gennaio -
febbraio -
marzo -
aprile -
maggio -
giugno -
luglio -
agosto -
settembre -
ottobre -
novembre -
dicembre
Mi sto divertendo un mondo caro papi, con queste crisi convulsive per le quali si dimenano e scalpitano alcuni zelanti servitori di non si sa chi, del diavolo o dell'acqua santa. Dovevamo aspettarcelo e quassù l'avevamo messo in conto, perché è nella natura umana non riconoscere, o far finta di non riconoscere, i segni e segnali di cui Dio tempesta la terra per testimoniare la Sua presenza, la Sua vigilanza, il Suo amore per il figlio uomo. E' imbarazzante, per quanto noi Gli vogliamo bene, l'assoluta mancanza di considerazione che gli esseri umani mostrano di avere nei confronti del loro Padre celeste. Il Quale li ha creati, destinati e forgiati per la vita eterna, che cancella ed annulla qualsiasi motivo di risentimento per un carcere materiale di breve durata.
Eppure è così. E sembra lo sia di più da quando Dio si è fatto Redentore nel Cristo, e da quando ha mostrato la Sua Natura Misericordiosa nel volto di Gesù crocifisso. Quanto disinteresse, quanta incredulità, quale sordità umana verso quella vicenda d'Amore divino che il Signore ha consacrato all'uomo.
Ma non meno esecrabile e condannabile è l'intolleranza di chi non presta l'orecchio alle
vicende d'amore umano e di fede verso Iddio, che esercita ed elargisce
Amore.
Alcuni, solo perché si credono gli eletti di Dio, non Ne sanno e
non Ne vogliono condividere la Misericordia. Saliti in cima alla croce sulla quale ancora è
crocifisso Gesù, giudicano, condannano e
bacchettano, anche coloro che ai piedi della croce mescolano le lacrime del proprio
dolore con il sangue e con l'acqua, che sgorgano dalle ferite mortali del Figlio di
Dio.
Altri ancora, nascosti dietro la croce, ne brandiscono l'ombra per lanciare anatemi, scomuniche e reprimende, tutte forme di un sottile terrorismo psicologico, per mezzo del quale vorrebbero esercitare un occulto potere spirituale. E fanno uso di quantità industriali di acqua santa, per scacciare i demoni che vedono dappertutto. Alcuni addirittura fanno bagno e doccia con l'acqua benedetta, sghignazzando e facendosi scherno non solo di coloro che dichiarano la loro fede nella bontà sconfinata di Dio, ma anche di coloro che sono ministri della Sua chiesa in terra.
Poveri noi. Cosa dobbiamo inventarci ancora per convincere l'uomo, anche quell'uomo che crede di servire il Signore nell'intransigenza della sua fede, che Dio è superiore a satana, e che lo ha già sconfitto?
Questa è la verità, non quella che vanno dichiarando alcuni predicatori da strapazzo, che millantano l'esclusiva di confidenti e interlocutori di Dio. Essi saranno smascherati e sbugiardati, perché l'amore unisce e rende i vincoli indissolubili senza curarsi del tempo e dello spazio, mentre la presunzione, l'intolleranza, l'arroganza e l'impietà dividono,, allontanano, disamorano, ed operano così a favore ed in nome del grande mestatore, che è il signore delle tenebre e si fa scudo del tempo e dello spazio, per seminare rancore tra uomo e uomo e tra uomo e Dio.
Caro papi, vedrai come andrà a finire. Non pensare che non ci stiamo già dando da fare. Cara mamma, non essere delusa. Ti assicuro che ne vedremo delle belle. E buone, perché il Bene e la verità trionfano, nonostante l'uomo sia convinto del contrario, e c'è chi vende cara la pelle per farglielo credere.
Abbiate fede e pazienza e non rimarrete delusi. Preparatevi ad assistere a uno
spettacolo molto ma molto educativo ed istruttivo.
Ciao con il sorriso più gioioso e
luminoso che voi possiate immaginare. Emilio
Mi sto divertendo un mondo, caro papi, con queste crisi convulsive per le quali si dimenano e scalpitano alcuni zelanti servitori di non si sa chi, del diavolo o dell'acqua santa. Dovevamo aspettarcelo e quassù l'avevamo messo in conto, perché è nella natura umana non riconoscere, o far finta di non riconoscere, i segni e segnali di cui Dio tempesta la terra, per testimoniare la Sua presenza, la Sua vigilanza, il Suo amore per il figlio uomo. E' imbarazzante. per quanto noi Gli vogliamo bene, l'assoluta mancanza di considerazione che gli esseri umani mostrano di avere nei confronti del loro Padre celeste. Il Quale li ha creati, destinati e forgiati per la vita eterna, che cancella ed annulla qualsiasi motivo di risentimento per un carcere materiale di breve durata.
Eppure è così. E sembra lo sia di più da quando Dio si è fatto Redentore nel Cristo, e da quando ha mostrato la Sua Natura Misericordiosa nel volto di Gesù crocifisso. Quanto disinteresse, quanta incredulità, quale sordità umana verso quella vicenda d'Amore divino che il Signore ha consacrato all'uomo.
Ma non meno esecrabile e condannabile è l'intolleranza di chi non presta l'orecchio alle vicende d'amore umano e di fede verso Iddio, che esercita ed elargisce Amore. Alcuni, solo perché si credono gli eletti di Dio, non Ne sanno e non Ne vogliono condividere la Misericordia. Saliti in cima alla croce, sulla quale ancora è crocifisso Gesù, giudicano, condannano e bacchettano, anche coloro che ai piedi della croce mescolano le lacrime del proprio dolore con il sangue e con l'acqua che sgorgano dalle ferite mortali del Figlio di Dio.
Altri ancora, nascosti dietro la croce ne brandiscono l'ombra per lanciare anatemi, scomuniche e reprimende, tutte forme di un sottile terrorismo psicologico per mezzo del quale vorrebbero esercitare un occulto potere spirituale,. E fanno uso di quantità industriali di acqua santa, per scacciare i demoni che vedono dappertutto. Alcuni addirittura fanno bagno e doccia con l'acqua benedetta, sghignazzando e facendosi scherno non solo di coloro che dichiarano la loro fede nella bontà sconfinata di Dio, ma anche di coloro che sono ministri della Sua chiesa in terra.
Poveri noi. Cosa dobbiamo inventarci ancora per convincere l'uomo, anche quell'uomo che crede di servire il Signore nell'intransigenza della sua fede, che Dio è superiore a satana e che lo ha già sconfitto?
Questa è la verità, non quella che vanno dichiarando alcuni predicatori da strapazzo, che millantano l'esclusiva di confidenti e interlocutori di Dio. Essi saranno smascherati e sbugiardati, perché l'amore unisce e rende i vincoli indissolubili, senza curarsi del tempo e dello spazio; mentre presunzione, intolleranza, arroganza e "impietà" dividono, allontanano, disamorano ed operano così a favore ed in nome del grande mestatore, che è il signore delle tenebre e si fa scudo del tempo e dello spazio per seminare il rancore tra uomo e uomo e tra uomo e Dio.
Caro papi, vedrai come andrà a finire. Non pensare che non ci stiamo già dando da fare. Cara mamma, non essere delusa. Ti assicuro che ne vedremo delle belle. E buone, perché il Bene e la verità trionfano, nonostante l'uomo sia convinto del contrario e c'è chi vende cara la pelle per farglielo credere. Abbiate fede e pazienza e non rimarrete delusi.
Preparatevi ad assistere a uno spettacolo molto ma molto educativo ed istruttivo. Emilio il vostro eterno, inguaribile mattacchione.
Chi mi coccola? La mia mamma. Chi si fa finalmente vivo? Il mio vecchio papi nonché scriba fedele. Questa tua doppia veste, caro papi, mi infastidisce un po'. Quando mi piace arrivare al tuo cuore di papi, non devo fare fatica alcuna. Tu lasci sempre la porta aperta e non mi costa nulla entrare e confidarmi a te. Le cose sono un po' più complicate con lo scriba che, da un po' di tempo sembra si sia messo in aspettativa e non mi concede più abbastanza tempo per gli scritti che ho in mente di dettargli. D'altronde, pur avendo fuori della porta una fila di altri intraprendenti e scalpitanti scribacchini pronti a sostituirlo, devo riconoscere che lui è l'unico di cui mi posso fidare ciecamente. Non prende mai iniziative, non mi chiede mai nulla, non è invadente e se ha da raccomandare qualcuno lo fa solo per far scendere sull'interessato la misericordia del Signore.
Farsi vivo. Che vuol dire farsi vivo? Uscire da una condizione di non vita ad un'altra vitale? O piuttosto riemergere dal silenzio, rimettersi in circolazione, riprendere le frequentazioni abbandonate, farsi risentire o rivedere, insomma dare segni di vitalità? O meglio dichiarare e dimostrare in tutti i modi possibili che si è vivi e vitali a tutti gli effetti, nello spirito, nell'energia di dare e di ricevere, nella disposizione d'animo di amare e di farsi amare, nella libertà di manifestarsi fuori degli schemi consueti, nella capacità di operare nel bene e per il bene altrui, più nei sentimenti che nella persona?
E può considerarsi precedentemente non vivo, o meglio privo di vita, uno che non ha mai perso
questi doni di Dio e non vi ha mai voluto rinunciare?
Mentre può considerarsi vivo in
spirito, amore, libertà, vitalità e spirito uno che, già da vivo, nei principi
e nei parametri biologici, non sa, non può o non vuol godere di tutte queste prerogative, che
il signore gli ha gratuitamente assegnato?
Io non ho mai cessato di vivere, ve lo posso
assicurare, neppure un quell'istante in cui sono uscito dal corpo, per iniziare la mia
purificazione dai legami alle consuetudini delle parole e degli affetti formali e squisitamente
terreni, come le abitudini, le passioni, le emozioni, le sensazioni. Anche in
quell'attimo, e in quelli ad esso successivi, la mia anima, il mio cuore, il mio spirito erano
unicamente ricolmi del mio amore per voi e della gratitudine per l'Amore di Dio, che avevo in
quello stesso istante imparato a riconoscere. Infatti già da prima ne avevo
contezza, ma non sempre ne avvertivo la presenza incalzante e incessante.
Mentre era più facile cogliere la gratitudine e la tenerezza del vostro amore per me, che riconoscevo sin dalla nascita. Ora esso mi giunge ricco della stessa tenerezza, ma orgoglioso della vostra consapevolezza di sapermi nell'abbraccio divino e nell'ispirazione trinitaria, oltre che inondato dall'amore protettivo della nostra Madre Misericordiosa. Ed io stesso ne sono coinvolto e ne gioisco, nella stessa maniera in cui mi raggiunge e mi investe e mi coccola e mi rinvigorisce l'amore che voi mi dedicate dal profondo del cuore, che in nulla differisce dall'Amore divino.
Perché l'amore è uno solo, quando nasce da Chi ne è la Fonte inesauribile, o dalla spiritualità ereditaria di chi ne è diventato figlio per atto d'Amore. L'unica differenza sta nella Misericordia, che alberga nell'Amore celeste e che vi concede di farmi vivere immortale nell'amore che mi manifestate.
Caro papi, lo so quanto grande e forte sia il tuo amore per me, anche quando
batti la fiacca: E sai pure quanto io ti ami, anche quando in te rimprovero il
mio scriba, fedele ma un po' scansafatiche. Per questo siamo entrambi vivi e vitali e
non cesseremo mai di esserlo, fino a quando vivrà amore in cielo e in
terra.
A proposito, non ci dimentichiamo mamma banana, anche per lei l'amore non conosce fine.
Ciao per l'eternità Emilio
Cara mamma banana, mi fai molta tenerezza quando mamme come te ti mettono in imbarazzo con la domanda di rito (perché a voi?), oppure sollecitano i tuoi buoni uffici presso di me, per avere notizie o messaggi dai figli loro in cielo. Quasi che tu fossi una madre più fortunata, o più meritevole della Misericordia di Dio. Ma il Signore non ti riconosce alcun merito particolare, cara mamma, se non quello di saperti figlia Sua devota e fedele, e per questo ti gratifica di quella Misericordia, unica per qualità e quantità d'Amore, che Egli riserva a tutte le mamme di quegli Angeli, che per Sua volontà hanno il solo merito di essere i figli Suoi redenti ed immortali.
Lo sai che il titolo di mammabanana non costituisce titolo di merito, e il fatto di essere tuo figlio non mi dà diritto a particolari attenzioni e considerazioni da parte del Signore. Sappi, cara mamma, sappiate care mamme, che, per quanto noi quassù ci impegniamo a cantare la gloria di Dio, Egli non stila alcuna classifica. Siamo tutti figli Suoi canterini, i nostri canti Gli colmano il cuore della stessa gioia che alimenta la medesima paterna riconoscenza, per tutti indistintamente.
Dì loro, cara mamma, che Iddio è in attesa di un segnale che esprima il loro desiderio di abbandonarsi alla Sua voglia di Amore Misericordioso, alla Sua volontà di concederSi attraverso l'amore dei figli loro e Suoi.
Basta chiedere a Lui e pregare la Madre di Gesù, perché renda più possente il fervore delle preghiere a Lui dirette, e chiedere la collaborazione dei propri figli nella preghiera privata e in quella collettiva, che unisce e rende armonioso il canto indirizzato al Signore dalle anime pie in terra e dalla comunione dei Santi in cielo.
E' questo il ponte invisibile che collega noi con voi e voi con noi. Ma, mentre noi lo manteniamo solidamente in vita con la forza infinita ed imperitura del nostro amore per voi, e lo percorriamo senza incertezze o timori, molte creature umane non hanno il coraggio e la costanza della fede di proiettarvi un amore che nulla chiede, se non conforto, sostegno e comprensione.
Senza perché. Come potrebbe Iddio rispondere ai perché di genitori che si disperano di avere i figli in cielo, accanto a Lui per condividerNe l'eterno Amore? Come possono i figli aprire i cuori dei loro genitori all'amore loro e di Dio per essi, se questi cuori sono asserragliati nella disperazione e nel rancore che alimentano i perché? Noi figli in cielo siamo a disposizione dei cuori delle nostre mamme, se ci concedono lo spazio vitale nel quale alimentare e rinvigorire il nostro amore, la nostra dedizione e la nostra tenerezza per loro, e vi possiamo accedere se in quei cuori c'è posto anche per il Signore nostro.
