a prendere la mano che vi tendo? Non abbiate alcun timore. E poi conoscete il bene che vi voglio. Emilio Ciao
Papi caro, ti sarei grato se, forte della tua autorità, sollecitassi il mio caro e vecchio scriba a rispettare il suo compito istituzionale, dal momento che ultimamente sta battendo un po' troppo la fiacca. Oppure comincia ad avvertire il peso degli anni? Il peso degli anni, che buffo modo di dire! Perché gli anni dovrebbero avere un peso? Il tempo ha forse peso? E, se così fosse, cosa peserebbe l'eternità?
Invece, miei cari, l'eternità è sublime e sublima tutto ciò che se ne lascia avvolgere. L'eternità ti tira su, su, su e sempre più su, perché non annulla il tempo, che è figlio terreno, ma il peso della materia che, tuttavia, nel tempo degli anni, proprio perché si deteriora e perde consistenza, dovrebbe diventare più fragile e meno gravosa, se si vuole agevolare il distacco dell'anima da essa, ed il suo ricongiungimento con l'etereo mondo dello spirito, Etereo, ma non per questo meno consistente, palpabile ed impeccabilmente strutturato.
Questo è dunque il motivo essenziale della mancanza di peso dell'eternità: la sua struttura senza peccato, la sua idea fuori dal peccato. Ed anche il tempo è fuori del peccato, quando comincia a scandire nella Grazia del Signore la storia di una nuova vita,ma, mano a mano che questa si allontana dalla Grazia e si carica di peccati, ecco che diventa pesante, ed il tempo sembra divenire gravoso, mente chi si appesantisce di peccaminosità materiale è l'anima che vi è contenuta. Al contrario, se l'animo umano non si discosta dalla luce della Grazia,e magari si lascia sostenere e consigliare dalla saggezza della Fede, ecco che il tempo scorre via veloce e leggero,così come diventa sempre meno gravoso il peso della materia che perderà sempre più il suo potere deprimente sull'anima, sino a non potersi più opporre al suo distacco DEFINITIVO.
Gli anni non devono dunque pesare mano a mano che si abbrevia l'intervallo di tempo che ci separa da Dio. Pesano invece le responsabilità che ciascuno di noi si è assunte e si assume nel tempo della vita, di fronte all'impegno, grandioso e sublime al tempo stesso, di operare in qualità di figli di Dio. Ed anche coraggioso, perché senza coraggio non ci si affida alla Fede, né senza coraggio si porta la croce di Cristo sulle proprie spalle. E quelli che lo fanno per incoscienza? Quelli non esistono, perché Fede è consapevolezza, partecipazione, coinvolgimento, responsabilizzazione. E poi, ognuno di noi ha nel fondo del cuore, in un angolo remoto della memoria, una luce vivida e splendente come quella che emana l'Essenza di Dio, fiamma della stessa Fiamma, energia della stessa Energia, amore dello stesso Amore.
Se si è, dunque, coscienti, dall'inizio alla fine, del proprio ruolo e della propria discendenza, e quindi del proprio destino, perché dovrebbero gli anni avere un peso, e perché il vecchio scriba se ne dovrebbe sentire oberato? La verità è che il mio caro, vecchio scriba ed il mio caro papi sono, in anima e corpo la stessa persona. Ma, chi dei due è il corpo, e chi l'anima? Qualunque sia la risposta, io li amo entrambi, perché sono un tutt'uno che vive e palpita, soffre e spera, pecca e si redime. E l'uno non può fare a meno dell'altro, né io di entrambi. Altrimenti come potrei farvi pervenire le mie letterine? E i miei baci? E i miei ciao?
Ciao, e su con gli anni, miei cari. Ciao. Che il Signore vi benedica e vi protegga.
Ciao a tutti. Emilio direttamente dall'Eternità senza peso.
Mi piacerebbe condividere con voi l'inenarrabile gioia comunitaria ed individuale che alimenta i nostri spiriti, e ci sublima sino ai piedi di Dio, massima fonte di gioia eterna ed ineguagliabile dispensatore di Gioia del Perdono.
Questa è infatti, fra tutte, la più divina e la più
gratificante espressione di gioia, e si esalta nell'incarnazione di Dio in
Cristo,
e nell'incarnazione di Gesù risorto nel sacramento dell'Eucaristia. La gioia del
perdono si fa più forte e persuasiva se si sente ricambiata dalla gioia
umana
di lasciarsi pervadere da Dio, aprendo i cuori al Suo Figlio prediletto. E se, per voi che mi
leggete,
non è umanamente godibile la gioia che vivifica ed anima la comunità celeste, dovete
sentirvi gratificati dalla gioia che vi manifesta il Signore nell'amarvi e perdonarvi, e da
tutta quella gioia che voi stessi potete assaporare ogni volta che concedete il vostro
perdono al vostro simile, e che rimettete i debiti ai vostri debitori.
Il
perdono è lo strumento più divino che Dio ha concesso all'uomo, e sarebbe
motivo di gioia e gratitudine per il Signore, oltre che per chi lo concede attuando la Sua
volontà, se fosse elargito ad ogni occasione che lo richiede.
Basterebbe
questo semplice ordine di motivi per non negare il perdono ad alcuno, specie a chi te ne fa pentita
richiesta.
Altra cosa è perdonare le colpe di chi non se ne sente responsabile e, pertanto, non ne richiede remissione.Dio stesso pretende il pentimento dei pensieri, delle opere e delle omissioni compiuti durante l'esperienza terrena, e sollecita il pentimento dell'ultimo istante, purché convinto, del più incallito dei Suoi peccatori, ed il Suo Figlio ha rimesso i peccati di coloro che Gli hanno confidato, con il cuore e con gli esempi, la propria fede in Lui. Dio è talmente tollerante, nei confronti dei più recalcitranti ed impuniti, da concedersi a loro nelle vesti del Figlio e nel non impedirNe la crocifissione per loro mano e per loro infedeltà, e per far dire al Figlio di perdonarli poiché non sapevano quel che facevano.
Da tutto ciò vi giunga l'esempio di perdonare, chi vi mortifica per
ignoranza o per incoscienza, a condizione che la vostra tolleranza sia riconosciuta
come
forza e non scambiata per debolezza, contribuendo così alla crescita spirituale
di
chi, tutto immerso nella grettezza della materia, ignora e calpesta i diritti morali e materiali di
chi
gli è prossimo in tutti i sensi, in particolare come creatura umana dello stesso
Creatore. In tal maniera si è fedeli all'esempio di Dio. Che, dopo
esserSi
sacrificato come Figlio dell'uomo, concede la vita eterna solo a coloro i quali Gli
fanno
intima e responsabile richiesta di remissione dei peccati e di elargizione di
paterno
perdono.
E' un grande dare in cambio di un piccolo richiedere, ma nessuno
meglio
del Signore sa quanto costi all'uomo chiedere perdono, e, quando ciò accade, è per Lui
motivo di gioiosa soddisfazione. Vi raccomando di non farGliene mancare: solo allora
scoprirete quanto realmente gratificante sia la gioia eterna, che dà la vita alla
comunione
delle creature celesti.
Ciao a tutti e a ben ricongiungerci. Ciao Emilio
Mio caro, vecchio scriba, eccoci di nuovo collegati. Si, caro papi, noi siamo proprio legati insieme, e ciò che ci lega e ci tiene uniti non è questa penna che scorre sul foglio, ma l'amore che ci portiamo l'un l'altro, e che si fa più forte e cementante mano a mano che si avvicina il giorno del nostro ritrovarci insieme e per sempre. Quel giorno è già deciso prima della nascita di ciascuno di noi, e non corrisponde con la data della nostra morte, ma con il nostro unico e vero nascere alla vita eterna.
Ecco perché non se ne può segnare il giorno preciso, ma sicuramente si
identifica con l'alba luminosa di vita eterna, e con il dissolversi per sempre del buio
delle tenebre. Non esiste, infatti, e pertanto non si può fissare, la data di
nascita
dello spirito di ciascuno di noi,, se non nella mente eternamente imperscrutabile di
Dio. Né si può stabilire il giorno della sua fine, dal momento che lo
spirito
è eterno in Dio, ed è l'unica energia che non si esaurirà
mai.
Così pure non si può datare la morte dell'anima, avendole Dio concesso prova
d'appello nel corso di una vita, percorsa dal bene e dal male in perenne confronto e sfida tra
loro.
Quando l'anima, affrancata da ogni peccato e benedetta da Dio, si leva nello splendore della Luce eterna, e ritrova la sua primigenia sostanza spirituale,, non sta a rivangare il numero degli anni trascorsi in carnalità, perché si è ormai consumato tutto il tempo dei bilanci e sono tornate a girare le lancette dell'eternità, quelle che si erano apparentemente fermate nell'istante in cui aveva cominciato a battere l'orologio del tempo, insieme al primo battito cardiaco. Lo spirito, dunque, é. Non è mai stato, né sarà. Mentre un anima immonda non sarà mai più spirito, ma anima dannata per sempre.
Ora, tu comprenderai meglio, caro papi, come è possibile che il mio spirito sia così prossimo a te,, che vivi ancora nella ristretta ed angusta condizione umana. L'Affinità sta nella propensione dalla tua anima a ricercare, in una proiezione spirituale, le radici delle sue origini, e nel tuo assoluto convincimento che io le ho già ritrovate e che, con esse, ho ritrovato la continuità di quella vita dello spirito, che già ci legava da prima delle nostre esperienze terrene. Questa affinità e questa continuità si identificano nella forma più pura e più spirituale di quello stesso Amore, al quale già è stato concesso di dare il colore e la dimensione di un'esperienza umana. Non importa quanto vissuta insieme, ma di vivere insieme per tutta la Vita, senza mai separarsi.
Tu lo sapevi, che nulla avrebbe mai reciso la nostra unione? Io l'ho saputo quando la volontà di Dio mi si è manifestata in tutto il Suo nitore, ed in tutta l'interpretabile chiarezza, in tal modo anestetizzandomi da qualsiasi esperienza di dolore o rimpianto mi potesse derivare dal vostro dolore disperato. Questo è, infatti, l'unico tunnel che si deve percorrere, dal momento del trapasso a quello in cui Dio è veramente tutto. E' il tunnel del dolore e del pianto di chi rimane in terra, o, meglio, dell'abbandonarsi al dolore di essere stati abbandonati, di essere stati lasciati, e di aver perso per sempre.