Questo è il messaggio che ti chiediamo di trasmettere, cara mamma, a
tutte quelle mamme che hanno i figli in cielo. Non esistono corsie
preferenziali attraverso le quali Dio fa giungere all'uomo i segni inconfondibili
della Sua Misericordia. La via è unica, il flusso è continuo,
specie per i più bisognosi.
Non esistono corsie
preferenziali, attraverso le quali far pervenire a Dio i segni concreti di una fede
più o meno genuina, di un amore più o meno sinceramente devoto e filiale, e le
preghiere più o meno sentite e partecipi. Dio legge nei
cuori prima che essi si esprimano in fede, speranza, amore e preci, e non sta a
pesare con il bilancino. Con il Suo Amore illumina l'unica strada da percorrere per
ritrovare Lui e i propri cari presso di Lui.
E' sempre la stessa, unica strada. Non ve ne sono altre. Ve lo posso garantire e ti prego di fartene garante anche tu per noi.
Cara mamma, un bacione forte forte a te e un grazie di cuore al vecchio scriba fedele. Ciao Emilio
Mi viene da ridere, caro papi, al pensiero che vi state meticolosamente organizzando un ricovero
decoroso nella casa dell'eterno riposo. Vi ho già messo in guardia
di non illudervi troppo sulla possibilità di riposarsi. Di eterno, infatti, c'è tutto, dopo la morte, meno che il riposo, e, d'altronde
nemmeno quello delle membra prive di vita lo è, dal momento che esse sono destinate a
risorgere già nel tempo eterno, che è scandito dalla volontà di
Dio.
Certo, quel corpo messo lì solo con se stesso, anche se in apparente buona
compagnia, al buio e alla mercé della decomposizione della materia, fa un po' di tenerezza ed
è normale sentirsene in qualche modo responsabili. Ma vi posso assicurare che è un
sentimento che investe solo il cuore di chi non ha ancora varcato le porte dell'eternità, dal
momento che chi invece lo ha fatto
ed è eternamente spirito eterno non si sente molto diverso
da prima, perché è spirito individuale, che tra le proprie
ricchezze annovera anche quella accumulata con le esperienze sensoriali, della
bellezza e della purezza, della presenza di Dio nelle cose, nella natura e nel percorso
umano.
E' come quando ci si sente così bene in salute che non ci si rende
conto di aver un corpo, un peso, un qualsiasi impedimento. Ci si sente così
leggeri da potersi sollevare da terra e prendere il volo, senza neppure avvertire
fruscio d'ali e battiti di membra, o respiri, o palpiti di cuore.
E se tutto ciò
ti può capitare quando ancora sei anche corpo, non ti dovrebbe risultare difficile
sentirti nella stessa situazione, ma ad un livello assolutamente sublime, quando il tuo
corpo non ti condiziona più in maniera alcuna, e quando i sensi, non
più limitati e compressi nell'involucro del tempo e dello spazio, possono
espandersi senza freno nell'immensità dell'eterno e godere dell'Amore dell'universo
divino. Sicché, se anche ti fosse concesso di presentarti dal Padre vestito del
tuo corpo non te ne accorgeresti, ma non per questo verresti privato della gioia di avvertire il Suo
caloroso e tenero abbraccio.
Il Padre ci vuole presso di Sé non solo nel fulgore del nostro spirito, ma anche
nello splendore di quel corpo sul quale alitò lo Spirito di vita eterna, e
al quale il peccato riconsegnò le fugaci e poderose stagioni della vita e della morte, della
gioia e del dolore, dell'esaltazione e dell'annullamento, della crescita e del
disfacimento.
Ed è giusto che quel corpo riceva, in vita e dopo la morte,
tutto il rispetto che merita la sacralità delle sue origini. Che un giorno
avvenga la sua resurrezione con il volere di Dio è
la promessa divina, ma anche
la speranza umana di coloro che non hanno
dimestichezza alcuna con l'eternità, e quindi confidano nel volere futuro di un
Dio che è ed è solo Presente, Passato e Futuro, fuori del tempo e nel tempo
stesso. Solo Lui conosce la fine di quel mondo che sarà o è
già stato da Lui giudicato. Anche in questo bisogna essere preparati, non solo
alla morte, non solo all'incontro con Dio fuori degli schemi umani, non solo al Suo
perdono, non solo alla resurrezione, non solo al tempo del Giudizio, ma al giudizio di quel Tempo
divino che è fuori di qualsiasi umana portata.
Per cui non abbiate paura della morte, ma soprattutto non abbiate alcuna paura della morte di quel mondo di cui siete, siete stati o sarete cittadini di passaggio. Lasciate che il tempo della vita terrena scorra inesorabile. Non contate il tempo dell'attimo della morte. Non date peso al tempo, che scorrerà sino alla resurrezione, dal momento che già siete proiettati fuori del tempo, secondo il volere cronologico ideato da Dio quando diede vita all'universo.
Chi ha tempo non aspetti tempo, quello che si ha a disposizione non serve a nulla se non lo si impiega a convincersi che la vera vita è quella che ci è riservata fuori della sua virtuale presenza. Spero che comprendiate il motivo del mio sorridere teneramente alle vostre iniziative. Vi voglio bene anche per questo. Ciao Emilio
Abbiamo superato ormai da un bel pezzo il periodo delle aste, caro vecchio scriba. Ora la nostra scrittura è fluida e sicura, perché di strada ne abbiamo già fatta insieme tanta, e tanta ne faremo ancora. Forse hai temuto, caro papi, che io non avrei scritto? Perchè mai non avrei dovuto o voluto farmi vivo? Perché c'è qualcuno che storce il naso? E tu consideralo come un tic, come una smorfia involontaria, perché poi glielo strofineremo noi il naso! Vi è chi, preso dalla propria presunzione, cioè dalla cosiddetta puzza sotto il naso, non riesce proprio in alcun modo ad avvertire il profumo di Dio, ne ha dimenticato la purezza, la delicatezza e la fragranza, tutto concentrato com'è sulle gradazioni dell'odore di zolfo. Che di puzzo di zolfo ce ne sia tanto, aleggiante sulla terra e sugli uomini, non c'è dubbio, ma, come è noto, i cattivi odori volano bassi mentre i profumi più raffinati tendono a guadagnare gli strati più elevati, perché sono più leggeri. Ebbene, basterebbe sollevare all'insù il naso per coglierne l'odore inebriante, così come è inebriante qualsiasi profumo si sprigioni dalla terra benedetta dal Signore, in ogni sua manifestazione naturale. Sempre che non ci sia qualcuno che ti mette in guardia, sulla possibilità che tutto ciò che in profumo, bellezza e purezza sembra l'espressione di Dio, non sia piuttosto fallace tentazione del maligno.
Diavolo di un demonio, se è capace di uguagliare e magari superare Dio nelle cose più belle, più confortanti e rassicuranti, se è capace di trasformare l'acre odore di zolfo in soave effluvio di essenza profumata, che razza di diavolo è?
Dio non sa difendere dalle imitazioni le Sue produzioni e il Suo prodotto? Ma è l'uomo che si lascia ingannare, dicono i bene informati, è l'uomo che non sa distinguere e si lascia inebriare dalle imitazioni di basso costo, incalzano gli esperti del profumo di satana. Tutte balle, caro papi.
Per quanto l'uomo possa essere sprovveduto ed ingenuo, nessuno lo è a tal punto da non saper riconoscere la presenza del male. Se non ne riconosce la puzza di zolfo, è perché vuole convincersi che non c'è nulla di più delicatamente profumato dello zolfo per tacitare la propria coscienza. E' l'anosmia dell'anima, la vera malattia che non fa riconoscere gli odori, ma anche la cacosmia, quella che ti fa sentire solo cattivi odori, è una grave malattia. E di quest'ultima, ahimè, soffrono tanti. Che il Signore faccia recuperare loro il senso alterato, ma sopra ogni cosa il buon senso. Che non guasta mai! E' come ricominciare a fare le aste, caro papi, per imparare la scrittura, attraverso la quale il profumo di Dio giunge a solleticare non soltanto le narici della mia mamma e del mio papà, ma anche a sollecitare il buon senso ed i buoni propositi di tutti coloro che con mamma e papà condividono la mia storia d'Amore.
Ma vorrei riprendere l'argomento sullo strapotere, che da più parti viene riconosciuto al signore delle tenebre, circa l'offensiva senza tregua che sta attuando contro il Bene. Non c'è dubbio che satana abbia intrapreso contro il Bene un'azione diabolica senza precedenti; non perché abbia moltiplicato la sua malvagità, ma per il fatto che l'uomo mai come in questi giorni si lascia corteggiare e tentare da lui. Praticamente non è cambiato nulla dai tempi del serpente, che tentò la donna e l'uomo nel paradiso terrestre e li indusse a peccare contro la volontà e il progetto di Dio.
Il demonio è sempre lo stesso, mentre da allora è cambiato l'uomo. Allora era materia vivificata da spirito, e destinata a rifulgere della stessa Luce dello Spirito divino, condividendone gioia e gloria. Oggi è materia avvinghiata ad un mondo terreno che, per quanto pervaso dalle testimonianze dell'Amore del Padre, fa una grande fatica a ritrovare la propria matrice, la propria dignità, il proprio destino spirituale.
Il mondo è come una sfera di cristallo, incistata per spazio e per tempo all'interno di un Universo senza spazio e senza tempo. All'interno di essa si vivono vicende umane che, lungi dal rendere l'uomo che le vive capace di proiettare il proprio cuore al di là di quella parete ricurva, lo condizionano ad interessarsi esclusivamente di pochezze, che gli appaiono enormi per la ristrettezza degli spazi e dei tempi del solido geometrico.
Immagina ora, caro papi, che questa sfera di vetro sia come una di quelle palle che racchiudono personaggi e paesaggi su uno strato di neve, che che al più piccolo movimento si mette a turbinare vorticosamente, e ti impedisce di vedere all'interno fino a quando il pulviscolo bianco, non più sollecitato dal movimento, non torna a stratificarsi in basso. Allora, solo allora, potrai ricostruire l'immagine del paesaggio e ritrovare le forme e tipologie dei personaggi. E chissà se essi stessi, tornata la quiete e smesso di nevicare, non siano in grado da dentro di vedere te che li stai scrutando, e di riconoscerti.
Ora immagina che sia il male ad avere in mano questa palla di vetro, e che si
diverta a scuoterla, sì da rendere pressoché incessante il turbinio della neve e
praticamente impossibile la vista verso l'esterno. Come puoi dunque sperare che quelli
che sono chiusi all'interno possano accorgersi di ciò che sta all'esterno, quando
già fanno gran fatica a vedere il proprio interno ed a comprendere ciò che sta
loro accadendo?
Da che mondo è mondo satana si diletta a scuoterlo, per
annebbiare la vista e per creare confusione. Ma sarebbe mai egli capace di confondere e mettere a
soqquadro l'eternità incommensurabile che avviluppa la sfera? Ci ha provato un tempo, quando
ancora risplendeva della luce del Suo Creatore, ma è stato relegato nel buio delle tenebre
dalla sua sconfitta, che già decretava la fine dei suoi tempi e la perdita del dono
dell'eternità.
Da allora continua a corteggiare e a tentare l'uomo,
promettendogli glorie e regni terreni in cambio di una sottomissione che di eterno ha solo
l'abbandono di Dio. Lo fece anche con Gesù nel deserto, e non Gli poteva di
sicuro proporre l'eternità di questi beni, perché l'eternità gli è
comunque preclusa e solo Dio possiede l'Amore e la Potenza necessari a garantire il Regno eterno e
la gloria eterna. Mentre la sfera d'azione di satana è stata confinata da Dio
solo e proprio in quel mondo che, in metafora, rappresento con la palla di
vetro. E lì egli si sbizzarrisce in tutte quelle diavolerie che gli uomini
lo sollecitano a praticare, quando gli giurano sottomissione per assicurarsi potere e gloria,
effimeri per se stessi e dolorosi per gli altri, per se stessi e per il Signore in Persona. All'idea
che tutto ciò avvenga, per impadronirsi del destino precario di una minuscola particella
dell'universo infinito, non si può fare a meno di concludere che l'uomo, quando
non sa rinunciare alla propria superbia e alla propria presunzione, ha veramente il diavolo che
si merita.
Sono sicuro di averti convinto. Vorrei che lo fossero ugualmente anche tutti coloro che vedono belzebù pure in quelle manifestazioni della volontà di Dio che ne ridimensionano il potere, quel potere con il quale ammalia ed irretisce l'uomo, quel potere che solo l'uomo gli riconosce e gli concede, altrimenti sarebbe veramente un povero diavolo. Ho detto quanto avevo da dire.
Vi amo tutti. Bacioni profumatissimi dal vostro Emilio
Mio caro papone, ogni volta che prendi la penna tra i tuoi ditoni, per le nostre confidenze epistolari, vengo preso da una grande emozione, la stessa che provai quella prima volta che ti chiamai papà. E' una sensazione stupenda scoprire che si possono esprimere e raccontare i propri sentimenti, e testimoniare il proprio amore attraverso la parola, detta o parlata o scritta, non soltanto per dire, ma per lasciare un segno tangibile, un ricordo indimenticabile.
E tu, caro papi, ti ricordi cosa provasti quella prima volta che dissi "papà". Non pensasti per caso che, con la conquista del linguaggio parlato, stesse per finire quella breve, ma vivida stagione nella quale gli sguardi, le carezze, le coccole e i bacini parlavano con il linguaggio dell'amore, e con la voce del cuore, quella lingua che nessuna parola scritta o parlata riuscirebbe mai a significare? Per me si aprivano sicuramente nuovi orizzonti, nel momento in cui mi impadronivo dello strumento più concreto per comunicare con il mondo, e raccontare il mio mondo. Per te si chiudevano forse le porte di un'esperienza nella quale amare non ha bisogno di dire, ma è fatto della stessa natura dell'amore, e perciò è già stato detto e scritto nella sua essenza spirituale.
Ora che ho esaurito ogni parola, con cui raccontare il mio mondo al mondo della vita terrena, è proprio la forza dell'amore sopravvissuto agli eventi che ti ha permesso di riaprire quelle porte, oltre le quali lo spirito si esprime e si intende senza parole, ma con la sola Parola. E questa, per rimanere tangibile nell'Amore che la ispira ed alimenta, si è fatta scritto, epistola, diario, componimento poetico. E tu, caro papi, ti sei fatto scriba fedele, cosicché la nostra vita, la mia, la tua, quella di mamma vivono nell'eternità e dell'eternità del bene che ci vogliamo. E scrivere non ci serve più soltanto per raccontare esperienze, ma per portare e diffondere e urlare amore ai quattro venti.
Eppure con quanta pienezza d'amore, e con quanta gioia di esprimere il mio
amore, ti chiamai papà per la prima volta! Poi sei diventato
"papi", il papi della tenerezza del mio amore e della fierezza della mia amicizia. Ed infine lo
scriba delle mie scorribande tra cielo e terra e il complice delle mie confidenze celesti.
Confidenze che vi passo per graziosa concessione di Chi vi ama d'Amore paterno e di materna
Misericordia.
Con tutto il mio amore di figlio, ciao papà, ciao mamma. Con tutto il mio amore vi amo tutti Emilio
Ciao, miei cari e dolci mamma e papà, il bene che vi voglio è così forte e grande e smisurato che non può essere contenuto nel piccolo ambito della nostra storia familiare e per questo ne supera i confini, coinvolgendo ed inondando d'amore i protagonisti di altre storie, di altre vicende, di altre esperienze. E se ne arricchisce ulteriormente per divenire un impetuoso fiume, che spazza via ogni paura o incertezza, ogni dubbio, ogni disperazione e ogni indifferenza, prima di riversarsi nell'immenso oceano delle braccia di Dio, dove tutto è limpido, trasparente e calmo, per tutta la profondità e l'estensione della sua eternità. Sicché ne godiamo gioiosamente: io, tu cara mamma, tu papi caro, tutti coloro che volenti o nolenti ne vengono investiti, ma soprattutto e sopra tutti il Signore, il cui Amore per tutti i propri figli è l'unico vero motore di questa storia dell'umanità. A proposito, dimenticavo Ginger e Fred che, anche loro, partecipano a questa vicenda in un ruolo non certo secondario, dal momento che vivono per dare amore e non saprebbero privarsene per alcuna ragione al mondo, alla faccia di quei saputoni che li ritengono incapaci.
Il bene che vi voglio, miei cari, ha un'altra peculiarità o, se
preferite, ha il dono di essere inesauribile. E, poiché è
lui che guida questa penna, non entrino in fibrillazione tutti quei sapientoni che non vendono l'ora
che tutto questo finisca presto, per la tranquillità dell'anima vostra e per
l'incolumità delle altrui anime, che potrebbero essere suggestionate dalla nostra
corrispondenza.
Per quanto Iddio solleciti l'uomo a prendersi ogni volta e una volta
per tutte la propria responsabilità nella scelta tra il bene e il male, il plagio d'amore
non è considerato reato, almeno persempre. Quindi, contro ogni previsione
ed in barba alla statistica, io continuerò a scrivere, e voi, miei
cari, continuerete a ricevere la mia posta finché Iddio lo
vorrà, e sempre con la complicità, pardon, per intercessione
della nostra Madre Misericordiosa.
Se necessario, continueremo a scrivere insieme quando ci saremo ricongiunti nel Signore, se Egli vorrà che si continui a farlo e a farlo insieme. Voi non vi lasciate dunque suggestionare o intimidire da quanti dichiarano di sapere tutto sull'argomento, ed in particolare da coloro che lo vedono come il fumo solforoso negli occhi. O solfureo? Sono preso da dubbi, caro scriba. Si dice solforoso o sulfureo, o solforico? Bivalente o trivalente? Quelli certamente lo sanno, caro papi, perché hanno dimestichezza con lo zolfo. Lasciamo quindi che se la risolvano da soli. Per quanto ci riguarda, noi continueremo a portare alto e con orgoglio il vessillo del bene e a sostenere all'infinito che il bene ne sa non una, ma molte e molte di più del diavolo. Ed è stato già tutto stabilito circa la sorte di quest'ultimo.
Vi esorto comunque a non abbassare mai la guardia, non solo nei confronti dell'altrui presunzione, ma soprattutto della presunzione e della superbia. Rimanete e siate umili, non abbandonate mai la speranza e la fede che il Signore alimenta in ogni attimo della vostra vita, dal momento che ve l'ha donata. E, sopra ogni cosa privilegiate l'Amore, che in nulla differisce da quell'Amore che vi offre in dono questo meraviglioso privilegio, per produrre frutti da condividere e da distribuire, con la stessa generosità di cui siete oggetto. Vi voglio bene, miei cari, e con tutto il bene che vi voglio vi auguro la buona notte. Ciao, Emilio portalettere a tempo indeterminato.
Ciao caro vecchio scriba, complimenti per come scrivi con scioltezza. Mi verrebbe da dire, con un sorriso: penna nuova, vita nuova!. Ma questo è un altro discorso, nel senso che, nonostante tu immagini che il cielo non abbia da insegnarmi alcuna novità, invece la mia nuova vita mi arricchisce e si arricchisce di nuove emozionanti esperienze, istante per istante. Perché non si finisce mai di conoscere l'immensità e la duttilità dell'Amore di Dio, e della Sua Saggezza e della Sua Giustizia e della Sua Sapienza e della Sua Misericordia.
Per questo abbiamo a disposizione tutta l'eternità e tutta la Sua Pazienza infinita! Ed io, mano a mano che il bagaglio della mia conoscenza si fa più pregnante, e si alleggerisce di pura e sincera estasi d'amore per Lui, sento l'urgenza di condividerne con voi se non altro la gioia, per colmarvi di gioia e di certezza. E ritorno da voi, che mai più disperate di avermi perso per sempre, perché sempre avete aspettato il mio ritorno nelle sembianze del figliol prodigo, prodigo perché vi porto i doni che l'Amore di Dio mi sollecita a consegnarvi, doni privati e pubblici al tempo stesso, frutto della Sua Misericordia riservata a tutti, nessuno escluso.E tutti, nessuno escluso, devono festosamente accoglierli. Si deve fare festa ogni volta che si ritrova l'Amore perduto, perché l'Amore vero non muore mai e rinasce sempre a nuova vita.
Come si può pensare che questi nostri incontri, non solo epistolari ma di affinità inesauribile, possano diventare, se non essere sempre più improbabili? L'amore che noi proviamo e nutriamo l'uno per l'altro, è forse stato e sarà mai improbabile? No di certo, così come non è improbabile il fatto che ora siamo insieme nei pensieri e nelle parole d'amore di questi nostri fogli, che sicuramente smetteranno di riempirsi di scritti quando anche le nostre vite si ricongiungeranno per sempre. Ma anche allora, questo nostro modo di non separarci, neppure nella separazione, sarà improbabile. E, se avviene ed è avvenuto ed avverrà sino ad allora, dove sta la sua improbabilità?
Così è altrettanto improbabile che qualche prevenuto o qualche scettico o qualche incredulo cambi idea e si convinca del contrario. Quante prese di posizione, quanti preconcetti sono stati smentiti, quante intransigenze sono state ridicolizzate dalla realtà, di quella vita della quale l'uomo presume di sapere tanto, e pretende di spiegare tutto! Figuriamoci, dunque, se è in grado di esprimere certezze sulle verità di una vita di cui non conosce nulla per esperienza diretta, e ha notizie che assumono valore solo se vi si crede per dichiarazione di fede totale nella Parola di Dio, e che si può godere solo se si rinuncia alla presunzione di sapere tutto,compreso quella di stabilirne l'improbabilità.
Altra cosa è l'atteggiamento di coloro che, pur dichiarandosi credenti ed osservanti del divino verbo, e confidando nella Misericordia di Dio, diventano ciechi e sordi di fronte ai modi ed alle forme nei quali tale Misericordia ha deciso e ha scelto di manifestarsi, come se ne conoscessero tutti i segreti, le verità, gli umori, l'intima natura. Ne sono talmente convinti e sono talmente presi dalla propria saggezza, e dalla smania di esibirla, da non riconoscere le prove più evidenti dell'Amore misericordioso del Padre, specialmente se si concretizza in realtà inspiegabili e pertanto improbabili.
Come si può pretendere che Iddio agisca secondo i canoni del pensiero e dell'esperienza dell'uomo, di quello stesso uomo che è rimasto sbalordito, non tanto dai miracoli effettuati da Gesù, quanto dall'imprevedibilità del Suo esempio e delle Sue Parole sul valore della giustizia, dell'amore, del perdono, del pentimento? E' quello stesso uomo che nelle vesti di figlio rinfaccia e rimprovera al padre felice di aver ritrovato l'altro figlio, che non voleva credere perso per sempre, di averlo perdonato senza timore di offendere la sensibilità del figlio probo, osservante, timorato, obbediente, premuroso, zelante.
E' quello stesso uomo che inchiodò Gesù sulla croce e che si nasconde nell'ombra che la croce proietta sulla terra e sulle vicende umane, in attesa che l'improbabile diventi certezza come lo è stata la Resurrezione del Figlio di Dio, e come lo sarà per tutti coloro che hanno una smisurata fiducia nell'Amore di Dio, per il Quale nulla è improbabile ed impossibile. Specialmente se c'è da portare conforto a qualche Suo figlio bisognoso.
Ora vi lascio alle cose rutinarie, ma vi do appuntamento al nostro prossimo improbabile incontro.
Ciao, bacioni schioccanti.
Dal vostro Emilio sicuramente VIVO.
Ciao papi caro. Sono giorni per voi, questi nei quali appassionatamente dovreste rivolgere a Dio Padre tutta la vostra gratitudine, per averci manifestato nel segno della passione, e del sacrificio del Figlio Gesù, tutto l'Amore Misericordioso che Egli nutre per noi.
E' un amore talmente imprevisto e talmente incredibile, che solo la fede ti
consente di coglierne il volere divino e di accettarlo senza reticenze, senza distinguo e senza
ritegno. Ma non per questo si può fare a meno di dolersi
dell'avere provocato a Dio, nelle vesti di una umanità cieca, sorda e disamorata, il dolore
di azioni ed omissioni peccaminose, di averLo indotto a redimere quella umanità peccatrice
attraverso la crocifissione di Cristo Suo Figlio.
Nulla, in fatto di
dolore, è stato risparmiato dall'uomo al Padre, dai tempi del
peccato originale, ma il Signore non gli ha mai fatto mancare il Suo Amore, che ha
sublimato nel messaggio della Croce.
E' un messaggio che l'uomo stenta a capire, oggi come allora, quando condannò a morte per crocifissione il fratello Gesù -pur essendone rimasto affascinato per la parola, la saggezza ed i miracoli- o piuttosto non vuol capire- perché gli propone l'alternativa della speranza di una inimmaginabile eternità spirituale, a fronte della concretezza di un benessere materiale che, pur se limitato nel tempo, è comunque raggiungibile e verificabile.
E' un messaggio che l'uomo fa finta di non capire, perché antepone la misericordia del perdono e l'umiltà dell'amore all'arroganza del potere e all'intolleranza dell'odio. Perché gratifica la partecipazione e la condivisione delle altrui sofferenze piuttosto che il godimento individuale dei propri egoismi e dei loro frutti, perché premia la carità, la speranza, la fede in una vita nella quale carità si fa amore assoluto, speranza diventa certezza d'amore assoluto, e fede è Dio stesso, fonte d'Amore assoluto per il Quale tutto vibra ed arde di passione, di partecipe condivisione.
E allora, se Gesù ha patito il tradimento e le violenze dell'uomo, per condividerne le tribolazioni, ed ottenere la redenzione dai peccati immolandosi per il perdono, perché l'uomo non fa il piccolo sacrificio di condividere con Gesù solo un po' di quell'amore misericordioso che Ne riceve inesauribilmente, e che gli viene offerto in cambio e a garanzia di una resurrezione gloriosa? Partecipate dunque con la più sincera passione d'amore alla Passione di Gesù, di cui si rinnova l'evento in questi giorni, perché essi siano per voi non giorni di dolore ma Pasqua di Resurrezione.
E nella luce di questa gioia vedrete anche me e l'amore che vi porto. Buona Pasqua Emilio
Caro papi, l'uomo, per quanto faccia di tutto per dimostrare il
contrario, non può fare a meno di Dio, e per quanto Ne neghi o Ne
consideri del tutto superflua l'esistenza, in cuor suo nutre o nasconde
l'inconfessabile speranza che, se Dio c'è, allora Lui saprà come farsi
vivo, se tanto Gli sta a cuore la salute e la salvezza delle Sue
creature.
In effetti è proprio così, perché
il Signore non può fare a meno di amare, curare,
proteggere i figli Suoi, nonostante le fuorvianti apparenze di una vita
terrena che, immersa nella natura e nell'imprevedibilità dei suoi eventi e comunque
percorsa da sentimenti e pulsioni maligne, li rende insensibili o poco inclini alle
Sue sollecitazioni amorose.
Dio ha infatti creato l'uomo per Amore e con Amore, e lo ha calato nelle manifestazioni sensibili e spirituali del Suo Amore perché Ne godesse a pieno, facendoseNe Egli stesso veicolo e artefice. E quando l'uomo Gli antepose l'amore per se stesso Egli non cessò mai d'amarlo, e continua ad offrirgli e ad indicargli i segni tangibili del bene da anteporre al male e dell'amore con il quale combattere l'odio. E il segno più fulgido e vivo della Sua Parola e della Sua Volontà amorosa è Gesù, fatto uomo per dire in parole umane di praticare il bene senza ritegno, in ogni direzione e senza aspettative immediate, se non quella, da non sottovalutare, di guadagnarsi il bene eterno, resuscitando dalla ponderosa materia e risorgendo ad imponderabile ma appagante amore, incontenibile ed estasiante.