Come vedi, caro papi, io non vi ho mai abbandonato, perché voi non mi avete mai perso. Lo stesso succede con il Signore, Che non ci abbandona mai, anche se noi crediamo di essere stati abbandonati da Lui. Ma, questo nostro timore equivale ad ammettere di non averLo perso, o comunque a sperare di poterLo ritrovare. Non cessate mai di cercarLo accanto a voi. Ce Lo troverete sempre. Confidate sempre nella Sua bontà, che vi permette di sentire anche me al vostro fianco, nei vostri cuori. Ciao vecchio scriba fedele. Ciao mamma banana. Ciao papi buono. Il vostro Emilio. Con tante carezze per i suoi fedeli Ginger e Fred.
Quante volte mi volete far rinascere e morire, caro papi, con tutte queste ricorrenze, con tutte
queste commemorazioni. E, ammesso che realmente con il cuore gonfio di gioia voi festeggiate il
giorno del mio trapasso come quello della mia nascita alla vita dell'eterna beatitudine, che bisogno
c'è di scandirne le scadenze annuali, dal momento che la vita
eterna non conosce né mesi, né anni, né secoli, né
millenni, ma si sviluppa per seculaseculorum?
Sembrerebbe che non vi
riesca proprio di capire che io vivo e condivido con voi questa mia straordinaria
avventura, nella mia unica dimensione, quella dello spirito che gode di
assoluta libertà, dal momento che si è affrancato dal tempo
e dallo spazio. E la usa in nome dell'amore, per continuare il colloquio
di sempre, con spiriti affini che ancora sono condizionati da questi effimeri
segnapasso della materia.
Io che vi sono accanto, so come ogni istante che condiziona la purezza del vostro spirito è dedicato a me, e conosco pure molto bene la ragione per la quale vi aggrappate ai giorni del calendario, per sentirvi voi stessi più vicini a me. La vostra condizione di umani non permette infatti al vostro spirito, per quanto voi siate convinti dell'immortalità dell'anima, e sufficientemente fedeli alla parola di Dio, di farvi vivere la sua emozionante esperienza per le nostre sintonie, già tutte scandite dall'armonia dell'universo celeste e da essa condizionate.
Se tutto ciò pur accadendo non accade, è perché una cosa, un fatto, un evento,
accade solo quando è cadenzato dal tempo e dallo spazio, pur se posso assicurarvi che
è già accaduto in ogni istante della vostra vita, mentre E' -non è stato
né sarà - nella mia vita.
E, mentre per me non vi è soluzione di
continuità tra l'una e l'altra lettera che vi scrivo, tra ogni verità ed ogni prova
d'amore che vi manifesto, voi ne misurate gli intervalli, le cadenze, le successioni,
perché siete voi le vittime del tempo, e ne contate le parole, le pagine perché
siete voi schiavizzati dallo spazio.
Quando questo assillo, questa nevrosi, questa persecuzione temporospaziale sarà annullata dalla morte, e i due aguzzini si scioglieranno alla luce di Dio, per divenire il sale e l'acqua della vita eterna, allora capirete il significato di ciò che vi dico e vi predico, e non vi meraviglierete di scoprire che non vi è, né vi è mai stata, soluzione di continuità tra la primordiale vita dello spirito della vita, la vita terrena, e la vita dello spirito. Perché la vita terrena non era di mezzo alle altre due, né una stagione particolare, ma un incidente di percorso, sotteso tra una minima, insignificante frazione di spazio e di tempo. Un battere di mani veloce e fragoroso, che ti risveglia dal torpore per riportarti alla realtà. Quella inimitabile di Dio.
Lo spazio e il tempo alimentano solo i ricordi, le nostalgie e i rimpianti. Se, per
forza di cose, non vi è possibile rimuoverli dai ritmi e dai luoghi della vostra
mente, cancellateli almeno dai vostri cuori. Così che io non viva nella memoria
e sia invece indissolubilmente vivo nel vostro e nel mio spirito, in armonia con l'onnipotente
Spirito di Dio.
E così sia. Bacionibacini Emilio
Miei cari, sono il vostro Emilio in spirito di vita eterna e di amore incorruttibile. Sono l’Emilio di sempre, quello impresso negli occhi del vostro cuore e nel cuore della vostra anima. Sono il sorriso luminoso e solare della purezza d’amore, che mi inonda il cuore e che traspare in ogni mia immagine-ricordo, e in quelle molto più vive e attuali con le quali sollecito ed alimento tutto il bene che ci vogliamo. Eccomi qua tale e quale al mio e al vostro sempre. So che vorresti chiedermi tante cose. Cosa posso fare e dire che non abbia già fatto e detto? Cara la mia mamma banana, perché non mi chiedi come sto, cosa vado facendo, se sono felice, e magari se mangio, se dormo e come trascorrerò le vacanze? Capisco le motivazioni umane che dettano al tuo amore materno questo genere di domande, che dietro la curiosità a stento nascondono le apprensioni e la protettività di ogni mamma. Ti rispondo con l’unica e rassicurante risposta che ti posso dare. Sono, e sono tuo figlio, e sono il figlio che tu desideri coccolare e del quale desideri le coccole. Ti ricordi come schivavo i tuoi bacetti e le tue carezze? Ora non più. Me li prendo tutti e ti riempio di carezze e di bacetti, ovviamente non materiali, ma molto, immensamente molto più carichi d’amore, di quell’amore che non si porta appresso la nostalgia e il dolore della memoria, ma la gioia della consapevolezza della sua natura divina e della sua destinazione universale ed eterna. L’intensità di questo amore, di cui non mi stanco mai di parlarti, è identica al singolare ed al plurale, ed è massima in ogni sua specializzazione.
Capisci
cosa voglio dire? Voglio dirti che il mio amore di figlio è l’amore
più
sublime e più totale che una mamma, anche una mamma banana, possa
desiderare. E
allora, ecco le risposte alle tue domande. Amare è il mio fare, ed
è
il fare di tutte le creature del cielo, e questo fare non è stare, ma è
evolvere in continuazione, producendo energia che dà vita,
luce,
suono, appagamento in bellezza e felicità. Sei tranquilla, cara mamma? Ti
senti
più rassicurata? Lo senti come sono felice e come desidero farti partecipe di
questa
mia felicità che mi è partecipata da tutte le creature del
cielo? Tra queste, in comunione con tutte le altre, ci sono tutti
i
nostri cari.. Dire che ci incontriamo, ci vediamo o ci sentiamo ogni tanto è
umanamente riduttivo. Qui, invece, è tutto spiritualmente
dilatato e, proprio per questo, in ogni momento ed in ogni angolo del cielo, per
usare
immagini tipicamente umane, il mio spirito Emilio è in contatto con lo spirito
nonni, o Felicetta, o persone care, come amici, colleghi, cani, gatti,
eccetera eccetera. Insomma, se io voglio farmi quattro
chiacchiere, non
ho bisogno di chiamare al telefono, rischiando di trovare la linea occupata. E se
voglio dare qualche carezzina a Bichi o a Greta , non devo fischiare per farle accorrere al mio
fianco. Loro sono già accanto a me, e scodinzolano di felicità,
cara
mamma banana.
Così come io sono accanto a te e scodinzolo di
felicità in ogni istante del tuo desiderio. Non mi puoi toccare, perché sono privo di
materia, ma mi puoi amare ed essere riamata nella stessa maniera in cui amasti il mio
concepimento, quell’atto di amore coraggioso con il quale mi hai dato la
vita. Ed ora, cara la mia mamma banana, non starmi a raccomandare di
avere cura di me e di tutte quelle cose per le quali voi mamme state sempre in
pena
per noi figli. Anche Maria Misericordiosa lo faceva con il Suo Figlio divino,
che
non Le dava molto ascolto, pur se L’amava nella triplice persona del Padre, del Figlio e dello
Spirito Santo. Fatte le dovute proporzioni, anche’io ti chiedo di tacere, o donna, almeno con
la
voce dei sentimenti, facendo piuttosto parlare il cuore in devozioni per il Signore,
Che
più che mai Si prende cura di me qui in cielo, provvedendo alla mia salute e a
tutto
quanto necessita un’anima santa del paradiso. Tranquillizzati dunque, e con te tutte le mamme
che
hanno figli in cielo, perché il nostro Padre Celeste come sempre non ci fa
mancare
nulla, neppure il superfluo, perché non ci viene lesinato l’Amore di
Dio
e noi ne siamo incontentabili. Come siamo incontentabili del vostro amore di mamme e non ce lo
dovete
lesinare, comunque ci amiate. Cara mamma, anche tu e tutte le altre mamme avete nel
vostro
cuore il dolore di Maria Misericordiosa, e come Lei dovete farne lievito di riconoscenza e di
orgoglio. Dio si è ripreso i vostri figli quando ancora erano carne della
vostra carne per farne spirito del Suo Spirito, e non dovete biasimarLo così
come Egli non vi rimprovera del vostro dolore, dei vostri pianti, della vostra
disperazione e fa di tutto per farvi dire da noi che questa vita ed i compiti a cui siamo stati
chiamati
sono tali da ripagarvi di ogni amarezza e riempirci di gioia sempiterna.
Solo poche di voi sono in grado di essere così umilmente comprensive, da ricevere attraverso le nostre energie e le nostre testimonianze questa Grazia del Signore. Quelle che godono di questa facoltà, o meglio di questo involontario privilegio, devono condividerlo al massimo con tutte le loro forze, la loro intelligenza e il loro buon senso. Se hanno dato carta bianca a Dio, esse Ne ricevono carta bianca, perché sono comunque guidate dal Suo Spirito che le aiuta e le illumina. Vi sono tante altre creature, oltre alla categoria di quelle mamme di cui tu fai parte, delle quali il Signore ha deciso di servirsi. Non sta a te, cara mamma, stabilire se ne sono più o meno realmente ispirate, anche se te ne fanno specifica richiesta. A costoro offri tutta la tua comprensione e la tua esperienza personale, pronta a consolarle e a sostenerle se si accorgeranno di essere fuori strada e ne rimarranno deluse.
Il tuo servizio di mamma è fatto anche di queste cose, da compiere con quell’umiltà che è l’energetico che riconduce a Dio. Ora, cara mamma, non ho altre raccomandazioni da farti, salvo quelle di avere cura di te, di metterti la maglia di lana, di non sudare, di andare a letto presto, e di volermi sempre tutto il bene che si può dare a Dio attraverso l’amore per me. Ti saluto, anche se ti rimango accanto come tuo custode e confidente, ma soprattutto figlio devoto. Un bacione grandissimo come l’immensa eternità. Mi sembra un po’ esagerato, ma lo meriti proprio. Bacionibacini Emilio
Miei cari, ogni nostro alito di vita è un sospiro d’Amore di Dio, ogni battito dei nostri cuori pulsi dunque in sintonia con Lui, Che è il cuore pulsante di tutto il mondo visibile ed invisibile.
Come si fa? Mi chiedete e vi domandate. Per te che Gli sei vicino è facile!Ma per noi, poveri mortali?
Allora vi voglio assicurare
che
è proprio la condizione di poveri mortali a farvi ricchi della presenza di Dio,
e
che il Signore è altrettanto vicino a voi di quanto lo è a me,nella
Sua presenza più bella e più sublime che è l’Amore. Stare vicino a Dio, avere
Lui. Balle,
starà esclamando lo scettico di turno. Le solite balle!
Come fai a sentire la presenza di uno attraverso la presenza del suo amore, che dovunque sembra esistere fuorché su questa terra? Bel modo di amare, questo del vostro dio, che riempie il mondo di disgrazie, sciagure, lutti, ingiustizie. Il vostro dio esiste solo perché non vi ama. Ma noi, di quassù e con voi, diciamo a costui che il nostro Dio esiste in ogni istante della nostra vita spirituale, e per lui comincia ad esistere, suo malgrado, nell’istante in cui, provvido di giustizia, gli dà modo di negarNe liberamente l’esistenza, e comunque la bontà.
Ma lo scettico di turno ribatte che lui è un individuo libero di sua volontà e per sua scelta, e non già per volontà e per scelta di un dio inesistente. E noi, di quassù e con voi, diciamo a costui, che ha fatto della libertà il suo dio, che è Dio che ha inculcato in tutte le sue creature, lui compreso, la volontà insopprimibile di libertà. La libertà, pensata e sostenuta caldamente da Dio, è il rispetto e l’osservanza della Regola che si manifesta nelle più alte e sante espressioni di bontà, di amore, di giustizia, di bellezza, di sapienza. E non ha niente a che fare con quell’inconsistente ma presuntuoso convincimento che ognuno può fare quello che gli pare. La libertà che Dio ci propone, e propone anche allo scettico di turno, è quella di affrancarsi dal peccato oppure di conviverci per l’eternità.
E’ la libertà di amare, è la libertà di essere amati, soprattutto da quel Dio invisibile ed intoccabile che diventa vero ed accessibile proprio grazie a tutto l’Amore che ci dedica, specialmente quando siamo vittime di disgrazie, sciagure, lutti o ingiustizie. Chi non riesce a vedere il dolore di Dio dietro questi tragici eventi, ed il Suo amorevole, paterno sguardo di conforto e di sofferta solidarietà, ha voglia a cercare Dio per tutti i pizzi, in cielo e in terra, per mari e monti. Non Lo troverà da nessuna parte. Neppure se Gli attribuisce le più nefande disgrazie del mondo.
Dio invece è perché ama come nessun altro: esiste perché è Amore, il più puro, il più splendente, più bello e sublime, universale e privato, il più paterno e materno, il più filiale, il più vero e disinteressato. Il più totale e completo. Non vi pare abbastanza ingombrante e presente? Come si fa a non vederlo, a non toccarlo, a non lasciarsene prendere? Boh! Mistero. Emilio Ciao.
Vivo di vita vivissima, cara mamma, che più viva di così non si può. Partecipo
alla
gioia più totale ed appagante, caro papi, perché amo e sono amato di un amore
profondo,
sublime e corale. Sono dunque cittadino del cielo a tutti
gli
affetti, ma sono formalmente incaricato di curare i miei affetti con
voi
e con qualche altro cittadino della terra.
E voi soprattutto dovete farvi garanti
di
questo mio impegno extraterritoriale, miei cari, o per essere più preciso
‘territoriale’, manifestando nella gioia di questi nostri appuntamenti
l’energia vitale ed immortale dell’amore che ci tiene uniti, da nostro
primo istante d’eternità.
In questa direzione procedono i mondi attigui del cielo e della terra, ma,
mentre il primo è pervaso di energie positive che ne accelerano il
moto, il secondo è percorso da forze negative che sottraggono
potenza
e ne rallentano la corsa.
Per questo motivo essi risultano all’uomo
apparentemente
distanti. E’ come se guardasse in un binocolo
all’incontrario, che allontana e rimpicciolisce l’immagine di ciò
che
è grande e vicino. Ma non riesce ad annullarla mai del tutto, e noi ci adoperiamo
instancabilmente a darvi in terra tutta l’amorosa carica, necessaria a ridurre, in qualche
maniera, il divario esistente.
La preghiera è fondamentale per ottenere un minimo di anestesia contro le forze negative. Quando la preghiera diviene mistica e l’anestesia è pressoché totale, allora l’occhio del cuore può fare addirittura a meno del binocolo. Non è nemmeno necessario usarlo correttamente nel verso giusto, tanto si è ad un passo dal cielo. Più l’uomo si distacca dalle vicende che tendono ad allontanarlo dalle sue esigenze spirituali, più i suoi occhi si fanno acuti, e riescono a vedere quel puntino lontano che è l’immensa fonte dell’Amore.
Pregate. Questo è il messaggio che mi è stato detto di trasmettervi, questo è il messaggio che vi prego di amplificare a vostra volta. Questa è la calda, affettuosa ed incessante raccomandazione che vi rivolge Maria misericordiosa. Aprite cuori, orecchi ed occhi a queste sante sollecitazioni, sentirete e vedrete i vostri cuori pulsare all’unisono con il cuore di Gesù, potrete udire i canti melodiosi del paradiso e vederne la luce calda ed invitante, che lo alimenta e ne riflette la gioia di amare Dio, e per Suo tramite e Sua volontà tutti i figli Suoi in terra.
Ho fede in voi e nella vostra fede, e pregate anche voi mi raccomando. Ciao Emilio watt.
Caro vecchio scriba, quando Dio pose mano al divino progetto della Creazione, lo fece seguendo un evidente criterio di separazione: dal tutto, o dal nulla. Separò la luce dalle tenebre, il cielo dalla terra, le acque dalla terraferma, e quando destinò all’uomo quella terra ad oriente, dove vivere con la donna che aveva creato, separando anch’essa dal suo costato, anche lì, nell’Eden, piantò l’albero della conoscenza del bene e del male, cioè dei due distinti e separati, delle due identità contrapposte, proprio al centro di quel paradiso terrestre riservato alla Sua creatura prediletta.
Impiegò sei del Suoi giorni per compiere la Sua opera, e l’ultimo Suo
giorno
lavorativo lo dedicò a fare il Suo uomo, in cotal guisa che meglio di
così
non si poteva, dal momento che lo fece a Sua immagine e somiglianza, alitando
sulla sua concretezza terrena quanto di più divino conteneva il Suo spirito vitale. Ma,
sta’ attento caro papi, Iddio, nell’istante in cui proiettava nella carnalità di
Adamo l’immagine più sublime, più completa e veritiera, insomma più
aderente
alla purezza del Suo spirito generoso, non ne faceva un Suo doppione, ma creava un Suo
simile, al quale era preclusa la conoscenza della faccia negativa del creato: creato,
formatosi dalla divisione tra i contrari ma complementari, e sublimatosi nel
generosissimo
atto di assimilazione di Dio all’uomo. Poco importa quanto durassero effettivamente, ed in termini di umana cognizione, quei giorni di
umana
creazione. Conta invece che giunse, per Dio e per
l’uomo, il
tempo del
peccato d’indegnità e del
castigo. I primi 2 peccatori furono cacciati dal giardino in cui cresceva
l’albero della vita eterna, per dare vita a generazioni di figli destinati ad una morte
fisica.
Poco importa quanto tempo sia trascorso, in vicende umane, prima che gli eredi del
peccato
originale scoprissero di fare ancora parte del popolo di Dio, e di farseNe timorati dedicandoGli
sacrifici propiziatori. Ciò non impediva all’umanità di perseverare contro Dio e
contro i propri simili. Ma insieme si accresceva l’umana consapevolezza della
propria
fragilità e debolezza, così come aumentava l’esigenza di un Dio spietato
nella
vendetta e nella punizione, e con essa la distanza che l’uomo interponeva tra
sé e il suo Dio.
Poi venne il tempo in cui il Signore non sopportò più questo ruolo, così improbabile, che Gli attribuiva l’uomo, e prese la decisione di annullare le distanze delle incomprensioni e dell’ignoranza, dedicandoSi totalmente al recupero della propria immagine di Padre generoso e, al tempo stesso dell’immagine e somiglianza divina, che con la creazione aveva impresso nel genoma umano e che neppure il peccato originale era riuscito ad intaccare. Ecco allora che Dio Si manifesta all’uomo nella Sua vera veste, nella Sua unica identità, nella Sua sostanza di Padre orgoglioso ed amoroso delle proprie creature, orgoglioso ed amoroso nel Perdono.
Nel lungo cammino che l’umanità ha percorso tra vita e morte, tribolazioni e sciagure, Dio, che non l’ha lasciata sola a se stessa e al male che ogni uomo porta in sé, le ha dato modo di maturare il senso di colpa ed il bisogno di pentimento. E, quando quest’ultimo è diventato pressante esigenza, allora ha preso le umane sembianze del Cristo, cioè della Misericordia.
Si è fatto Misericordia, Amore compassionevole e partecipe dell’umano patire, Amore che perdona i più miseri, cioè quelli che hanno tutto perduto nel peccato. E non è stato un caso che il Figlio della Misericordia, quel Cristo che aveva eletto Suo popolo tutta l’umanità povera, derelitta, perseguitata dalle sciagure e dalle ingiustizie del peccato, proprio Lui, il più umano Dio auspicabile, sia stato condannato alla crocifissione da caste sacerdotali, che vedevano in Dio l’autorità e l’esigenza di un Dio lontano ed inaccessibile.
Invece, Gesù veniva a dirci che l’Amore del Padre è un bene di tutti e che ciascuno di noi può accedere al Suo regno sconfinato ed eterno, se Gli riserva un cantuccio del proprio cuore, un ritaglio della propria vita. Quanta strada ha percorso il popolo di Dio, caro papi, da quei giorni della creazione a questi della Misericordia e della Redenzione, e come è cresciuto il popolo insieme e per volontà di questo suo Unico Dio. Ma, insieme alla crescita della sua consapevolezza, cresce a dismisura e senza ritegno la protervia e la virulenza dello spirito del male, che vede cedere il terreno sotto i propri piedi e sta dando il peggio di sé, perché sa che la sua fine è vicina.
Poco importa quanto sarà lungo il tempo delle vicende umane, da qui ad allora. Il tempo delle vicende divine è prossimo, e questo rende satana più maligno e devastatore. Ma la Misericordia di Dio, che si fa forte in terra della Misericordia della Regina della pace, non conosce ostacoli e garantisce agli uomini che sono temprati nella fede, nella speranza e nella carità, di tornare in paradiso a custodire quell’albero di vita eterna, che Iddio affidò un tempo, chissà quando, ai loro progenitori. Il Signore sia misericordioso con tutti voi, e voi pregate Maria perché invochi su di voi la divina Misericordia.