D'altronde non è pensabile che l'onniscienza di Dio non fosse a
conoscenza(*) della scelta che Adamo ed Eva avrebbero
fatto, una volta sollecitati dalla diabolica trasgressione del divino ammonimento,
e di tutte le tragedie umane che ne sarebbero discese.
Ed è altrettanto
impensabile che l'onnipotente Creatore, dell'uomo e di tutte le cose, non avesse previsto di
dover riscattare i peccati di una sconsiderata umanità dedicandole in sacrificio la
divinità del Figlio fatto uomo, supremo atto d'Amore misericordioso che sarebbe
stato ricambiato con il più feroce e sanguinoso oltraggio all'uomo fatto ad immagine e
somiglianza di Dio. Perché, nel momento in cui l'uomo si faceva
artefice impietoso e disumano dell'agonia di Gesù sulla Croce,
crocifiggeva se stesso ed il proprio peccato d'orgoglio, per
riconquistare nel perdono, che Gesù invocava per lui in punto di
morte, l'opportunità alla redenzione ed alla resurrezione.
Gesù, nato e vissuto fuori del Peccato, non aveva bisogno di invocare un perdono che Iddio sapeva di non doverGli concedere, dal momento che la Divina Misericordia è riservata all'uomo che Le si affida per la consapevole rinuncia al proprio malinteso diritto al peccato e nella piena coscienza del proprio diritto al perdono, diritto invocato e consacrato dal sacrificio sublime di Gesù.
Da quel momento in poi, l'uomo è stato portato alla conoscenza, non più imprevedibile, del destino, che è già soggetto ed oggetto di conoscenza dell'Onnisciente Padre. Dio, e Gesù per Lui, Gli chiedono solo di confidare nella Misericordia di Cui sono fonte inesauribile e generosa e che rappresenta la forma più tangibile dell'Amore di Dio per l'uomo peccatore.
Da quel momento in poi, l'uomo non può ignorare che la fede gli apre le porte della
resurrezione dello spirito, per riabbracciare Colui che gli diede
la vita terrena come viatico alla vita eterna.
Da quel momento in poi, l'uomo non
può dimenticare che l'omissione del pentimento delle proprie colpe dà origine a
crocifissioni, molto più atroci di quella riservata a Gesù, che mai
avrebbe scalfito il Suo Spirito Santo, mentre quelle altre provocano morte eterna ed annullano
l'estasi della resurrezione.
Manifestiamo dunque la nostra gioia per le verità che il Signore condivide con noi e glorifichiamo Gesù per il supremo atto d'Amore Misericordioso che ci dedica dall'alto della Croce, sulla quale si è immolato per noi. Non cessiamo mai di affidare i nostri cuori alla dolcissima Madre di Gesù, perché li protegga e li preservi dalla morte eterna.
Siate fiduciosi, non abbiate paura della bontà di Dio, anzi approfittateNe, abusateNe, e ricambiateLa con tutto il vostro amore. Gli è sufficiente quello di cui siete capaci nelle vesti di figli Suoi terreni.
Ciao Vi amo. Emilio
* cfr. lettere: 27 ottobre 1996 e 23 agosto 1997 (Cielo che poesia pag. 43 e pag.48)
Cara mamma, quando il cuore è colmo di serenità, perché è completamente svuotato da ogni vertenza privata e soprattutto è pieno del Signore, che senso ha parlare di cielo e di terra, di vivi e di morti, di temporaneo e di eterno, di cose di qua e di quelle dell'aldilà? L'aldilà è già aldiquà, dal momento che Dio -che non ti ha mai abbandonata, nemmeno nelle vicende atroci della tua vita nelle quali disperavi della Sua esistenza - ha preso pieno possesso di ogni più buio recesso dell'anima tua e la inonda dello stesso bagliore della luce del paradiso. Tu non riesci a vederla, ma ne sei avvolta, e se ne avvedono quelli che prima coglievano nel tuo sguardo il buio baratro della disperazione.
I sensi, che il Signore aveva ispirato nella vita, vivificando l'argilla
apparentemente inerte dell'uomo, facevano parte dell'immensa dote che ne accompagnava la creazione,
ed erano commensurati alla sua nobiltà e dignità di figlio di Dio.
Pari a quelli
del suo creatore, erano talmente elevati nella materialità e nella spiritualità del
suo essere, che gli assicuravano la più assoluta ed armonica sintonia con il
Padre e, al tempo stesso, il più completo dominio sugli esseri e sulle cose
della dimora terrena, amata e rispettata in virtù delle comuni
radici.
Ma, in seguito alla colpa e alla responsabilità del
peccato, i poteri sensoriali furono ridotti ai minimi termini e agli
infimi livelli della scala del mondo animale, di cui l'uomo rappresentava
il gradino più alto in termini di intelligenza. Sicché, per quanto intellettualmente
dotato, non riuscì più a vedere la dolcezza del
sorriso del Padre, ad ascoltare la saggezza della Sua Parola, a godere del
calore sincero delle Sue carezze, ad avvertirNe la presenza per il
profumo inebriante al gusto e all'olfatto. Insomma, ormai tagliato fuori da ogni contatto nel reale
con il Padre reale, all'uomo non rimane altra risorsa che quella
dell'affinità spirituale, cioè di una ricchezza non valutabile
concretamente e godibile solo confidando "al buio" nella Misericordia di Dio.
In questo atto di fede non è indifferente il contributo intelligente della ragione, risorsa essenziale ed irrinunciabile nelle scelte tra ciò che è bene e ciò che è male agli occhi del Signore, quegli stessi occhi con i quali Adamo aveva avuto il dono di distinguere il bene dal male e di vedere il proprio destino una volta che si fosse lasciato fuorviare da un atto irresponsabile. Mai come allora l'uomo ebbe il dono della responsabilità, così come aveva avuto la gioia della conoscenza diretta di Dio e della Sua infinita prodigalità. E, nonostante se ne fosse volontariamente privato, Iddio non gli si è mai negato né mai lo ha rinnegato, al punto di farsi carne come lui perché i suoi sensi Ne cogliessero a pieno la reale esistenza e l'intelligenza Ne riconoscesse la matrice divina ed il valore misericordioso.
Sensi ed intelligenza, uniti nella fede in Chi ne ha dotato
l'uomo, sono gli strumenti che
garantiscono l'opportunità di trovare e riconoscere
Dio dentro di sé e nella realtà circostante.
I
sensi, per quanto nettamente inferiori rispetto a quelli degli altri abitanti della
terra, sono più che sufficienti per cogliere in tutte le
manifestazioni naturali un senso ed un ordine superiore, tendente al bello e
mirante all'armonia. La ragione ha in sé tutte le
potenzialità creative di elaborare, dalle suggestioni sensoriali, il convincimento di una
origine non casuale dell'ordine e dell'armonia che regolano il creato. La
fede è il collante dei sensi con la ragione e il
catalizzatore di tutte le aspirazioni che questi ispirano, soprattutto l'aspirazione ad
una realtà già vissuta e mai
cancellata dell'armonia e dell'amore che sono in Dio e da Lui emanano,
non da un ordine creato ex novo e dominato dall'uomo.
Se dovesse attuarsi questa
possibilità Iddio avrebbe fallito nel suo progetto, ma Egli è infallibile.
Dio ha affidato alla Sua servizievole Maria il compito di ricondurre l'umanità sulla via della salvezza e dell'eterno giubilo, scegliendoLa come mamma sublime e devota del Figlio Suo, incoronandoLa Regina del cielo e della terra e conferendoLe il titolo di Madre Misericordiosa di tutti i Suoi figli.
Compito che Lei sola svolge dispensando in cielo tutto l'Amore della Sua Santità e in terra tutta la tenerezza di Mamma, forgiata ai dolori della vita e alla disperazione senza altra speranza che quella di ritrovare in cielo la propria materna serenità. La stessa che anche tu, cara mamma, sai trovare in quel cielo attiguo nel quale mi sai vivente, e che già esprimi negli sguardi e nelle parole. Per tutto questo mi fai felice, cara mamma mia, e ti voglio bene e prego con tutto il cuore il Signore... che mi ceda un piccolo, piccolo spazio del cuore tuo.
Ciao Emilio
Madre Nostra,
Che sei in quei cieli che fecero santo il Tuo nome, di figlia immacolata del Padre e di Madre virtuosa del Figlio; ispiraci tutta l'umiltà necessaria a fare nostra la volontà del Signore di averci figli Suoi, in terra e nel Suo Regno, supplicaLo affinché non ci si neghi mai come pane consacrato di vita terrena, e lievito divino di vita eterna.
Insegnaci a perdonare, con la stessa generosità che Egli ci mostra nel perdonare i nostri peccati, e con lo stesso impeto misericordioso che ci riserva e ci dona. Tu stessa indicaci la via dell'Amore, che non conosce rancore né disperazione, e che perdona debolezze. E, lì dove queste si fanno tentazioni, aiutaci a farne strumento di pentimento sincero e di perdono accorato.
Accoglici nel Tuo grembo materno, come spaesati figli sulla terra e angeli indomiti in cielo, eletti come valoroso esercito di Maria Misericordiosa, affinché si compia per sempre la volontà di Dio di liberare dal male l'umanità per mano Tua. E così sia.
Miei cari, pregate la nostra Madre Misericordiosa, perché si faccia sentire vicina e presente tra voi, come Ella lo è nella realtà della vostra vita terrena. Non cessate mai di cercarLa nei vostri cuori, non disperate mai che Ella vi si neghi, non temete mai di angustiarLa con le vostre richieste e le vostre suppliche. Maria è sul serio nostra Madre a tutti gli effetti.
La vita Sua è stata consacrata ad essere una mamma molto speciale, Una di quelle mamme, forse l'unica, alle quali i figli danno ascolto. E il Figlio Suo è Gesù, non dimenticatelo mai. Rivolgetevi dunque a Lei in ogni maniera come meglio vi viene e, se vi riesce difficile, dedicateLe ogni sera questo omaggio amoroso che mi sgorga dal cuore.
Vi voglio bene Emilio
Miei cari, quando vi chiedono con sincera meraviglia, o con malcelato sospetto, chi sia il vero autore dei diari del cielo, rispondete con una parola sola: Amore. Allora, non è più il vostro Emilio? Certo che lo è, ma non è più l'Emilio vostro e basta, e non è più solo e soltanto tutto per voi l'amore dell'Emilio che voi amate con tutto il cuore, perché il vostro Emilio fa parte dell'amore universale e perché, dedicando a lui tutto il vostro cuore, l'avete praticamente riservato tutto a Dio.
So quanto sia difficile capire ed accettare questa verità, ma voi sareste realmente capaci di non leggere, in tutta questa storia, il pensiero e il volere di Dio? Chi sarebbe in grado, se non Lui, di farsi artefice, e messaggero al tempo stesso, di un amore così intenso ed intimo, così rasserenante e consolatorio, così partecipe e complice, così confidenziale e rassicurante? Chi più di Lui potrebbe fornirvi notizie più aggiornate e veritiere sul mio stato di salute e di spirito? Se ad esempio lo foste voi, i miei genitori pieni di amore e di tenerezza, per quanto me ne vogliate, vi sarebbero sufficienti, non dico a descrivere e trascrivere, ma solo ad immaginare lo stato di grazia nel quale desiderereste io fossi?
Solo chi sta in Dio e con Dio conosce l'emozione, la commozione, la devozione e
l'adorazione, che l'amore Suo suscita e sollecita, perché
Egli Stesso ama di un amore emozionato e commosso, devoto ed adorante, ma
soprattutto paterno e materno al tempo stesso.
Come posso farvi capire
tutto questo, miei cari? Ogni tentativo di trovare una similitudine umana non sarebbe in grado di
configurare questa straordinaria natura, si fa per
dire, dell'amore che Iddio nutre per noi Suoi figli. Ecco, Egli
nutre Amore e ci nutre d'Amore come la madre che allatta al seno i propri figli, ai
quali ha dato la vita e continua a dare la vita, quale unico scopo di vita.
Ecco, Egli nutre Amore e ci ricopre d'Amore come quel padre che ci ha dato la vita e la difende con tutte le forze e con tutto l'orgoglio del capofamiglia. Insomma, come ho avuto l'occasione di dirvi, Dio è papamma e non è una chimera, ma è l'espressione più bella, più completa ed appagante dell'Amore che Egli riserva alla Sua famiglia sterminata, che anima i cieli e che in Lui si appaga e di Lui si nutre.
Ed io, in quei cieli, appartengo a Lui, condividendo con Lui tutto l'amore che mi dichiarate e mi dedicate, e condividendo con voi, miei papamma in terra, tutto l'Amore del quale Egli mi rende partecipe e testimone. Ed io ve lo testimonierò, non solo perché ne traiate motivo di conforto, di sostegno e di speranza, ma affinché, rafforzati nella fede, ne condividiate generosamente la certezza con tutti coloro che hanno bisogno di sentirsi Iddio vicino e partecipe delle proprie vicende. Sicché io stesso potrò dichiararmi orgoglioso figlio del Padre celeste ed orgoglioso figlio della mia mamma e del mio papà in terra.
Quando sarete qui con tutti noi, i nostri e i vostri ruoli si uniformeranno in quello inebriante di eterni figli di Dio. Ma questa è una storia che non fine.
Ciao Emilio sempre vostro e di Dio persempre.
Cara mamma, tra le tante debolezze e manchevolezze degli uomini, guardati dalla malizia, cioè dalla tendenza consapevole al male. Essa non alberga nell'anima incontaminata, ma è figlia della mente e parla quel linguaggio subdolo che, sotto mentite spoglie, tende a dissimulare un'autorevolezza e una competenza consapevole, ma tollerante e benevolmente accomodante. Solitamente costruisce il suo operare sulla base del pregiudizio o meglio sul preconcetto, cioè sul giudizio precostituito circa cose, persone, azioni e loro pensieri, e non già sulle indagini da svolgere prima di esprimere giudizi in merito.