Un bacione da Emilio vostro. Ciao vecchio scriba, salutami i miei vecchi e i miei cagnolini.
Dio Si è fatto Misericordia perché l’uomo imparasse a conoscerNe l’inesauribile pietà per le sue tribolazioni terrene, e per testimoniargli tutta la tenerezza, la partecipazione e l’emozione di cui E’ capace. Ma Dio è Dio. Per quanto l’uomo possa sentirseLo vicino e solidale, non sempre gli eventi, che la vita di passaggio gli riserva, evolvono in maniera tale da rafforzare in lui la fiducia in Dio e nella Sua misericordia. Al contrario, sono più le volte che lo conducono a dimenticare il Sacrificio di Gesù Umana Misericordia o a disconoscerLo, così come fecero quegli uomini che Lo condannarono a morte, con la fredda determinazione di uccidere sulla croce proprio quella Misericordia.
Ma, al tempo stesso, l’uomo, bandito dal paradiso ed esiliato in terra, si aspetta misericordia ed offre a Dio sacrifici propiziatori, perché sente ancora incolmabile la distanza e profondo il baratro che il peccato originale, ispirato e sollecitato dal grande divisore, ha scavato tra lui e il suo Creatore. Ed allora, in un impeto di umana istintualità commista a divina ispirazione, scopre ed individua in Maria Madre di Dio il tramite misericordioso a Cui affidare le pene, le paure e le richieste di divina pietà e di elargizione di divina Misericordia.
Per quanto nata senza peccato, e destinata a portarSi in cielo il corpo incontaminato, Maria ha un passato da essere umano, al quale non è stata risparmiata alcuna delle più dolorose esperienze. Chi meglio di Lei, che conosce il dolore di madre ed incarna il simbolo dell’umiltà fedele, orgogliosa, dignitosa e consapevole, chi avrebbe potuto meglio di Lei divenire lo stendardo delle umane sofferenze, e l’interprete più drammatica ed attendibile dell’ispirazione della divina Misericordia? A chi più di Lei appartiene il primato terreno di incarnare la divina Misericordia?
A chi più di Lei spetta il titolo di campione della Misericordia umana?
Maria ha accettato per misericordia di donna, consapevole di essere protagonista del Progetto di Redenzione, di vivere da Mater Misericodiae. Maria ha misericordiosamente operato per il riscatto dal peccato originale, baratro nel quale un’altra donna, nata come Lei senza peccato, aveva gettato l’umanità intera. Maria ha vissuto con amore misericordioso di madre la missione messianica del Figlio.
Maria ha taciuto per Misericordia lo straziante dolore del Figlio, strappato dalle viscere materne ed immolato per Misericordia. Maria ha misericordiosamente rinunciato a gioire per prima della Resurrezione di Gesù.
Maria espone tra le braccia in cielo e in terra il simbolo dell’Eterna Misericordia, e lo offre e lo condivide con tutta la dolcezza e la fermezza di serva fedele di Dio e di tutta l’umanità. A chi spetta dunque lo scettro, a chi la corona, a chi i paramenti regali di Regina di Misericordia, se non a Maria benedetta tra le donne, e benedetta Madre di Gesù e nostra Madre?
Noi La veneriamo come Nostra Regina, noi La amiamo come Nostra Madre, noi La imploriamo di coccolarci e sostenerci, consolarci e confortarci con quei Suoi occhi luminosi di materna Misericordia. Amen. Emilio
E’ necessario che tu ti concentri, caro papi, quel tanto da non intralciare il lavoro del vecchio scriba. Se me lo distrai non può ricevermi forte e chiaro. Possibile che dopo tutto questo tempo non abbia capito che devi abbandonare ogni forma di prevenzione, ogni dubbio, ogni sospetto? Quando la smetterai di fare verifiche e condurre indagini come un carabiniere? Guarda che il carabiniere di casa sono io. Sono io che sono fedele nei secoli. Tu cerca di esserlo solo quel tanto che ti serve, a non perdere la speranza e la strada del ritorno.
Senza la guida della fede tutto diventa più complicato, specialmente quando la ragione -invece di seguire gli ammonimenti, i consigli e soprattutto l’esperienza- pretende di metter bocca su tutto per rivendicare il proprio primato. Invece di fare il carramba, fa’ finta di essere un bravo ed esperto comandante di jumbo, che si trova nell’emergenza di dover atterrare con visibilità zero. Che fa, si affida alla ragione? Macché. Farebbe un macello. Si affida invece agli strumenti e alla torre di controllo.
Lo strumento che ti guida nel volo cieco è dunque la fede, e lì, ai radar, ci siamo noi angeli custodi, proprio come controllori di volo. Chi sa volare meglio di noi, modestamente? Pensa alla soddisfazione ed al sollievo di aver condotto in salvo tutto il carico umano che ti è stato affidato. Che fai, ti dimentichi di dire grazie, almeno via radio, a quei ragazzi che vi hanno riportato a casa sani e salvi, e ti prendi tu tutto il merito del successo? Spero di no. Sii invece grato ai tuoi salvatori e complimentati con la tua ragione o, se preferisci, con il tuo buon senso, per esserti fatto guidare da una fiducia ben riposta ed ancor meglio sperimentata.
Caro papi, lascia stare il carabiniere. Lascia andare questa penna dove le dice il cuore, e non dove la vorrebbe far andare il tuo testone. Affidala alla mano esperta e coscienziosa dello scriba fedele che è in te. Abbiamo ancora tanto da scrivere, così come abbiamo ancora tanto da scarabocchiare con mamma banana. Anche lei ha bisogno di una strigliatina, perché si lascia prendere troppo dalle emozioni e dal sentimento, e si lascia condizionare dal suo solito perfezionismo narcisistico. Anche a lei rivolgo la preghiera di farsi guidare, affidando cuore, mente e ragione a Chi sa indirizzarli nella giusta direzione verso giusti traguardi. Basta con le raccomandazioni e con le affettuose tirate d’orecchie. Vi voglio bene, per questo tengo tanto a voi ed alla vostra incolumità spirituale. Su quella fisica non posso fare nulla di più che augurarvi di non avvertire il peso del corpo, come un fardello fastidioso ed ingombrante.
Vi sollecito ad essere assidui nella preghiera, così come ci esorta Maria Misericordiosa perché l’umanità se ne faccia scudo contro il peccato e strumento di perdono universale. Che le preghiere dilaghino contro la malvagità dilagante, sino a sommergerla per sempre. E così sia. Emilio
Caro papi, il tuo umile compito di scrivano sotto dettatura è il segno evidente che il
Signore si
serve degli umili per fare grandi cose. L’umiltà è una virtù
molto apprezzata e praticata dalle nostre parti.
Nessuno più di
noi, a partire dal meno blasonato dei beati, su su fino a Dio in prima
Persona, è attaccato a questa terra per voi così sgangherata,
mavista da quassù con gli occhi dell’amore, meravigliosamente
ineguagliabile.
Iddio è giustamente orgoglioso della Sua creazione universale, ma è particolarmente attaccato a questa particella del creato nelle cui viscere palpita, freme e fermenta una vita caoticamente passeggera, che rappresenta l’umile preludio ad una vita, alla vita del trionfo di tutto quanto di più bello abbia progettato la mente di Dio. E, chi più del Signore si fa umile, quando nelle vesti di pastore torna indietro a cercare la pecorella smarrita, e Si adopera a riportare, a ricondurre all’ovile tutto il Suo gregge? E, chi è più umile di Colui che Si fa carico di tutte le colpe dell’umanità, e Si fa agnello sacrificale per la sua redenzione?
Chi è più umile di Gesù, nel Suo ritornare da Cristo risorto a trovare i Suoi vecchi amici, a pranzo e a cena come sempre, prima di salire al Cielo? Chi è più umile di Maria Misericordiosa, nell’accettare il destino di Madre di Gesù, nella vita, nella morte, nella risurrezione e nell’ascensione, e, dopo la propria assunzione, il destino di Madre Misericordiosa di tutta l’umanità? Ma, oltre a professarla, l’umiltà noi la sollecitiamo, la propagandiamo, ce ne facciamo garanti come insostituibile lasciapassare del regno dei cieli.
Più si è umili, affezionati alla terra ma non avvinghiati ad
essa, più si è partecipi dei suoi slanci di
madreterra, di tutto ciò che di stupendo ci offre, ci riserva, ci
dà; più si è terra terra, per intenderci, tanto più si
è
in grado di avvertire, magari solo a livello istintivo, la presenza del tocco,
dello
stile della firma di Dio Padre. E, infatti, l’uomo
manifesta nella fede la sua massima attitudine ad essere umile,
perché più è coinvolto nella propria esperienza terrena, più
deve confidare nella bontà divina per sentirsene ripagato.
Ma, a pensarci
bene,
caro scriba fedele, cosa c’è di diverso tra l’umiltà che noi
raccomandiamo all’uomo e quella che Dio pratica nei confronti
dell’uomo? Nessuna
differenza. Entrambe, infatti, poggiano sulla fede, sulla
fiducia. La prima, quella del Signore, è granitica, determinata fiducia di
ricondurre a Sé e alle proprie origini divine i Suoi figli terreni. La
seconda, quella dell’uomo verso Iddio, è un po’ meno
solida e ha bisogno del sostegno della speranza, sentimento che non si
può negare a chi non è ancora in grado di vedere l’unico vero destino che gli
è stato riservato. Destino che comunque può pregustare, se alla
fede
in Dio e alla speranza della fede sa regalare quell’amore grande e fastoso che solo gli umili
conoscono.
Con profonda, allegra ed eternamente scanzonata e disinteressata umiltà. Il vostro Emilio di tutti. Evviva!
Mio caro papi, non te la devi prendere se ti do del vecchio scriba fedele. Non ti
suoni offensiva questa qualifica, invece assai prestigiosa.
Analizziamola dunque insieme.
Allora: vecchio. Vecchio non staper vegliardo rimbecillito, bensì per saggio, affidabile e per giunta amico e collaboratore di vecchia data.
Scriba non vuol dire scribacchino, trascrittore acritico o mezzemaniche senza futuro né velleità. Voi scribi siete tanti, e tanti ti hanno preceduto e tanti ti seguiranno, sono, siete le penne del Signore attraverso le quali Egli riversa il suo fiume d’Amore di cui rimanga traccia scritta sulla terra. Perché voi e non altri? Perché voi, piuttosto che affondare le radici del dolore nelle viscere della disperazione, avete tirato su le antenne per raccogliere i segnali del cielo, così come fanno quegli scienziati che puntano in alto i radiotelescopi, per studiare vecchi mondi o scoprire nuovi mondi, attraverso i messaggi che lanciano nell’iperspazio. Con il piccolo particolare che, mentre essi si avvalgono di grandi energie per raccogliere segnali deboli o debolissimi, le vostre antenne sono strumenti primordiali ed assai fragili, destinati a captare l’incommensurabile potenza del messaggio divino d’Amore, che pervade tutto il cosmo visibile ed invisibile.
E’ vero, ci vuole una gran forza a tirar su queste antenne striminzite, ma nulla è vietato alla forza dell’amore. E non importa la condizione intellettuale, il grado di cultura, la preparazione scolastica di chi vi riesce. La parola di Dio, quando è Lui che parla, arriva magari più ornata, più raffinata per antenne più dotte, ma ugualmente limpida ed essenziale, inconfutabile ed illuminante, quando percorre le vie della semplicità, lettera per lettera, sillaba per sillaba, segno o tratto che sia. Anzi, diventa più autentica e disarmante.
Tu, ad esempio, caro papi, ogni tanto te ne parti per la tangente, ti lasci trascinare dall’enfasi letteraria, ma Lui ti lascia fare, compiaciuto e condiscendente, perché sei tanto preso dall’euforia di avere l’onore di rappresentarLo nel servizio che svolgi, da sentirti in obbligo di abbellirNe il Pensiero. Come se fosse possibile rendere ancora più bello il Verbo-Amore di Dio.
Veniamo ora a fedele: fedele non sta per pedissequo, vuol dire fedele a quel patto d’amore tra padre e figlio, che rafforzammo nel vincolo di amicizia vera, al tempo della nostra maturità. Vuol dire fedele ai principi che regolano il nucleo della famiglia, che è così cara al Signore, fedele nella promessa che il Figlio di Dio ha scritto per l’uomo con il sangue del Suo sacrificio, Fedele nella preghiera, come strumento essenziale a rinnovare i sentimenti di riconoscenza verso Gesù Redentore e Maria Misericordiosa, Sua e Nostra Madre. Fedele nell’impegno al riscatto dal peccato e dai peccati di tutti i giorni e di tutte le specie. Fedele nella richiesta assidua di perdono e di misericordia. Fedele nella speranza di un avvenire radioso e glorioso, e nell’impegno irrinunciabile di continuare il proprio cammino terreno. Fedele nella gioia di una speranza che giorno per giorno diventa certezza. Potrei farti scrivere una montagna di motivi di fedeltà di cui inorgoglirti. Ma c’è n’è uno più importante di tutti. Sei fedele a Dio perché sei il papi mio e io già vivo nella gioia di conoscere di persona il Suo Amore Paterno, e Lui conosce il tuo per me.
Mio caro vecchio scriba fedele. Ora non ti dare troppe arie, come fanno quei sapientoni di scienziati, che scrutano il cielo con la prosopopea pari all’energia dei propri strumenti e con la pochezza pari a quella dei segnali che giungono loro, perché non sanno vedere e soprattutto non sanno ascoltare. E per questo concludono che Dio non esiste. Umiltà e fede, speranza e amore rendono intelligibile il linguaggio con il quale Iddio si rivolge a noi, e con il quale soltanto noi possiamo parlare con Lui. Persino mammabanana con i suoi scarabocchi.
Questa penna scriverebbe sino ad esaurimento se non fosse giunto il momento di meditare su quanto scritto sino a qui. E’ l’invito che rivolgo a te, a mamma e a quanti leggeranno queste nostre semplici ed amorose confidenze.
Con profonda, allegra ed eternamente scanzonata e disinteressata umiltà. Il vostro Emilio di tutti. Evviva!
L'universo di Dio è il cuore di tutti i cuori e pulsa d'Amore per garantire ad ognuno di essi la
vita
senza fine. Ecco cosa è bene conoscere del cuore.
Prova ad ascoltare anche il tuo cuore, caro papi,
e se
si sente qualche tono aggiunto o qualche soffio quello sono io, che ci dimoro beato e me la
canticchio
allegramente. Uniti per sempre
Ciao Emilio
Quando l’Angelo della vita ti prende tra le sue possenti ed amorevoli
braccia per condurti all’incontro con la luce di Dio, allora ti
accorgi che stai percorrendo una strada già percorsa, di cui riconosci ogni
angolo più recondito, ogni riferimento più insignificante. E’ il cammino della
tua
storia di uomo che si dilata nella frazione di un attimo, e che coagula
raggrumandosi nell’infinito dell’eternità. E, nella
confidenzialità di quelle immagini ben note che ti corrono incontro, scopri tutta la divina
bellezza di quella vita che un tempo credevi ti saresti lasciato dietro le spalle della
morte.
Invece capisci ed hai le prove che la tua vita passata non si è
spezzata affatto, e già si sta proiettando fuori degli schemi consueti,
monotoni
e scontati del tempo e dello spazio, della mente e della materia. E, mentre acquisisci la
realtà
di questa realtà, avverti attorno a te tante presenze, ti senti addosso
lo
sguardo di tanti occhi. A mano a mano che ti sembra di avvicinarti alla Luce che non hai smesso di
cercare, quegli occhi, quelle presenze diventano sempre più nitide e assumono contorni e
sembianze sempre più definiti.
E’ lo sterminato popolo di Dio che già ti stava attorno da un bel
pezzo,
ma tu non riuscivi a convincertene. Eccolo emergere da una nebbia sempre meno fitta, che non
può
più opporsi alla forza chiarificante e rischiarante della Verità.
Tu
supponevi di andare incontro a Dio, mentre è Lui in Verità e Luce che ti corre
incontro, come sempre. E con Sé porta tutta la Sua corte celeste,
tutto
il Suo popolo adorato per darti il benvenuto sincero e gioioso che si riserva
all’amico ritrovato, al figlio tanto atteso, al naufrago salvato. Infatti ogni
uomo
è figlio e amico al tempo stesso del Signore, ma se non se ne fa egli stesso
convinto, è facile che faccia naufragio, perché la sua barca è fragile per i
mari e
i tempi che vuole percorrere. Se facesse tesoro dell’esperienza di Dio e desse ascolto alla
Sua
parola, si procurerebbe minori attese e minore angoscia. Ma così sono i figli. Tutti
uguali.
Ce ne sono alcuni, ahimè, talmente disobbedienti e
disamorati da dimenticare inesorabilmente l’amore del Padre e da non curarsi delle Sue attese
dolorose ed inappaganti. Sono figli che si sono abbandonati all’abbraccio soffocante ed
inesorabile dell’angelo della morte. E mano a mano che si avvicinano al dio
della
tetra e dilaniante falsità, ripercorrono una strada già percorsa di cui
riconoscono in ogni angolo più recondito, in ogni suo riferimento
più
insignificante, il segno della presenza del Bene. E non possono
che
disperarsi della propria cocciuta miopia. E’ la disperazione di chi non
è
più amico da ritrovare, figlio da aspettare, naufrago da salvare. E’ l’inferno
con
tutte le sue fiamme e con tutti quei poveri diavoli che stanno lì ad arrostire, senza poter
disporre neppure di un reparto specialistico di terapia intensiva dei grandi ustionati.
Che il
Signore allontani l’umanità da simili incurie. Che l’uomo si
protegga
con la tuta ignifuga della fede e con gli estintori della preghiera. E noi in
cielo
abbiamo una folta schiera di pompieri altamente qualificati. Basta chiamarci, noi
accorriamo e spegniamo qualsiasi incendio, ci potete contare. Evitate comunque di
giocare con il fuoco e siate sempre guardinghi. Insomma, siate
buoni anche
voi qualche volta. Ciao.
Emilio
pompiere.
Mia cara mamma, smettila per favore di struggerti. Così è ben fatto*, e se ti dispiace non poter inserire tutte le mie letterine, sappi che non ha importanza. C'è tanto di quel materiale sul quale meditare e del quale indicare come ispiratore e testimone la Fede! Se non aggiungi, nulla togli. Se togli, aggiungi la consapevolezza che basta poco a far vibrare i cuori. Non ti voglio mettere fretta quando ti dico che non c'è più nulla da aggiungere, se non qualche tuo spunto personale di mamma banana. Ma, ti prego, non ti preoccupare della punteggiatura, che usi come certi gommisti poco seri che cospargono le strade di chiodi e puntine. Il passante, sia che vada a piedi, in auto o in bicicletta, ha già motivi molto validi per fermarsi a riflettere sul contenuto di qualche letterina, accuratamente selezionata tra una montagna di altre letterine.
Qui mi accusano paternamente di grafomania, ma gli uomini hanno tanto, tanto bisogno di coraggio e di sostegno per affrontare e portare a termine i loro compiti terreni, e per aprirsi la strada che riconduce a Dio. Per questo io mi do da fare e vi coinvolgo in questo progetto di testimonianza di fede, di ricerca e di riscoperta della fede in una vita non ideale ma concreta, che non è rivolta a ripagare delle sofferenze sofferte, ma ad appagare Dio nell'attuazione dei piani e del futuro riservato da Dio all'umanità.
L'uomo non fu destinato ad una vita passeggera ma stanziale, da trascorrere, o meglio da condurre insieme a Dio nell'eternità del paradiso terrestre. Essere stanziali nel cuore del Padre, e portarsi nel cuore l'Amore del Padre, questo è il destino, il compito, l'addivenire dell'uomo. Addivenire non legato al tempo, ma espressione di un amore che sempre più si arricchisce di purezza e di essenzialità, sino a sublimarsi nell'Amore Assoluto di Dio. Questo nostro epistolario, che qualcuno definì precario e momentaneo, è invece solido ed inesauribile perché mai si esaurirà in voi e con voi. Contiene mattoncini per costruire qualcuno dei tanti gradini della scala che porta su su tra le braccia di Dio. E' una scala di valori che ogni uomo ha in sé dai tempi della Grazia, cioè dal tempo dei tempi. Convincerlo, esortarlo, spronarlo, trascinarlo, sostenerlo a percorre l'ascesa, che gli garantisce di donarsi a Dio in un bagno di Grazia: questo è il compito che è stato affidato a tutti quegli scritti, a tutti quei messaggi che nascono dall'urgenza di dichiarare fedeltà al Progetto di Dio. Dunque, cara mamma, nessuna incertezza, nessun tentennamento. Nessun ritardo, non facciamo aspettare i figli di Dio, quelli che smaniano di conoscere la Sua Parola, la Sua ispirazione, e quelli che vagano svogliati o disincantati alla ricerca di una qualche ragione di vita. Suvvia, mamma cara, diamoci da fare che è già tutto fatto! Sta' serena. Un sereno bacio Emilio
(* Emilio scrive questa letterina mentre sto lavorando al suo nuovo libro).