Perciò diffida di quelli che usano un linguaggio mai concretamente
limpido e lineare, e mai del tutto accattivante e convincente. Nel quale, in
breve, l'ambiguità della parola e l'abilità ad addomesticarla al pregiudizio
sovrastano il peso e la consistenza del pregiudizio stesso.
Impara a riconoscere la
parola con la quale la malizia si esprime e non
confonderla con quella
della maldicenza, che, contrariamente alla prima, arriva, senza mezze misure,
a dir male di chi vuol colpire, e lo fa solitamente non condizionata dal pregiudizio e talvolta
inconsapevolmente. Nell'incertezza, fa sempre riferimento allo stile ed alla disarmante
ovvietà della Parola di Dio, che non si presta mai a fraintendimenti ed
è sempre e solo detta ed indirizzata al
riconoscimento della dignità dell'uomo.
La Parola di Dio non si presta a valenze interpretative di comodo e non
dà adito a pregiudizi, perché è frutto dell'Amore
assoluto e Ne esprime tutto il vigore e tutta l'intensità:
amore indissolubile, amore inflessibile,
amore gratuito, amore fuori della portata della mente dell'uomo, ma
sicuramente fruibile dai cuori aperti ad esso. Per aprirsi a questo genere divino d'amore, la Parola
di Dio ripete e consiglia fede e speranza.
Questi due sostantivi
sono essenziali a condividere la parola-pensiero di Dio, specialmente
quando il Verbo, pur nella sua chiarezza e trasparenza, appare incomprensibile all'umana mente.
Questo succede quando la presunzione dell'uomo si
inerpica testardamente su torri babeliche, mentre ha un
unico e diamantino significato quando si manifesta all'uomo che crede, e che spera in tutta la
santità del suo spirito.
La fede e la speranza di cui ti parlo, cara mamma, sono la stessa fede che il Signore confida nelle sue creature, e la stessa speranza che Egli esprime in un mondo -il solo- in cui l'uomo sia centro e bersaglio di quell'Amore sublime e concretamente totale, che solo fede e speranza permisero all'uomo di immaginare, prima della venuta di Cristo, e sul quale gli danno la forza di fantasticare dopo la Sua morte e resurrezione.
Fede e Speranza non sono pregiudizi né vengono sostenute ed alimentate da questi ma ne vengono infiacchite, non tanto in chi se ne sente vittima quanto piuttosto in chi se ne fa portavoce. E tra costoro vi sono alcuni che, nella consapevolezza di possedere una cultura teologica fuori del comune, scambiano la propria conoscenza con la Sapienza, che solo a Dio è connaturata, e si fanno interpreti e mediatori delle Sue volontà e dei Suoi intendimenti. In questa folle ed inconscia perseveranza nel peccato di superbia, elargiscono anatemi e tirate d'orecchie. Forse senza malizia ma con la malizia di chi, elevatosi ad un livello superiore, per meglio contemplare Iddio e meglio compenetrarNe il pensiero, si dimentica completamente dell'umanità, che ha lasciato un gradino più giù, in attesa, senza malizia alcuna, di ricevere qualche parola di conforto.
Per fortuna il Signore non si serve di questi intermediari babelicamente incomprensibili e parla direttamente con i Suoi figli, sollecitandoli nella pratica della Fede e della speranza nella Parola Sua e nella Chiesa, che ha il compito di custodirLa e parteciparLa, nella Sua purezza essenziale e nella Sua sconcertante semplicità.
Che la Parola di Dio ti illumini e il Suo Amore ti protegga, cara mamma, e la malizia abbia il destino che si merita, che è già stato pregiudizialmente decretato.
Ciao. Il tuo Emilio
Ciao, vecchio caro scriba arrugginito. Nella penna, naturalmente, oltre che nelle giunture. Per
quanto io ti chiami vecchio, ti preferisco di gran lunga giovane di entusiasmi e
reattivo alle cose della vita, che va vissuta con pienezza di convincimento fino
all'ultimo prezioso istante. Prezioso perché in esso tutto si concretizza, e la
speranza non guarda più al futuro, e la fede non conosce più incognite e promesse e
l'amore fluisce senza pesare o esigere rinunce.
Poi, di prezioso c'è
l'eternità da condividere con Dio nell'immensità del Suo Amore, che
è anche stile di vita eterna, atmosfera d'incontri e
convivenze spirituali, luogo di ritrovarsi, di riabbracciarsi, di
riprendere insieme un cammino intrapreso insieme, ed interrotto da biologici
regolamenti, con l'energia, gli entusiasmi, la curiosità, gli interessi e la
spensieratezza di quell'età giovane che tanto affascina il Signore, al punto di averne
fissato il limite nella giovane età del Figlio diletto.
Mentre il tuo tempo scorre, e tu ti preoccupi di consegnare finito e bene
eseguito e in tempo il compito che ti è stato commissionato, io temporeggio
fuori di quell'ultimo prezioso istante. Perché amo esserti vicino
quando scatterà per te, per assicurami che tu non abbia la tentazione di tornare
indietro per portare a termine qualche tuo lavoretto lasciato in sospeso, e condurti al cospetto di
Dio senza rimpianto alcuno.
Non ci si può presentare a Dio con lo sguardo
rivolto a ciò che si lascia dietro le spalle, ma Gli si deve andare incontro
fissandoLo negli occhi, con gli occhi e tutta la persona di chi, pieno di gioia per l'orgoglio di
chiederGli perdono, sa di trovarLo felice di concederlo.
Perciò, caro papi, continua pure ad applicarti alle cose della vita con l'impegno ed il vigore che ti sono congeniali. Poco importa se ne deriverà minore tempo da dedicare alle nostre letterine. Abbiamo già riempito migliaia di pagine d'amore privato e universale, e non cesseremo certamente di farlo ancora. Poi, dopo l'ultimo attimo prezioso, vivremo solo per e di Amore universale e non serviranno strumenti, se non quello stesso amore che certo non ci difetterà.
Allora scoprirai pure, non senza meraviglia, che non provi più quel dolore interiore di cui
sempre si è portati parlare e manifestare in terra. Infatti, in cielo c'è
solo una forma struggente di dolore: quello che il Signore soffre per quei Suoi figli che
muoiono di peccato e nel peccato.
Dunque, non ti preoccupare di chi lasci, di che
cosa lasci e a chi lasci. Preoccupati solo di non lasciare il desiderio di una vita
ormai compiuta, il rimpianto per non aver fatto o avuto tutto quello che avresti desiderato e
soprattutto un cuore carico di frustrazioni...
...Vivete insieme nell'amore con fede e con speranza tutto ciò che vi
resta da vivere, senza fretta, paure, angosce. L'Amore di Dio ed
anche il mio, perché no, continuerà a
sostenervi per riportarvi lì dove non esistono primi e secondi, né
in ordine di tempo né in ordine d'amore. Eccezion fatta per Colui che tutto esprime in
assoluto all'infinito. Il Padre di tutti noi.
Spero, caro rugginoso
vecchio scriba, di aver oliato con queste mie parole le tue giunture un po' rattrappite, e quella
tua penna un po' recalcitrante. Ti voglio bene con te mamma e i miei cagnolini. Certe volte dovreste
prendere esempio da loro, per tutto quanto dimostrano di saper dare e di poter chiedere.
Perciò si chiamano amici fedeli.
Ciao Emilio fedelissimo
Il mio amore per voi, che mi avete dato la vita, è di gran lunga più rassicurante ed appagante del vostro desiderio che questa corrispondenza non venga mai a cessare, sino a quando essa servirà a convincervi -e non solo voi, miei cari genitori- che certe distanze sono soltanto apparenti, fittizie e pretestuose. Quando avrete varcato il diaframma, che ci divide in termini di tempo e di spazio, scoprirete come effettivamente siano solo apparenza, e il vostro desiderio svanirà persempre, mentre si faranno spazio la certezza e la gioia dell'Amore, che viene elargito senza risparmio, e senza preferenze. Non vi sarà dunque motivo di alcuna forma di desiderio, perché l'amore che vi sarà dato, e quello che voi stessi contraccambierete e distribuirete, è talmente totale ed estasiante da non conoscere né il desiderio, né il bisogno, la necessità, il piacere di fruirne o di donarne.
Cerco di spiegarmi meglio. Qui, noi siamo sovrassaturi di amore e questa nostra beata condizione non ci pesa né opprime in alcun modo, dal momento che non abbiamo problemi di spazio o tempo che ci limitino dal riceverne ulteriormente, sicché non ne proviamo quel desiderio che nasce dalla privazione o dal difetto. Allo stesso modo, poiché non soffriamo di limitazioni ad elargirne, non sentiamo il desiderio pressante o snervante di chi ti vuol fare dono di una cosa in tutta la sua interezza quantitativa e qualitativa, ma non si trova nella possibilità di farlo concretamente.
Questo non significa, però, che il nostro essere amore privo di desideri, ma ricco di principi e di doveri, ci impedisca in qualche modo di esprimere i nostri sentimenti e di vivere di sentimenti.
Non dovete pensare alla vita in cielo come ad una condizione in cui il massimo del bene, della perfezione dell'Amore, renda tutto piatto, monotono, scontato ed ineluttabile. E' vero che qui si trova il Meglio del meglio, ma è altrettanto vero che noi tendiamo a Lui non per desiderio ma per l'attrazione che esercita il Bene Assoluto, Che mira all'armonia universale della quale ognuno è particella incommensurabile in termini umani.
E' il principio dell'armonia quello che guida e scandisce i ritmi e le passioni della vita eterna. Quando vi parlo di ritmi e passioni lo faccio perché voi comprendiate meglio di cosa vi sto parlando. Così come quando vi dico che non vedo l'ora di riabbracciarvi, non configuro quel desiderio che voi mi raggiungiate al più presto, o il timore che qualche cosa ve lo possa impedire, perché, indipendentemente dalla certezza dell'evento, io già sono con voi fuori dal tempo e dallo spazio, così come lo ero prima che voi mi donaste la vita. E voi stessi lo foste, lo siete e lo sarete a vostra volta.
Come si può immaginare piatta, monotona e monocorde l'Armonia, se questa è fatta dall'unisono di infinte vibrazioni che rappresentano gli infiniti modi di pulsare dell'amore? Voi, ad esempio, vibrate dell'amore umano che provate per me, e ricevete le vibrazioni dell'amore che vi porto, sia nel ricordo che voi ne avete, sia e soprattutto nella realtà e nella consistenza spirituale che vi trasmetto e che vi testimonio. E al tempo stesso vibrate d'amore filiale per il Signore del cielo e della terra, di quello più tenero per la Madre Misericordiosa e di quello più devoto e grato per il Figlio di Dio, perché tutti vi riempiono di tenerezze e di vibrazioni amorose. Ebbene, avvertite qualche dissonanza, qualche fastidio, qualche disagio? Vi sentite forse amati con monotonia? Ed è per voi tutto questo privo di emozione, di gioia, di esaltazione? Vi sentite o no in pace, in armonia con Dio e con voi stessi? E se lo siete ora, che state ancora con i piedi per terra e con il cuore in cielo, non sapete cosa vi aspetta quando sarete quassù in tutto il vostro essere? Sentirete che musica!
Non posso dirvi altro. Verrà anche per voi il tempo della conoscenza senza tempo, e non finirete mai di stupirvi della sua vastità imprevedibile e inesauribile. Se questo pensate sia monotono! Vi lascio -anche se non vi lascio mai- a cercare di riordinare le idee.
Vi voglio bene, miei cari, e vi custodisco nel mio cuore proprio come voi fate con me.
Ciao Emilio
Caro papi, quando ti accorgi di provare una indicibile emozione di fronte ad un tramonto dai colori mozzafiato, di cui la stessa natura si stupisce, ti viene mai in mente che l'autore di quel capolavoro è Dio? Oppure ti sforzi soltanto di ricordare se ti è già capitato di godere di uno spettacolo così straordinario? Magari ti sembra di avere già visto quel sole, ardente di fuoco, sfumare lentamente nel viola del mare e prenderne il colore.
E' il mare con le sue acque profonde a portare refrigerio a quella palla infuocata, o non è piuttosto questa a farsi inesorabilmente strada nell'orizzonte, con il suo insanabile calore? E, se di volta in volta, ti riesce di dare una risposta a ciascuna di queste domande, potresti dire qual è la soluzione più emozionante? Tutto questo è più che sufficiente a darti emozioni, oppure ti emoziona ogni volta scoprire che dietro a tutto questo c'è Dio? E' così. Lo spettacolo non è stato, non è e non sarà mai lo stesso, e così pure le emozioni che ne derivano, finché c'è la mano di Dio.
Forse tu pensi, caro papi, che tutto questo porsi domande cui rispondere non avrà più alcuna ragion d'essere. Una volta lasciata questa terra, prodiga pure di simili emozioni oltre che di tanti dolori, che importanza avranno i tramonti solari ed i loro emozionanti colori?
Eppure non è così. Anche qui in cielo, una volta che te lo sarai guadagnato, scoprirai tramonti ed albe, soli e lune e stelle impegnati ad inventare spettacoli sempre più emozionanti e non molto dissimili da quelli che già tanto ti emozionarono, non solo per l'impatto immediato ma anche per tutti gli interrogativi che ti posero. Qui non cambia proprio nulla, caro papi. E' tutto come prima, solo che non hai domande da porti né risposte da darti, dal momento che Dio è presente in carne ed ossa e non fai alcuna fatica a credere che tutto questo è opera Sua.
Per questo ti sentirai ancora più emozionato di quanto ti ha dato e ti darà per sempre, caro papi. Ma, fino a quando non ti sarai guadagnato il cielo, lasciati prendere dalla sana emozione di godere della generosità del Signore in ogni attimo della tua vita terrena e ringraziaLo per tutte le occasioni emozionanti che ti riserva. E aspetta il prossimo emozionante sorgere di luna piena.
Ciao Emilioemozioni.
Caro papi, capita assai spesso di esprimere pareri negativi circa la moralità ed
il cinismo, la cattiveria e la brutalità di molti individui, e di augurare
loro la giusta punizione, per le violenze morali e fisiche perpetrate. Ove ciò non avvenga
per mezzo dell'ordinaria giustizia terrena, si implora la giustizia
divina e si confida nella sua immancabile
puntualità.
Molti infatti, in particolare coloro che si
considerano uomini probi, e si sentono già nell'anticamera del paradiso, si
sentirebbero imbarazzati a condividere il Regno di Dio con qualcuno di questi pessimi
soggetti, solo perché ha trovato l'estremo coraggio di redimersi di fronte al
Signore riconoscendo i propri errori e chiedendo perdono. Ma, colui che ha la
forza e l'umiltà di implorare la Misericordia di Dio nell'ultimo
istante è molto migliore di chi si dimentica, nel raccomandarsi a Dio e
alla Sua Giustizia, di pregarLo affinché indichi la strada del ravvedimento al peggiore dei
peccatori.
Ma cos'è questo ultimo istante, di cui chiunque dispone in fin di vita, per chiedere perdono a Dio? Non è certo un attimo, se può diventare l'eternità del Bene e del male. Non si può essere così sbrigativi nel decidere di scegliere Dio o mammona per sempre. Ebbene, in quell'ultimo istante si ha la facoltà di rivivere tutta la tua vita trascorsa, di rileggerla in chiave di discernimento, di contare le opere, gli errori, le omissioni, i peccati e farne ammenda con tutto il tuo cuore, in presenza e con l'aiuto di Dio. Questo trattamento è uguale per tutti nessuno escluso, sta a Dio decidere se la verifica e il pentimento sono sinceri. Il resto non conta.
Così come non ebbero valore i trascorsi delittuosi del ladrone pentito, al quale, dall'alto della croce, Gesù garantì che sarebbe entrato quel giorno stesso con Lui nel Regno di Dio. E lì, come non ti puoi portare appresso i beni terreni, non ti ci puoi portare nemmeno i peccati che ti sono stati rimessi. Di fronte ai quali non esiste una doppia personalità umana, una incline al bene e l'altra predisposta al male che convivono nella stessa persona, come il diavolo cerca di far credere.
Nel paradiso terrestre Adamo ed Eva erano puri e incontaminati, e furono tentati ed indotti al peccato dal principio del male, che non conviveva in loro. E i figli che generarono nel peccato dovettero confrontarsi giorno per giorno con il bene e il male, che offriva loro la vita alla quale erano stati condannati dall'atavico errore. Poi, con la venuta di Cristo, il battesimo conferì la Grazia di discernere tra il bene, quello che avevano impresso nel dna spirituale in qualità di figli di Dio, e quello che trovavano nella natura che li circondava, e il male che li tentava in ogni istante ed in ogni sua espressione, per contaminarli ed impossessarsi dell'anima per sempre.
La vita terrena è dunque l'ambito in cui l'uomo si confronta continuamente con il bene e il male, ed opera scelte in cui valgono soprattutto le opzioni finali, quelle definitive. E non vi è alcuna doppia personalità che combatte per definire il proprio predominio.
Gesù, Che in tutto rappresenta l'incarnazione umana dello Spirito divino, anche Lui subì le tentazioni del maligno e seppe scacciare quel satana che non era certamente dentro di Lui, ma dal di fuori lo provocava con tutte le lusinghe e le malizie di cui è capace. Egli non peccò, dunque. Dentro di Sé non aveva il peccato, ma aveva il potere di perdonare perché era Iddio Misericordioso, fatto Persona per la redenzione dell'umanità peccatrice. La Sua discesa in terra non avrebbe avuto alcun motivo se l'umanità figlia del peccato originale non avesse continuato a peccare, in seguito alle tentazioni di satanasso. E lo stesso destino sacrificale di Cristo non si sarebbe attuato nella Crocifissione, se non ci fosse stato satanasso in persona ad orchestrarNe il tradimento e la condanna a morte...
… E' evidente comunque che il male non è connaturato all'uomo, ma fa parte del gioco della vita. Che non si conclude con la morte, se all'ultimo istante tutti i peccati sono stati rimessi. Sicché domani ti ritroverai in cielo con colui dal quale subisti un torto, ma non te ne accorgerai perché egli ormai risplende della stessa purezza della Luce di Dio. …
… Un bacione a tutti coloro che nella fede trovano il miglior antidoto a belzebù.
Ciao a tutti. Emilio per tutti.
Cuore come centro d'amore e come bersaglio d'amore. Siate sempre pronti ad
accogliere nei vostri cuori chi vi cerca l'amore, di cui ha bisogno per sentirsi consolato e
sostenuto ma soprattutto rassicurato. Non deludete mai chi vi sollecita a dare il
conforto che rafforza la fede.
Lasciate sempre aperti i vostri cuori
all'amore riconoscente di chi vuole confidare l'ammirazione per
l'amore che lenisce ogni dolore, che cancella ogni ribellione,
che rinvigorisce ogni speranza.
L'amore che date e che ricevete sia, insomma, identico a quello che vi
riserva il Signore.
Non è una cosa impossibile, né
è blasfemo pensare che si possa amare come Lui. Anzi, è bene che vi sforziate e vi
abituiate, dal momento che ogni uomo è in grado di farlo in qualità di
figlio di Dio. I vostri cuori sono stati ideati per operare in tal senso, abbiate
fede anche in questo e non sentitevi inadeguati al compito.
Ciao Emilio
Caro papi, quando un figlio viene alla luce, il padre, che lo ha desiderato e concepito come frutto d'amore, confida nella forza e nella costanza di questo amore, per vederlo crescere sano e forte, non soltanto in salute ma anche nella volontà di ricambiare l'amore di cui è oggetto, facendosene egli stesso bandiera ed esempio. E il figlio, cullato e protetto in una coltre d'amore, non deve far altro che esserne grato al genitore e ricambiarlo con tutto il suo amore. Insomma, il padre confida nella gratitudine filiale e il figlio confida nella paterna gratitudine, se ha capito e ricambia con il proprio amore l'insostituibile dono dell'amore paterno..
... La stessa cosa esprime l'Amore del Padre celeste. Infatti Egli non vuole semplicemente farci convinti del Suo Amore, ma desidera che noi Lo riconosciamo e Lo facciamo nostro imparando ad amare come Lui ci ama, e che Gli dimostriamo di aver capito ricambiandoLo con lo stesso amore verso la Sua Persona e verso tutto e tutti quanti da Lui discendono.
Infatti, se tutte le creature di tutti i mondi sono il frutto dell'Amore divino, per quale motivo non dovremmo riamarle dello stesso amore appreso da Dio, sapendo che così otteniamo la Sua e la nostra felicità? Non vi parrà vero di condividerla con Lui nell'amore che Gli portate e la tenerezza che Egli prova per voi. Questa è la felicità assoluta. Questo è il futuro che vi auguro, miei cari.
E così sia. Emilio
Mio caro scriba fedele, ecco un tema, quello della fedeltà, che vale la pena di prendere in considerazione per sottolineare come questo vocabolo, che esprime un significato ed un impegno rigoroso, venga molto spesso preso sotto gamba. La fedeltà è un sentimento o un'esigenza personale, privata, soggettiva, oppure è un sentire universale irrinunciabile?
Vediamo di capire come stanno le cose. Tanto per cominciare, la
fedeltà non è fine a se stessa ma riguarda la sfera dei
sentimenti e delle regole che intercorrono tra sistemi semplici e complessi, come
soggetto e oggetto, persona e persona, persona e cose, tra i quali è stabilito una sorta di
patto, che è tanto più rigoroso quanto più si discosta dalla natura
umana.
Mi riferisco, per intenderci, al rigore di certe regole
fisiche e alla fedeltà con la quale esse sono applicate e
rispettate: la fedeltà della luna alla terra e di questa al sole e al sistema
solare, la fedeltà del sole alla sua galassia e di tutte le galassie al principio della
vita. Pensa che mirabile rigore di fedeltà alle regole è
capace di produrre la materia.
Poiché tu sai bene che il principio della vita è Dio, ti salta subito all'occhio l'estrema fedeltà della materia alle regole dettate da Dio. Ma puoi giustamente obiettare che la materia non pensa e quindi non è in grado di contravvenire alle regole che le sono state imposte, né le potrebbe contestare e tanto meno modificare. Ed è qui che ti volevo. Perché tu sei già pronto ad eccepire che altra cosa è la fedeltà ad un rapporto instaurato tra uomo e uomo, uomo e natura, uomo e Dio. Se prendiamo in considerazione proprio quest'ultimo binomio, già ti sento pensare che è stato Dio ad imporre all'uomo le regole da rispettare per riconoscenza e fedeltà al Padre, che gli ha dato la vita senza che fosse richiesta.
Invece,io dico che fu proprio Dio a testimoniare la Sua esigenza di fedeltà verso il figlio. Come quando quest'ultimo manifestò la propria solitudine e immediatamente Dio gli procurò una compagna, con la quale condividere reciproca fedeltà e la fedeltà al Padre . ...
... E cosa chiese loro il Padre fedele come segno di fedeltà? Nient'altro che di confidare in Lui, nella Sua onniscienza ed onnipotenza, cioè nell'esperienza ed autorevolezza riguardo alla gestione dei rapporti con il male assoluto. Fedeltà come persuaso riconoscimento e convinta accettazione dell'autorità dell'altro, dove autorità non è prevaricazione, non è prepotenza, non è sopraffazione, ma forza, esperienza, giustizia, amore messi al servizio degli aventi diritto, cioè di tutti gli esseri viventi. Questo principio non è connaturato solo ai rapporti tra Padre e figli, tra figli e genitori, tra governanti e governati, ma costituisce una delle essenziali regole di tutte le società animali, dalle specie meno evolute a quelle più emancipate. Mio caro, vecchio scriba fedele, fedeltà è rispettare la parola data. E il Dio della Misericordia, Quello fatto a misura di Dio e non a misura, uso e consumo d'uomo, è l'interprete più sensibile e fedele di questo principio. Ne ha dato prova e lo proverà persempre.
Si potrebbe dire, a questo proposito, che il patto è solitamente un'intesa tra
almeno due o più soggetti e qui, invece, si invoca fedeltà ad un patto e ad una
parola d'onore voluta da un solo Soggetto, con le stesse modalità per le quali
nessun figlio viene messo al mondo per sua volontà e con il suo consenso, e nulla è
stato voluto e creato senza il primigenio volere di Dio.
Ebbene sappi, caro papi,
che l'essere umano è depositario del diennea biologico dei tuoi genitori ed
è il custode del diennea spirituale che Iddio affida a tutti i figli suoi. Da
qui discende l' insopprimibile desiderio di essere padre per tramandare non solo il
seme della specie ma anche il seme di quell'amore caldo, protettivo ed autorevole che già
ti fece assaporare la gioia di essere figlio dei tuoi genitori e il compiacimento
di essere figlio di un unico Padre, Che è il padre di una immensità di figli unici in
cielo. E tu sai molto bene quanto è grande e intenso l'amore che si riversa sul figlio unico,
e quanto altrettanto grande ed intenso è quello che se ne riceve in un tacito, reciproco
patto d'amore.
… Fedeltà è anche immutabilità negli
affetti, ma nessuno in questo senso è più infedele dell'uomo, infedele
verso Dio e verso i propri simili, verso la natura che lo ospita e gli dà sostegno, e
soprattutto verso se stesso, fatto ad immagine e somiglianza di Dio: a Lui conforme. Mai come in
questi termini la conformità è indice di fedeltà nella forma
più bella dell'essere fedeli, quella di rappresentare la copia esatta, la copia fedele
del Padre. Se l'uomo del tempo e dello spazio non lo sa o non vuole riconoscerlo,
allora è bene che si affidi a Dio perché lo illumini e lo
ispiri a ritrovare e riconoscere nella fede le radici della propria identità.
Forse ho
approfittato troppo della tua fedele disponibilità, caro scriba, ma ne valeva la
pena. Sei d'accordo?
Un abbraccio dal tuo fedele amico nell'eternità. Emilio
Caro papone mio, desidero scambiare quattro chiacchiere con te, quattro chiacchiere tra uomini, tra vecchi amici, con buona pace di quanti, nella presunzione di sapere tutto e di più, di quanto succede nel cosiddetto aldilà, troveranno da ridire che io voglia far intendere che il mio spirito è di sesso maschile.
Come se Gesù o Maria Misericordiosa e tutti i santi del paradiso, che hanno trascorso l'esperienza terrena, fossero tutti neutri e, saliti al cielo, avessero perso il proprio modo di essere, la propria identità nell'amare e nel soffrire, nel gioire e nel patire, insomma la propria umanità.
Dio stesso, che è l'essenza più pura dell'Amore, il concentrato
più onnipotente dell'Energia e più onnisciente della Sapienza, e pertanto lo Spirito
più asessuato di tutto il Suo creato, quando volle dare la vita ad una creatura
umana che avesse le Sue sembianze, la fece Maschio. E
quando, per redimere l'umanità, concepì di incarnarSi
lo fece nelle vesti di un uomo.
Come
potrebbe mai intercedere la Madre
santissima dell'Uomo divino, con tutto l'afflato di mamma
trepidante e premurosa, se avesse lasciato in terra ogni palpito
di amorevole maternità e ogni anelito di femminea
protettività?
Solo Iddio ama di amore paterno e materno,
perché è Amore assoluto e totale, protettivo
ed esemplare nell'amore di Padre, tenero e discreto nell'amore di Madre.
Ma Dio sa amare anche come amico, così come Gesù ha privilegiato nell'amore il sacrificio senza però rinnegare dell'amicizia i momenti della spensieratezza e della gioia, da condividere insieme. Gesù ha lasciato gli amici fedeli con una cena indimenticabile per valori e significati carichi di umana passione. E da risorto si è fatto vivo tra gli amici fedeli in altrettanti eventi conviviali, perché evidentemente non Si era spogliato della gioia di sentirsi amico anche a tavola, una volta salito al cielo e seduto alla destra del Padre.
Quando i morti saranno resuscitati, non riprenderanno forse le loro trascorse
sembianze?