Ciao papi, ti ricordi di quella volta che io volevo mettere la cioccolata bollente in un bicchiere di vetro, e tu mi dicesti di non farlo perché il bicchiere si sarebbe rotto? E io non ti diedi ascolto e il bicchiere mi si ruppe tra le mani. E un po' perché mi ero spaventato, un po' perché avevi visto giusto, ti dissi che portavi iella?
Ebbene, fui veramente sciocco, presuntuoso e imprevidente a non lasciarmi guidare dalla tua esperienza. Tu, in quel momento, mi volevi dare un consiglio affettuoso e mi mettevi in guardia come buon papà. Io invece scambiavo il tuo buon senso per paternalismo pedante e terroristico e mi lasciavo condurre dall'inesperienza all'errore dell'incoscienza.
Anche Adamo ed Eva pensarono che versando cioccolata bollente nel bicchiere di vetro non sarebbe successo nulla di catastrofico, al contrario di quanto aveva loro preannunciato il Signore loro Padre. Non Gli diedero ascolto e mandarono in frantumi quella meraviglia di mondo puro e trasparente, che Iddio aveva modellato per loro. Ma mentre io, passato lo stupore e lo spavento, scoppiai in una risata di sollievo, i nostri progenitori si cacciarono in un guaio per il quale c'era poco da ridere. E noi dopo di loro.
Io ricordo che risi perché sapevo che nella lezione esemplare c'era già il tuo perdono e la tua comprensione per l'ingiusta accusa che ti rivolgevo. Tant'è vero che anche tu ridevi sotto i baffi, mentre molto seriosamente mi spiegavi la differenza che corre tra la conoscenza e la iettatura.
Cara mamma, forte ormai di quella e di altre esperienze, vorrei darti un consiglio. Non farti prendere la mano dall'idea di fare di testa tua. Non hai bisogno di nessun consenso, al di fuori del nostro. Le nostre letterine sono qualcosa di più di un banale attestato di autenticità ed hanno già la benedizione della nostra Mamma buona e Misericordiosa. Non hanno bisogno del permesso* di nessuno per farsi strada nel cuore degli uomini, per invaderli della loro tenerezza. Quello che conta sono i loro risultati in termini di consensi amorosi e di emozioni sante. Lasciati guidare da noi, che sappiamo molto bene, forti di esperienze passate, che non bisogna versare la cioccolata bollente in un bicchiere di vetro, pena la sua frantumazione in mille pezzi e la rinuncia alla calda e prelibata bevanda. La cioccolata calda, gustosa, dolce e raffinata gliela serviamo noi a quei signori, in tazze di porcellana e con qualche pasticcino. Ci puoi contare, Dormi sonni tranquilli, mamma cara. Un bacione della buona notte. Ciao Emilio
*(CIELO CHE POESIA è quasi ultimato, mancano gli ultimi ritocchi. In questi giorni sto decidendo se pubblicare la lettera della Segreteria di Stato del Vaticano, nella quale il Santo Padre Giovanni Paolo II ci comunica di aver ricevuto Diario di un angelo con un nostro biglietto di accompagnamento. E ci ringrazia delle "espressioni di ossequio ed affetto, confidandoGli la particolare esperienza della morte del figlio Emilio, ed offrendoGli il volume che ne raccoglie le testimonianze. Sua Santità ringrazia vivamente per il significativo omaggio e per i sentimenti che l'hanno accompagnato e, mentre esorta a proseguire generosamente nel cammino di fede e di amore verso il Dio dei viventi, di cuore imparte loro e a tutte le persone care, l'implorata Benedizione Apostolica, che volentieri accompagna con l'unito dono da lui benedetto". )
Mio caro papi, eccoci all'appuntamento finalmente. Non ti devi sentire in colpa se il tempo che riesci a dedicarmi è sempre più limitato e tirannicamente condizionante, dal momento che, così come io posso comprimere in un tuo attimo l'eternità del mio amore per te, così tu puoi dilatare un solo istante dell'amore che mi porti sino alla dimensione dell'amore eterno. Io ti dedico dunque il mio concentrato d'amore. Tu mi ricambi con tutto l'amore, che va oltre il tempo a tua disposizione ed oltre lo spazio di cui hai conoscenza,
Per fare un buon profumo ci vuole una buona essenza. Il mio amore è l'essenza ed il tuo gli fornisce gli ingredienti perché diventi un amore profumato, la cui fragranza non si disperde nel percorso terra-cielo e arriva intatta e gradita a profumare le nostre atmosfere e a rallegrare i nostri spiriti. Ecco perché capita che il nostro andirivieni, per starvi vicini il più possibile, sia preceduto o accompagnato da profumi sconosciuti o inusuali. Sono gli effluvi soavi dell'amore, che non è solo armonia, musica, gioia, ma anche profumo inebriante.
Ricordi*, mamma, il profumo del mio amore che ti portavi gelosamente stretto nel palmo della mano? Era il tuo amore ad esaltarlo e a renderlo sublime e perpetuo. Anche questa letterina profuma del mio, del tuo, del nostro amore. Lasciamo che ne godano anche altri con tutto l'olfatto dei loro cuori, perché imparino a riconoscere il profumo dell'amore ed in esso l'Essenza dell'Amore di Dio e la presenza del Dio dell'Amore. Bacini amorosi e profumati. Emilio Buona notte.
(* Emilio ricorda un mio sogno dell'ottobre '95. Erano i giorni del buio e della disperazione,
riuscivo
a vincere l'apatia che mi dominava solo per andare al cimitero. Dove non piangevo e non pregavo,
ma
fissavo il cielo e la statua di Gesù al crocevia tra le tombe. Guardavo senza vedere e non
pensavo a
niente. Una volta, mentre mi stavo preparando per uscire, fui presa da un sonno irresistibile.
Mi
distesi sul letto ad occhi chiusi. Credo di essermi addormentata e di aver fatto un sogno, ma
conservando una qualche condizione di veglia.
Mi sembrava di essere nello studio, dove scrivevo
qualcosa
al computer. Emilio stava alle mie spalle e mi osservava. Sapevo che era impossibile, eppure lui
era
lì
con me. A stento riuscivo a parlare: "Tu ... tu sei qui ... andrai anche da papà?". Emilio
sorrideva.
L'immagine era rarefatta ma concreta. Lo vedevo senza riuscire a credere che veramente fosse lì
con
me.
Gli chiesi: Posso toccarti?
Senza rispondermi, mi prese la mano destra e se la passò sul corpo, che sentii tiepido e vitale.
Di
scatto mi sollevai sul letto, rianimata da un calore dimenticato. Pensai che dovevo scrivere
ogni
particolare di quel sogno prezioso. Mi precipitai lì dove mi ero vista nel sogno, presi in mano
una
penna e, mentre cercavo con la sinistra un foglio di carta, avvicinai la penna alle labbra. Un
profumo
intenso, forse di rose selvatiche, mi avvolse prepotente e repentino. Rimasi stordita solo un
attimo,
immediatamente pensai che non volevo abbandonarmi a un'illusione, che non dovevo fidarmi di me
stessa.
Chiamai la cameriera e le chiesi di odorare la mia mano. "Che profumo!". Non contenta le feci
odorare
l'altra mano. "Qui sento solo l'odore della sigaretta".
Mi ero già preparata per uscire, era arrivato il momento di andare. Ma non al cimitero. Oggi
dovevo
raggiungere subito papà e portargli il profumo di Emilio. Che buon profumo!
Tremando gli raccontai tutto, mentre lui mi ascoltava piangendo. Quella sera tornò a casa tardi, e la mia mano profumava ancora. Mi ero lavata più di una volta, perché Ginger e Fred avevano solo quattro mesi e facevano pipì dovunque. La mia mano conservò il profumo di Emilio per parecchi giorni, più di due settimane. Quando svanì quasi non ne sentii la mancanza, il suo ricordo restava vivo, e sapevo che non era stata un'illusione).
Noi tre siamo già uniti persempre, nello stesso Dio e nello stesso
Amore. Lo
volete capire testoni miei? I nostri diari sono il nostro persempre, perché mai alcun tempo
ne
potrà cancellare l‘eterna aspirazione, mai spazio alcuno ne saprà seppellire
l’incontenibile verità. Così come incontenibile è il desiderio di
comunicarvi
la mia gioia universale di sapervi amati in cielo e in terra, ed io con
voi.
Da ciò discende –per non eludere l’idea che il cielo sta
su e
la terra giù in basso- che continuerò a raccontare di noi
all’infinito, per lettera, per telescrittura o automatica -chiamatela pure
come
più vi aggrada- instancabilmente per mano del sempre più stanco scriba e, al bisogno,
con
la collaborazione di qualche altro amanuense, magari un po’ più tonico e disponibile
del
mio papi. Oppure per il tramite di mamma banana, ora che ha meno impegni.*
Troverò
comunque
il modo di farmi vivo nel modo migliore. Io vivo nel mondo migliore, mi
è
sufficiente togliervi la enne e il gioco è fatto. Scherzi a parte. Non sta a me togliere o
aggiungere, e vi posso assicurare che noi spiriti di Dio siamo capaci per Suo volere
solamente di dare. Né lo stesso Dio, d’altronde, è incline a
togliere.
L’ultima volta che lo farà saranno dolori per satana, satanassi e
satanelli.
Il passato, il presente
e il futuro sono le tappe del cammino dell’uomo, che
misura con più attenzione e maggiore fiscalità le privazioni di cui colpevolizza Dio,
spesso incurante dei doni ampiamente elargiti.
Quali? Si sta chiedendo qualcuno. La vita stessa, ad esempio, da vivere come esperienza di confronto, di verifica, di scelta, di pentimento, di perdono e di misericordia, alla ricerca di quell’Amore perso di vista tra le nebbie e le arie fumose della superbia, della presunzione e dell’incoscienza. Quell’Amore che pulsa di viva luce lì, proprio lì, lungo quel cammino oscurato dalla fitta foresta degli arzigogoli e degli inestricabili contorsionismi della mente. Ma un po’ più in là, dove la radura permette di guardare con animo aperto verso lo squarcio di cielo, lì la luce filtra con tutta la sua energia e il suo calore, e già ridà vita. Lì l’anima è sola con la luce, e basta un nonnulla perché se ne lasci inondare per sempre, per tutta la vita.
E’ nella solitudine della morte che scopri che non sei mai stato solo e che già eri nell’eternità, ed è lì che devi decidere quale eternità scegliere, quale ti è più congeniale. E se sai che riprendendo quel cammino non rientri nella foresta del buio, della solitudine, ma si aprono praterie pullulanti di vita luminosa, allora finalmente ti viene spalancato l’orizzonte sconfinato della verità e dell’amore più disarmanti e rassicuranti. Scopri che Dio è in te dall’eternità e che il tuo destino eterno non ha mai cessato di vivere, neppure nell’attimo fugace dell’esperienza umana. Altro che privazione, che rinuncia! Questo sì che è un dono del Signore.
Grazie vecchio scriba, di avermi dato ancora una volta una mano. Ti ci voleva l’aria e la luce della verde Umbria per ridarti la carica. Recita dunque una preghiera di ringraziamento a tutti i suoi santi, che vi hanno saputo apprezzare e godere il segno tangibile della presenza di Dio. Anche tu non perdere questa opportunità con mamma e con i piccoli. Ciao Emilio
*Cielo che Poesia è stato appena consegnato alla stampa.
Miei cari e dolcissimi, che nel darmi la vita e nel consigliarmi la strada da percorrere mi avete indicato la via della Vita, desidero dirvi e manifestarvi tutta la mia amorevole gratitudine e quella di tutti i fratelli nostri in cielo, per non avermi fatto mai mancare in terra l'esempio della vostra devozione a Dio e verso il cielo, e, qui in cielo, il sostegno e la forza della vostra devozione a Maria Misericordiosa e al Figlio Suo Gesù. Cosa è la devozione? E' il consacrarsi con sottomissione a qualcuno. Votarsi a qualcuno, ad una impresa, ad una scelta di vita, per viverla, condividerla in sacralità condividendola con ciò che è sacro, con chi è sacro. Ma non solo. Devozione è anche il riconoscimento e l'esternazione di tanti in forma di ammirazione, di gratitudine e di fede, della santità e della sacralità di coloro, meno numerosi ma non pochi, che hanno saputo e sanno consacrare a Dio ogni attimo della propria vita ed ogni aspirazione dei propri pensieri. Mi riferisco a quanti hanno avuto la gioia di veder riconosciuta la loro santità dalla forza delle devozioni, che questo stato di Grazia sapeva suscitare, stimolare, scatenare. Parlo di tutte quelle creature di Dio elevate a santità a furor di popolo, per l'amore totale che manifestavano e distribuivano in nome e per volere del Signore.
Il Signore è fonte ed ispiratore ed esempio Egli Stesso della Devozione. Chi più di Lui è, infatti, devoto verso i figli Suoi? Chi più di Lui consacra Se stesso alle Sue creature? Chi più di Lui Si vota, Si dedica, Si applica alla Sua umanità, per ricondurla alla propria divina dignità? Come io so, miei cari, che la vostra devozione a Lui è divenuta totale, vale a dire sottomessa, quando mi avete saputo con Lui e con la nostra Madre Meravigliosa, vi posso pure assicurare che la devozione di Dio per l'uomo è totale e sottomessa sin dal Pensiero della Creazione. La disponibilità di Dio, del Suo Amore, e la Sua dedizione per questa Sua creatura capricciosa ed indisponente, sono, oserei dire, commoventi. Cosa non fa il Signore per riportarsi in cielo quanta più gente possibile? Io, certe volte, mi chiedo da dove prenda tutta questa Sua pazienza, ma poi Lo vedo risplendere in tutta la Luce del Suo Amore Assoluto e mi rendo conto di aver pensato una fesseria. Ma le fesserie sono scorie del passato, mentre, se ben ricordo, voveo, insieme a qualche altro verbo, vuole l'Infinito Futuro. A questo vi condurrà la vostra devozione. E così sia.
Finalmente ci siamo. Ce l'abbiamo fatta, caro scriba e cara mamma banana. Senza di voi non so proprio come avrei fatto. Ma per fortuna non sono senza di voi, né lo sono mai stato, né lo sarò mai più. E neppure voi siete senza di me, perché io faccio parte del vostro amore vivo ed eterno, e vivo partecipe dell'eternità dell'Amore e Ve ne testimonio e perpetuo l'Eternità. Il senza è dunque da archiviare per sempre. Infatti, non si può vivere senza Dio o senza amore perché dove Essi sono c'è il nulla assoluto. Ma dal momento che Dio è ed ama, il nulla assoluto non esiste, tanto meno dopo la morte. Negare Dio e il Suo amore non vuol dire azzerarLi, cancellarLi, dal momento che sono infiniti, indelebili ed eterni. Significa soltanto credere nel buio, nel caos, nel nulla. (E qui la penna si ferma. Riprende a scrivere dopo un po' e dopo aver lasciato uno spazio vuoto nella pagina). Vedi cosa succederebbe, caro scriba, se Dio e Amore non ci fossero, di fuori e dentro il tuo caldissimo cuore? Questa penna si incepperebbe, non procederebbe di un millimetro o scriverebbe il nulla, come se fosse caricata ad inchiostro simpatico. Ed invece ha riversato su bianca carta fiumi d'inchiostro, che raccontano dell'Amore di Dio, della forza del Suo Amore e della grandezza della Sua generosità. RingraziamoLo dunque per averci illuminati, ispirati e guidati in questa esperienza stupefacente ed esaltante. RendiamoGli grazie per aver reso indissolubile la nostra unione e fortificato la vostra fede. RicambiamoLo con tutto l'amore che proviamo per Lui, se non nella quantità, nell'intensità e nella qualità, almeno nella sincerità e nella gioia che lo alimenta.
E non dimentichiamo mai di rivolgere la nostra gratitudine alla Beata Madre Misericordiosa, Che sempre intercede per noi, rinnovandoLe tutta la nostra devozione. I nostri cuori sono dedicati a Lei perché se ne faccia padrona e patrona, e li faccia pulsare al ritmo incessante e perpetuo dell'Amore generato per volontà del Signore. Qualinulla, quali senza possono annichilire queste forze incontenibili e concrete, questi Amori così risplendenti di gioia, di generosità incommensurabili? Nulla e nessuno. Ci vogliamo bene. Crediamo in Dio e nel Suo Amore. E dunque siamo tutt'uno con Lui, ora e sempre. Sempre che Lui sia d'accordo. Ciao, bacioni dal vostro Emilio
Cuore. Credi di sapere tutto su questo organo, caro il mio cardiologo, ma le tue conoscenze, peraltro non del tutto definitive, riguardano l'origine, la natura ed il funzionamento di quel piccolo muscolo cavo, che in un cantuccio del petto sovrintende tutte le funzioni vitali di un organismo. Ad esempio, ti sei mai chiesto, caro papi, in quale preciso istante della vita questo cuore comincia la sua instancabile attività, e quando se ne possono registrare i primi palpiti? Per quanto circostanziata ed aggiornata possa essere la tua risposta sotto il profilo scientifico, sappi che essa non corrisponde alla realtà. La vita potrebbe iniziare, ad esempio, quando i classici due cuori si incontrano e decidono di fare due cuori e una capanna, per consolidare e consacrare il proprio vincolo d'amore. Oppure quando due cellule riproduttive mescolano il loro patrimonio genetico e si riproducono moltiplicandosi. Ma il cuore potrebbe battere già prima, da molto prima. Esattamente da quell'istante in cui Dio diede il via al Suo progetto creativo. E perché non nello stesso attimo in cui lo ideò? O meglio, non potrebbe aver conosciuto i primi sussulti dall'Eternità di Dio stesso? Se così fosse, allora l'incommensurabile ed eterno Cuore della Vita si rimpicciolirebbe in un muscoletto in miniatura, e per di più mortale. Proprio così. Ma, se le sue piccole cavità sono pervase d'Amore di Dio e Gliene rimandano amore, allora questo cuoricino, quando cesserà di fremere di gioie e di dolori terreni, riprenderà a pulsare in sintonia con il battito pulsante dell'Energia Eterna ed Infinita, centro e cuore di quell'Amore che non si esaurisce e non si spegne mai. E tutte le cicatrici di cui è coperto scompariranno e si dissolveranno nella gioia per il ritorno al Padre e al Suo popolo divino.
Più amore entra nei cuori, più essi ne distribuiscono ad ogni sistole. Più freneticamente batte il cuore per amore, più aumenta la sua portata. Ecco il motivo per il quale chi riceve l'Amore di Dio non può sottrarsi al dovere di ridistribuirLo e di condividerNe la gioia. L'universo di Dio è il cuore di tutti i cuori e pulsa d'Amore per garantire ad ognuno di essi la vita senza fine.
Hai sentito spegnersi il battito di tanti cuori, caro papi, ma penso alla gioia che proveresti a sapere che alcuni di questi non hanno mai esaurito la loro vitalità, anche per tuo merito e dell'amore che gli hai dedicato. Ecco cosa è bene conoscere del cuore, caro il mio cardiologo. Prova ad ascoltare anche il tuo cuore, caro papi, e se si sente qualche tono aggiunto o qualche soffio, quello sono io che ci dimoro beato e me la canticchio allegramente.
Uniti per sempre. Ciao Emilio
Caro papi, è proprio così, al Signore piace giocare a rimpiattino. Quando tocca a Lui nascondersi, fa di tutto per lasciare segnali, indizi della Sua presenza. Più che nascondersi, sembra Si mimetizzi tra gli alberi o nell'azzurro del cielo, o nel chiarore delle acque o nel profumo dei fiori: non è tanto difficile accorgersi della Sua presenza. Poi, quando tocca a Lui accecarsi, fare la conta e andare a scovare quelli che si nascondono, pur sapendo benissimo dove stanno, non certo perché spia di sotto il braccio ma perché, in fondo, Lui è il Padre eterno, allora ti accorgi che fa di tutto per farsi fare tana. E se gli capita e di aver stanato qualcuno, ecco che subito lo affranca con un bel "tana libera tutti".
Questo è per Lui il momento più bello del gioco. Far finta di essere colto di sorpresa e lasciarsi battere nella corsa per la libertà. Nel rapporto d'amore che Dio intrattiene con le Sue creature, l'uomo è quello che più di ogni altro ha smania di libertà ed è quello che vorrebbe sempre battere il Padre suo nella corsa a fare tana. Ma, se ciò accade è perché il Signore glielo concede, pur essendo Lui il più veloce ed il più accorto. Infatti, come è possibile rendersi irreperibili ed invisibili agli occhi di Dio? Come si può coglierLo di sorpresa?