Nell'attesa che ciò si avveri, e per evitare di mettere in
imbarazzo quanti da tempo immemorabile discutono ancora sul sesso degli angeli, torniamo a noi due,
amico papi.
Non sentirti trascurato o incompreso, vecchio mio. Sai che ti sono sempre vicino così come lo sono quanti ti vogliono bene, anche se fossero solo Ginger e Fred. Ma ti assicuro che sono molti di più. Non sentirti sfortunato e perseguitato. Hai la fortuna di avermi con te e di condividere con la mia mamma questo dono del Signore, oggi con la consolazione di queste lettere, domani con l'indifferibile gioia di ritrovarci e ricongiungerci per sempre, in una realtà nella quale l'eternità del tempo e l'immensità dello spazio ci permetteranno di scrivere la storia più bella della nostra vita. Non ti lamentare del peso della croce che ti porti appresso, pensa a quanti crocefissi hai visto disseminati per la tua strada e quante volte hai visto crocifiggere Gesù. Chiedi conforto e protezione alla Madre Misericordiosa perché ti dia la forza di perseverare nella fede ed illumini la tua ragione a riconoscere nel progetto di Dio il segno della Sua amorosa lungimiranza. Persevera nelle buone intenzioni, nelle buone azioni, nei buoni sentimenti. Non ti vergognare di perdonare e di chiedere perdono, e prega perché ti sia sempre accordato.
Avrei da farti tante altre raccomandazioni, caro papi, ma non mancherà l'occasione in una prossima puntata. Continua. Ci puoi contare. Un abbraccio forte.
Bacioni. Noi continuiamo a darli anche quassù, te lo assicuro. Emilio
cfr. L'amore è maschio (18 luglio 1997). CIELO CHE POESIA. pag.110.Ciao miei "dolcisimi"con una esse sola, vi vorrei sempre super per dirvi tutta la tenerezza che provo per voi. Sì, quello che provo cioè che sento nel cuore, il sentimento che pervade il mio spirito e lo emoziona come ai tempi in cui vi ero vicino anche nel corpo. Perché il mio cuore, per quanto possa essere pervaso dall'estasi d'amore di Dio e tutto preso dalla contemplazione e dal godimento della Sua divina bontà, non cancella tutte le sue precedenti esperienze d'amore, né le gioie che gli hanno procacciato, né la conoscenza del bene che gliene è derivata.
Sicché io posso e voglio esprimervi tutti i palpiti, i sussulti, i gridolini di gioia che riempiono ed arricchiscono il mio bagaglio di puro spirito alla corte del Re di tutti i cieli, in attesa di quel corpo che ci sarà riaffidato per godere in carne ed ossa il trionfo dell'Amore assoluto, che non conosce il male e i suoi peccati. Attesa per modo di dire, perché nella vita fuori del tempo l'attesa non si avverte né provoca ansia o apprensione, ma, poiché il tempo non scorre, dà solo consapevolezza fiduciosa e serena.
E, dal momento che l'eternità non si lascia condizionare dal
tempo, ciò che Dio si compiacque che accadesse è
concretamente accaduto, e ciò che Dio promise è stato concretamente
concesso.
E, dal momento che l'immensità non si lascia
condizionare dallo spazio, anche la corporeità viene riconsegnata
allo spirito, corporeità senza peso ma in tutta la sua
bellezza armoniosa e splendente, che discende dal bene e si concretizza nel bello,
proprio come Dio fece discendere da Sé la Sua creatura prediletta.
Caro scriba fedele, stai scrivendo piccole parole che contengono grandi verità.
E le grandi verità, quelle inverosimilmente grandi, sono irrinunciabili ed
incontenibili, ma trovano posto in cielo ed anche nei cuori che coltivano quel
meraviglioso sogno chiamato fede, che rende possibile tutto ciò che è
stato promesso e praticamente concesso: il diritto insopprimibile di tornare a vivere di eterno
splendore nella gioiosa bellezza del Bene.
Che Ben di Dio,
miei "dolcisimi" con una esse sola! Come si fa a rinunciarvi? Vi aspetto
senza ansia o inquietitudine perché già Ne state godendo, ve lo assicuro.
Perciò non abbiate fretta.
Bacioni Emilio temporeggiatore e spaziatore
Ciao amorevolisimamente conunaessesola sssssssssssssssssssssssss
Come si fa, vecchio scriba fedele, a scommettere sul perdente, quando
è in gioco il tuo eterno presente di ricchezza di doti spirituali,
incorniciate nei canoni divini della bellezza e dell'armonia?
Come si fa a non
riconoscere il vincitore senza storia in Colui che ha trasformato il caos in ordine armonioso,
perché ne godesse la creatura umana, che Egli aveva elevato al ruolo di
protagonista del Suo progetto di Amore assoluto?
Eppure non appena "quello" si
presentò in scena mascherato da serpente e prese dire all'uomo che il Creatore
mentiva, quando gli assicurava di averlo creato a Sua immagine e somiglianza,
mentre si era invece riservato tutto per Sé il dono dell'onniscienza, che era lì a
portata di mano, e sarebbe bastato allungare il braccio per impadronirsene. E che, se Dio gli aveva
vietato sino ad allora di farlo, era solo per fargli pesare la propria autorità di Padre
padrone.
L'uomo non esitò un attimo a chiedersi se "quello strisciatore" stesse
perseguendo un qualche perfido disegno, facendolo dubitare della sapienza del
Padre. Ed allungò il braccio oltre misura. E si ritrovò nel caos di un
incontrollabile materialismo, proprio lui che, un attimo prima della perduta
eternità, si era ripromesso, ormai impadronitosi della conoscenza assoluta, di incasinare un
bel po' le cose, per poi rimetterle armonicamente a posto con divina sufficienza.
Senza pensare
che Iddio doveva avere pur fatto un po' di fatica, se alla fine della creazione si era
concesso un Giorno di riposo.
Come si può pensare, caro papi mio, che il caro
Padreterno, il Papi di tutte le creature, non avesse, al centro del Suo
Cuore senza confini, il desiderio di vigilare sulla felicità del figlio, di
proteggerlo dalla verità sconvolgente del male, che Egli aveva esiliato annullandone i
caotici poteri?
Ma, quando il Padre Buono e Generoso Si fece Figlio ed uomo al tempo stesso,
per indicare all'uomo pellegrino la via della redenzione, come si regolò
quell'umanità alla quale Iddio aveva già inviato innumerevoli
messaggi profetici? Scommise forse sull'Amore incarnato e concretizzato in promesse di
felicità infinita e sulla vittoria della Luce sulle tenebre?
Nemmeno per
sogno, caro papi, anche in questa occasione si lasciò incantare dalla
menzogna e condizionare dall'adulazione, con le quali il male si fa virtuoso.
Gesù era un millantatore quando vantava origini divine ed un eversivo quando smascherava la sete di potere, di una classe sacerdotale che, nel preannunciato avvento del Re dei Re, coltivava la speranza e la certezza di veder aumentare il proprio potere sulla terra. Scommise dunque su chi crocifisse la propria Redenzione e si rese egli stesso inconsciamente artefice del Progetto di Dio e della Sua divina Misericordia.
E' buffo dover riconoscere la sprovvedutezza dell'uomo quando è sollecitato a scommettere sul Padre celeste, ed è altrettanto buffo dover ammettere che al contrario, e nonostante i torti e i dispiaceri che ne subisce, Iddio scommette regolarmente e caparbiamente sull'uomo, al quale affida addirittura il compito di combattere il male, e nel quale confida per distruggere il male per sempre sotto la guida della Madre Misericordiosa. Sotto il Suo tallone troverà morte eterna quel serpentello di cui si parla all'inizio della nostra storia, che è giunta alla fine della puntata e riprenderà appena possibile. Ciao a tutti. Ciao, vi aspetto.
Quando volete un consiglio per sapere su chi scommettere, non vi fate scrupolo di rivolgervi a me. Capito? Ciao.
Come si fa, vecchio scriba fedele, a scommettere sul perdente, quando
è in gioco il tuo eterno presente di ricchezza di doti spirituali,
incorniciate nei canoni divini della bellezza e dell'armonia?
Come si fa a non
riconoscere il vincitore senza storia in Colui che ha trasformato il caos in ordine armonioso,
perché ne godesse la creatura umana, che Egli aveva elevato al ruolo di
protagonista del Suo progetto di Amore assoluto?
Eppure non appena "quello" si
presentò in scena mascherato da serpente e prese dire all'uomo che il Creatore
mentiva, quando gli assicurava di averlo creato a Sua immagine e somiglianza,
mentre si era invece riservato tutto per Sé il dono dell'onniscienza, che era lì a
portata di mano, e sarebbe bastato allungare il braccio per impadronirsene; e che, se Dio gli aveva
vietato sino ad allora di farlo, era solo per fargli pesare la propria autorità di Padre
padrone. l'uomo non esitò un attimo a chiedersi se "quello strisciatore" stesse
perseguendo un qualche perfido disegno facendolo dubitare della sapienza del
Padre. Ed allungò il braccio oltre misura. E si ritrovò nel caos di un
incontrollabile materialismo, proprio lui che, un attimo prima della perduta
eternità, si era ripromesso, ormai impadronitosi della conoscenza assoluta, di incasinare un
bel po' le cose per poi rimetterle armonicamente a posto con divina sufficienza. Senza pensare
che Iddio doveva aver pur fatto un po' di fatica, se alla fine della creazione si era
concesso un Giorno di riposo.
Come si può pensare, caro papi mio, che il caro
Padreterno, il Papi di tutte le creature, non avesse al centro del Suo
Cuore senza confini il desiderio di vigilare sulla felicità del figlio, di
proteggerlo dalla verità sconvolgente del male, che Egli aveva esiliato annullandone i
caotici poteri?
Ma, quando il Padre Buono e Generoso Si fece Figlio ed uomo al tempo stesso,
per indicare all'uomo pellegrino la via della redenzione, come si regolò
quell'umanità alla quale Iddio aveva già inviato innumerevoli
messaggi profetici? Scommise forse sull'Amore incarnato e concretizzato in promesse di
felicità infinita e sulla vittoria della Luce sulle tenebre?
Nemmeno per
sogno, caro papi, anche in questa occasione si lasciò incantare dalla
menzogna e condizionare dall'adulazione con le quali il male si fa virtuoso.
Gesù era un millantatore quando vantava origini divine ed un eversivo quando smascherava la
sete di potere, di una classe sacerdotale che, nel preannunciato avvento del Re dei Re, coltivava la
speranza e la certezza di veder aumentare il proprio potere sulla
terra.
Scommise dunque su chi crocifisse la propria
Redenzione e si rese egli stesso inconsciamente artefice del Progetto di Dio e della Sua divina
Misericordia.
E' buffo dover riconoscere la sprovvedutezza dell'uomo quando è sollecitato a
scommettere sul Padre celeste, ed è altrettanto buffo dover
ammettere che al contrario, e nonostante i torti e i dispiaceri che ne
subisce, Iddio scommette regolarmente e caparbiamente sull'uomo, al quale
affida addirittura il compito di combattere il male, e nel quale confida per distruggere il male per
sempre sotto la guida della Madre Misericordiosa. Sotto il Suo tallone troverà
morte eterna quel serpentello di cui si parla all'inizio della nostra storia, che
è giunta alla fine della puntata e riprenderà appena possibile.
Ciao a tutti.
Ciao, vi aspetto. Quando volete un consiglio per sapere su chi scommettere, non vi fate
scrupolo di rivolgervi a me. Capito?
Ciao
Emilio
Mio caro papi, non ti sentire solo. Non lo sei mai, c'è sempre qualcuno che veglia su di te. Nessuno è mai solo. Che ci staremmo a fare, noi, se non fossimo accanto a voi ma solo in cielo a cantare la gloria del Signore? Il Signore, da tutti gli spiriti -che ormai godono senza alcun impedimento della pienezza del Suo e del loro stesso Amore- preferisce sentirsi raccontato e glorificato fra coloro che fanno maggior fatica ad amarLo e a sentirsi amati. Ecco dunque che, per volontà di Dio e nostra vocazione, noi vi seguiamo passo passo con discrezione e molta amorevole partecipazione.
Ma, come fa un essere umano a credere nello spirito che gli è accanto, se non lo vede? E' semplice, basta inforcare gli occhiali. Di quelli che non solo aguzzano la vista, ma anche l'udito, il gusto, l'olfatto, il tatto, e soprattutto il buon senso che parla al cuore e lo rende più disponibile ad amare e più suscettibile ad essere riamato, dicendo che non è possibile che tutto finisca alla fine della vita terrena.
Basta un paio d'occhiali per vedere ciò che si è convinti di vedere ma non si
vede bene, perché la vista non è più quella di prima, non
c'è più l'occhio di falco che permette ai bambini di credere all'angelo custode della
propria giovane e verde fede.
Se
sei talmente miope che ti tocca camminare con gli occhi
bassi e il naso per terra, vedi a stento la tua essenza terrena e perdi di vista la
vera essenza della vita ed il vero insostituibile valore della fede.
Ora basta con le chiacchiere. Io sono qui tra voi, e voi lo sapete perché
credete nell'eternità della vita mia e di quella vostra. Ma vi è
vicino anche il Signore in compagnia degli Angeli e dei Santi. Ci sono,
e solo un cieco non Li vedrebbe, con Gesù e la
Sua e nostra amorevolissima e dolcissima Madre
Misericordiosa, alla Quale rivolgiamo la Supplica di donare a tutti la
vista dell'Amore e della Fede, per cancellare l'incredulità della
mente.
Per intenderci, noi siamo tutti occhialuti e non abbiamo più bisogno della Fede,
ma ci piace che voi la coltiviate e l'aggiorniate. Per questo vi siamo vicini e non vi lasciamo mai,
per questo vogliamo convincervi della nostra presenza, che non è per niente
silenziosa né passa inosservata se vi si presta un po' d'attenzione.
Be', caro papi, ora ti lascio... si fa per dire ...Emilio Non vi libererete tanto facilmente di me.