Per quanto l'uomo tenti di far perdere le proprie tracce, magari allontanandosi
fuori dei confini del gioco, il Signore lo rintraccia sempre, salvo poi farSi precedere nella corsa
a
fare tana. Iddio riconosce al Suo compagno di giochi il diritto alle proprie scelte e la
soddisfazione
di sentirsene responsabile. E, alla fine del gioco, sarà proprio Lui a liberarlo per sempre,
se
le scelte e l'operato saranno coerenti con lo spirito e le regole del
gioco. "Tana libera tutti" è il grido gioioso con il quale il Signore
accoglie
nella Sua Libertà i figli che hanno saputo gioire con Lui, nel gioco a rimpiattino
della
vita. "Tana libera tutti" è il grido liberatorio dell'anima che ha
avuto la
forza di chiedere il perdono per i propri eccessi di libertà e che, ottenutolo, abbatte
il
muro della morte sentendosi catapultata in cielo in una corsa mozzafiato.
"Tana libera tutti" è il grido con il quale il cielo esulterà il giorno in cui tu, caro papi e cara mamma, farete ritorno alla casa del Padre, dove mi troverete pronto a correre tra le vostre braccia e rimanervi stretto per sempre. Non vedo l'ora. Ciao. Emilio
Ma è un po' di tempo, caro papi, anzi sta diventando un po' troppo, che l'uomo non è più tanto disponibile al gioco del rimpiattino. Lo ritiene troppo semplice e un tantino cretino. E poi, che noia starsene inquattati ad aspettare che quel Signore ti venga a cercare, magari frugando in ogni angolo del cuore. Meglio starsene per i fatti propri, nascondendosi il meglio e il più lontano possibile, senza accennare alcun tentativo di andarsi a liberare dal Suo marcamento asfissiante, alla luce del sole, in un confronto diretto.
Meglio operare nella penombra, ancor meglio nell'oscurità. Poco importa se si lascia quel vecchio Signore un po' strampalato ad aspettare al palo che qualcuno venga a liberarsi. Che continui pure a contare sull'uomo, magari all'infinito. Lui che è eterno può. Ma non è infinita la Sua pazienza, e vanno maturando i tempi del Suo disappunto e della Sua disapprovazione. Allora nessuno, che non lo consideri un gioco d'amore al quale lasciarsi andare con la gioia dei semplici, sarà ammesso a partecipare a questa mosca cieca simbolica. Quanti non ne avranno lo spirito saranno inviati a prendere parte allo schiaffo del soldato, bendati e nelle vesti del soldato ovviamente. Ne vedremo delle belle. Ma voi non abbandonate al palo quel Signore. Mai. Giocate con Lui per sempre. Ciao. Emilio giocherellone
Ciao mamma dolcissima mia, dolcissima mamma, a te dedico questa letterina natalizia, mentre tutti i figli in cielo -quelli che stanno per affrontare l'avventura terrena e quelli che si avventurano nell'eternità- rivolgono la propria amorosa attenzione alle loro mamme. In questi istanti, tutte queste mamme speciali vivono le stesse emozioni e le stesse speranze della Mamma Che sta per mettere al mondo il Salvatore. Perché Lei è Mamma di tutte le mamme e di tutti i loro figli,
E ogni nascita è un miracolo. In terra e in cielo. E ogni mamma è un miracolo, perché dall'istante in cui lo diventa, cioè dal concepimento, non cesserà mai più di essere mamma. Io lo so perché ce lo testimonia e ce lo insegna la nostra Madre celeste che fa della Misericordia la Sua massima virtù, dopo quella di essere per sempre la Mamma di Gesù il Figlio di Dio. E la Misericordia di Maria è l'Amore più sublime, più commovente e più gratuito che Iddio abbia saputo infondere nella creatura umana, certamente più divinamente ispirato di quello di cui dotò i progenitori dell'umanità. Perché Maria Ne accettò la Volontà dichiarandosi Sua serva incondizionatamente, per condividere con Lui le gioie e i dolori di genitori che avrebbero allevato nell'Amore l'uomo divino, l'Agnus Dei che si sarebbe fatto carico di tutti i peccati del mondo per riportarvi l'Amore della Misericordia e della Redenzione.
Anche voi, care mamme, quante di voi hanno accettato e accettano la volontà del Signore, non per rassegnazione, ma per la gioia del dono donato, vi apprestate a compiere il miracolo che porterà i vostri figli adorati ad essere quegli angelici figli di Maria che le faranno da scorta, ed esercito celeste nella cacciata del padre del peccato dal paradiso terrestre e nella sua improcrastinabile morte eterna. Quando tutto questo si sarà compiuto, allora alla gioia si aggiungerà l'orgoglio che Maria Santissima esprime con la Sua dolcissima Misericordia nella persona del Figlio al Quale dà la luce ad ogni Natale, e di tutti i Suoi figli, sparsi nel mondo del dolore transeunte ed in quello dalla gioia eterna.
Ciao care mamme da tutti i vostri figli in cielo, coccolati e protetti da quella Mamma che Si riconosce nel vostro amore e Se ne fa testimone e dispensatrice. Ciao. Emilio
Caro papi, capita non di rado che uno cerchi la soluzione di un problema, e quella è
lì a
portata di mano ma lui non se ne avvede. Accade più di frequente che uno vada alla ricerca
della
verità, ci sia immerso sino agli occhi, ma non se ne accorga. In entrambi i casi i cercatori
non
se ne rendono conto. Perché? Per il semplice motivo che guardano senza
vedere, cioè senza prestare attenzione, molto spesso
demotivati perché privi della curiosità e dell'inesperto stupore che
contraddistinguono i
processi di conoscenza dei bambini. Tutti sanno di tutto, fuorché del senso di autocritica di
cui
sono dotati gli umili intelligenti. Tutti disquisiscono su tutto. Tutti insegnano
tutto, e
coloro che non si imbarazzano nell'imparare sono diventati rari come le mosche
bianche. Tutti si sentono mosche nere, tutti ugualmente ed anonimamente accomunati
nella presuntuosa intransigenza della propria reale ignoranza. Tutti sono
omologati in titoli accademici abbastanza fantasiosi e bizzarri. Tutti si straparlano
addosso. Nessuno è disposto ad ascoltare qualcuno, se non se
stesso. In una babelica confusione, che preclude ogni
possibilità di soluzione dei problemi o di scoperta della verità.
Ma chi attizza
questo
cancan, questo rumoroso e fumoso casotto ideologico? E' lui, il principe del fumo, il
re
del buio, nelle idee, nei sentimenti, nella chiarezza. E' l'inventore dei fumogeni
e
delle nebbie. E' il signore degli arzigogoli e delle tortuosità. E' il predicatore
dell'apparire
contro l'essere. E' il press-agent dell'effimero e del superfluo. E' il procuratore e lo sponsor
dell'inutile e dell'orpelloso. E', insomma, il seminazizzania per
antonomasia, il divaricatore, il sobillatore, la
quintacolonna: il
diavolo.
Tu sei sommerso di verità a tal punto che ti asfissia? Arriva lui,
e sentenzia che la verità è bugiarda, che la natura è matrigna,
che il
destino è cinico e baro, e perciò "carpe diem perché di doman non
v'è certezza". Come fa allora un povero disgraziato a concentrarsi sui segni, sui segnali,
sui
prodigi che la verità gli mette sotto il naso in continuazione? Come fa a dar retta all'unico
concreto, se è frastornato dal molteplice evanescente? Come fa, per venire al sodo, a
riconoscere
la presenza di Dio?
La risposta è molto più semplice e
disarmante. Lì
dove satana si agita e si adopera come un satanasso, promettendo gloria, potere,
ricchezze, successo, bellezza, e regalando violenza, guerra, sangue e morte, proprio
lì c'è Dio. Egli non si nasconde
all'uomo, anzi,
gli si para davanti per impedirgli di procedere lungo la strada del male, e gli apre le
braccia per accoglierlo e proteggerlo. E' possibile non accorgerseNe? Dio è
proprio così trasparente? Ebbene sì, ma Lo senti ugualmente, se Lo vuoi
sentire. Te Ne lasci proteggere e coccolare, se gradisci le Sue coccole e la Sua
protezione. Ti fai guidare e consigliare da Lui, se Lo hai scelto come
guida. Aspetti il Suo Regno, se in Lui hai riposto la tua fiducia. Tutto
ciò non ha nulla a che fare con le fantasie sgangherate e fragorose del signore delle
tenebre.
Le promesse del Signore della Luce sono consistenti per semplicità, compostezza, essenzialità. Il Signore Iddio non tradisce mai. E così sia. Ciao. Emilio ve lo garantisce.
Caro papi, nel trascorrere inesorabile degli anni, chi misura il tempo, se non il tempo, e chi rende inarrestabile la decomposizione delle cose materiali, se non il tempo che si esaurisce? E chi, invece, facendosi beffa delle regole e delle angherie del tempo, spalanca le porte dell'eternità dinamica ed incorruttibile, se non l'amore? Ma com'è possibile, se si dice che anche l'amore consuma e si consuma?
L'Amore di Dio No. L'Amore di Dio è inesauribile, al contrario del tempo non conosce pause né flessioni, non si distrae mai né va mai in ferie. E' un amore stacanovista, proprio perché l'eternità non si consuma mai. Ma come si fa ad accedere a questa dimensione così prestigiosa e gratificante? Non è difficile. Anzi, è abbastanza banale. E' sufficiente rispettare tre regole.
Primo: avere fiducia in Dio e nel Suo
Amore, cioè credere nell'Amore
supremo.
Secondo: resistere alle tentazioni del
tempo.
Terzo: fare affidamento nella Misericordia
dell'Amore, se
le tentazioni hanno il sopravvento, e nella forza del perdono invocato e di quello accordato.
Se ci si attiene a questi principi, gli anni scorrono senza pesare, senza lasciare il segno, senza consumare, senza annoiare, nell'attesa che svaniscano nell'eternità, misura dell'Amore del cielo. Allora vale la pena di gioire per ogni anno che passa e per ogni anno che si fa avanti. Allora ha senso festeggiare ogni anno in meno, che sempre di più ci avvicina alla vita senz'anni. Allora l'amore per gli anni non ritarda l'eternità dell'amore.
La vita eterna è amore che non si esaurisce mai, anzi è Esso stesso fonte di vita, che sopravvive agli anni e persino alla loro morte. Amare è non morire se vivere è amare. Noi ci amiamo e perciò viviamo, e perché amati da Dio la nostra vita è eterna, come lo è il Suo e il nostro amore. Che non morirà mai. E noi con Lui. Ciao, sempre più vecchio scriba. Ciao, sempre più prossimo papi. Ciao, mamma sempre più vicina. Buon anno. Ciao. Emilio
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