Mi posso permettere anche lunghe attese, caro papi, dal momento che non ho
più nulla a che fare con il tempo, se non con quello vostro, il tuo, quello della mia mamma e
quello di Ginger e Fred. Ma ciò non mi crea alcun problema, poiché l'amore che ci
tiene uniti è già eterno per se stesso ed io lo posso percorrere su e giù come
via di comunicazione, impiegandolo come veicolo al tempo stesso.
Chi ci va di
mezzo, invece, sono i miei ormai
abituali lettori, i miei nuovi amici di sempre e per sempre. Non
li possiamo tenere in ansia, caro papi, perché hanno bisogno di qualche buona
parolina celeste, che dica e confermi loro che la memoria di Dio è più lunga della Sua
infinita Misericordia e che le mie letterine sono posta universale, destinata a
tutti con la supervisione del Signore e la complicità materna di Maria
Misericordiosa.
Quindi non li deluderemo, e con loro ci siete anche tu e mammabanana, che siete divenuti il tramite più recente e pertinente tra questo cielo e questa terra, tenuti strettamente uniti dalla forza insopprimibile dell'amore. Ma non vi montate la testa, miei cari, Cielo e terra sono indissolubilmente uniti anche senza di voi. Eppure chi vive sulla terra fa l'impossibile per non rendersene conto, e per considerare la vita terrena un evento da godere solo materialmente, finché morte non intervenga. Che bisogno c'è di inventarsi una vita da vivere nella gioia dello spirito, se lo spirito è la mera illusione di chi non è appagato dalla vita effimera e precaria, la sola che si possa vivere in qualità di esseri umani? E invece la vita dello spirito è lì dietro l'angolo, anzi è qui accanto, coeva e contigua alla vita della materia.
Noi che ci siamo liberati della mediocrità dei sensi, pur riconoscendo ad essi insospettabili potenzialità di esperienza e di conoscenza, sappiamo che i due universi di cui vi parlo non solo sono a reciproco contatto, ma sono affini e complementari, poiché rappresentano l'universo creato da Dio per condividere con il figlio, fatto a Sua immagine e somiglianza, tutta la Sua gioia di Padre: sono l'unico universo possibile.
La morte riporta l'individuo alla sua natura e alla sua realtà primordiale e, seppure all'ultimo istante, cioè quello in cui i due mondi si stanno ricomponendo in una sola realtà, concede all'uomo l'opportunità di ritrovare il Padre e a Dio la gioia della Misericordia e del Perdono da accordare al figlio ritrovato.
Basta che il figlio Gli butti le braccia al collo, per accorgersi che l'incubo è finito e per conoscere, oltre alla dolcezza amorosa del padre, anche la vera sostanza di quella carne sulla quale Dio alitò per conferirle tutta la dignità di Spirito creativo. La stessa sostanza del corpo glorioso di Gesù e di quello della Sua dolcissima Madre. Per quanti non prenderanno la mano che il Padre tende loro, anche per essi si aprirà il sipario su un unico universo, quello della vittoria eterna del Bene sul male, nel quale chi non si è ravveduto è relegato al dolore assoluto ed alla sua eternità.
Oltre che all'amore, questi due universi devono la loro affinità alla forza della
fede e a quella della preghiera. Fede come fedeltà al
progetto divino nella consapevolezza che ciascun uomo ne è protagonista. Fede
come confidenza con Dio nella Sua Parola e nel Suo compito
di Padre.
Preghiera come opportunità e come esigenza di dar voce alla
fede per testimoniarla in promesse, propositi, invocazioni e dichiarazioni.
Impegnatevi dunque a rimanere fedeli con la stessa assiduità che dedicate, ad esempio, alla cura del corpo e della sua salute, ed allenatevi a parlare con il cielo il linguaggio della preghiera, per diventare bilingui, proprio come si cerca di fare con una lingua straniera. Guai a non esercitarsi con regolarità, si rischia di dimenticarla e di perdere la capacità di capire e di farsi capire. E' buona norma conoscere almeno un po' la lingua del posto quando si va all'estero. Anche se nella nostra metafora l'estero è casa nostra, la casa del Padre, mentre se c'è un paese veramente straniero questo è quello della vita terrena, che va comunque visitato per trarne utile esperienza.
Con questo ti auguro la buona notte. Il tuo Emilio.
Caro papi mio, mentre mammabanana conta le ore e i giorni che intercorrono tra una lettera e l'altra, e si rammarica se la nostra corrispondenza è un po' meno fitta, io conto le vibrazioni che animano il vostro cuore e la loro intensità, e registro tutto l'amore che ne sgorga, all'indirizzo mio e di tutta la gioiosa comunione dei Santi, Padreterno in testa, Gesù e la Sua dolce Madre accanto a Sé, ad esprimere l'autenticità dell'Amore che Egli riversa sull'uomo, e che interpreta in maniera esemplare come Padre della Madre e del Figlio.
Conto pure il numero dei battiti cardiaci che vi separano dalla vita eterna, anche se non so quale sarà l'ultimo. Lo saprò quando saremo mobilitati a venirvi incontro, manifestandovi la nostra gioiosa accoglienza. Quando avverrà, chiederò alla nostra Madre dolcissima di concedermi la gioia di abbracciarvi per primo, poiché, per quanto l'Amore del cielo mi saturi e mi soddisfi aldilà di ogni immaginazione e speranza, quello che nutro per voi odora ancora del sublime amore terreno che mi fece figlio vostro, e che sento crescere sempre di più nei vostri cuori, sì da non farmene mai liberare. Né mai io stesso potrei volerlo, dal momento che l'amore che l'uomo dedica al Cielo è pregno della sua natura umana e, per quanto si sforzi di sublimarlo di spiritualità, solo così egli saprà amare sino a quando non si sarà guadagnato i galloni di spirito puro ed eterno.
E' lo stesso amore di cui si bea Dio stesso,sollecitandolo e desiderandolo con
apprensione paterna e con inesauribile ottimismo, così come si conviene ad un sentimento
più umano che divino. E non può essere che così, altrimenti che ci sarebbe
andato a fare Gesù sulla terra?
Dio si fece uomo per amare l'uomo ed esserNe
riamato per le Sue doti di uomo capace di amare sino a sacrificare la propria
vita. Paradossalmente il Signore ha voluto significare a tutta
l'umanità che Egli ha imparato ad amarla umanamente e che dello stesso amore desidera
essere ricambiato.
Verrà poi il giorno eterno dell'amore totale e
totalizzante, ma questo non nascerà se l'uomo non esprimerà tutta la forza di
quell'amore profumato di terra che tanto appaga il cuore di Dio.
E' lo
stesso profumo che avverto nel vostro amore per me, miei cari, che non
si cancella mai nemmeno nell'eternità, così come non si cancella mai il
profumo delle radici spirituali che ogni uomo si porta appresso nel cammino
terreno. A meno che egli non le rinneghi rinnegando per sempre Dio e la Sua
immensa Misericordia.
Se le cose stanno così, ed effettivamente così stanno, allora è evidente che la terra, e non il cielo, è il luogo più indicato per l'incontro dell'uomo con Dio, dal momento in cui Iddio stesso gli è corso incontro e ha cominciato a parlargli con la voce del cuore. Qui si ritrovano l'uomo fatto a immagine e somiglianza di Dio e Dio fattoSi uomo nella Sua vera sostanza divina. Qui essi si riconoscono, qui rinnovano il loro patto d'amore e ne sanciscono l'eternità. Qui sconfiggono la morte e danno vita all'immortalità.
Vi amo di amore immutato, miei cari, celeste e terreno al tempo stesso e sempre di figlio amorevole. Emilio.
Caro papi, questa volta vorrei affrontare con te un argomento molto
complesso che nasce dalla seguente verità:
il Bene
sconfiggerà il male per sempre, Gesù salito al cielo ritornerà in terra
nelle vesti della Sua persona trinitaria e sconfiggerà la morte. La
domanda che sorge spontanea da queste profezie, o meglio da queste divine promesse
che sono al tempo stesso convinte aspettative del credente, è
questa: perché è tutto rinviato al futuro?
Di quale futuro si tratta?
Non è certo il futuro di Dio e neppure quello del Figlio nel quale Egli stesso si è incarnato per farsi uomo. E non può essere il passato remoto di quel Dio che sentì l'urgenza di farSi uomo per correre accanto ai figli da Lui stesso creati, ma allontanati da Lui dal peccato. Come può infatti Iddio Onnipotente, Lui che è l'eternità in tutte le Sue manifestazioni, essere condizionato dai tempi verbali di uno stile di vita mortificato dal tempo ed angustiato dallo spazio? Dio è in ogni istante della Sua eterna Identità, Dio non conosce passato, presente e futuro, poiché è Conoscenza assoluta fuori del tempo e pertanto già a conoscenza del destino dell'uomo dalla sua creazione alla sua riappropriazione della vita eterna.
E' l'uomo terreno, quello ridotto alla mortale natura di tempo e spazio, che necessita di riferimenti e di scadenze. In particolare riferimenti ad un passato glorioso di diretto partecipe della vita del Padre, ad un presente immerso in una minuziosa distinzione tra bene e male ed in una altrettanto incalzante richiesta di scelta responsabile ad un futuro che non si esaurisca nel vuoto annichilito della morte, ma che nella morte ha la scadenza dei termini oltre i quali nulla ha più termine, tutto è senza fine.
Uno il mondo divino, quello senza confini, rappresentato da una Gerusalemme celeste
cinta da mura, con una porta che bisogna varcare per diventarne cittadino
eterno. L'altro il mondo materiale, pur'esso circondato dalle pressoché
invalicabili muraglie dei cinque sensi, dal quale si esce attraverso l'angusta porticina della
morte, per andare all'incognita del baratro della presunzione o alla certezza della luce della
fede.
Due mondi paralleli, fortificati ed inaccessibili? Neanche
per sogno. Due città contigue di cui una è la periferia
dell'altra, entrambe governate dallo stesso sindaco e percorse da ronde
angeliche e da anime pie. Ma nei quartieri periferici la luce e l'acqua del Sindaco
arrivano con scarsità, non per colpa del primo Cittadino ma perché gli abitanti non
sanno che farsene, così come del servizio di nettezza urbana e degli altri servizi igienici,
dei presidi sanitari e di tutto quanto passa di buono l'amministrazione comunale. E' gente che
pretese un tempo di gestirsi autonomamente e lo fa in evidente malo modo. Il
Sindaco non li ha per questo abbandonati, fa loro visite ufficiali e private ma
non ne riceve quasi mai buona accoglienza, anche se non si stanca mai di manifestare
loro la propria disponibilità a riempirli di privilegi ed attenzioni e ricondurli nei
quartieri alti, solo che essi lo vogliano e ne facciano specifica richiesta.
Per uscire di metafora, caro papi, che il mondo dell'eternità e
quello della precarietà siano attigui ed affini non c'è bisogno che ce lo venga a
dire un qualsivoglia padreterno, ce lo dimostra il Nostro Padre con la Sua presenza in
entrambi, sia come Padre sia come Spirito, sia nel Figlio fatto uomo.
Ce
lo dimostra l'uomo stesso, cittadino di dovere del mondo materiale, cittadino ad honorem di
quello spirituale. Dio, la cui immensità non può
essere contenuta nei cieli o nei confini tra la prima e l'ultima lettera
dell'alfabeto, si fa cittadino terreno confinandosi tra l'alfa e
l'omega e offre all'uomo, attraverso il sacrificio di Cristo,
l'opportunità di ampliare i propri confini nella conoscenza sconfinata
dell'Amore. Ecco dunque che il Progetto di Dio riguardo al destino
dell'uomo si attua attraverso la sua alfabetizzazione, affrancandolo
dall'ignoranza e dall'innato analfabetismo in virtù della Grazia e grazie al
discernimento.
Ce lo dimostra infine la presenza di Dio nei cuori di
quegli uomini che Gli hanno aperto la porta e Lo ospitano con una gioia e una
serenità di gran lunga superiori agli affanni quotidiani. Vorrei ora concludere questo
ragionamento sui nostri mondi sottolineando le certezze alle quali esso ci conduce.
Prima certezza: Dio E' non in quanto esiste ma
perché non conosce tempo.
Seconda certezza: Dio
c'è perché è presente ovunque e soprattutto nel cuore di chi
Lo ama.
Terza certezza: mentre chi è in cielo non conosce
ostacoli nello stare accanto ai propri cari, in terra gli uomini di
questa vostra e anche nostra terra ne hanno tantissimi, alcuni giustificabili, come il
dolore e la disperazione, altri intollerabili come l'indifferenza. Dalla loro hanno
solo l'amore, la fede e la preghiera come strumenti portentosi per abbattere qualsiasi
barriera, qualsiasi confine, qualsiasi forma di incomunicabilità. La preghiera,
in particolare, si avvale di tutte quelle lettere dell'alfabeto che servono
all'uomo per rendere il senso e la dedizione dell'amore suo verso Iddio, e per
comprendere tutta la verità ed il calore paterno della Parola del Signore.
E così sia. Non rimane che compiacerci dell'attenzione che Iddio ci riserva ispirandoci questi ragionamenti. Un bacione forte e grande a voi tutti dal sempiternamente vostro Emilio.
Piccola postilla, per non evadere la prima domanda. Perché tutto è rinviato al futuro e di quale futuro si tratta? Si tratta del futuro dell'uomo, ovviamente. Di quell'uomo che deve vedersela con il tempo da dedicare al percorso che intercorre tra nascita e morte e con lo spazio ristretto e soffocante di quella porticina che abbiamo visto essere la morte.
Come si concilia, dunque, l'assenza di futuro nell'eternità con il futuro del progetto uomo da compiersi sulla terra? In modo molto semplice, caro papi.
Immagina di fissare una stella, una delle tante del firmamento, anzi, quella che ti pare più brillante. Forse dista da te qualche milione di anni luce, un tempo impressionante ed inimmaginabile per uno come te, che vive nel tempo di pochi anni di calendario, qualche inezia di eternità per chi vive accanto a Dio. Ebbene, ora immagina che io o qualche astronomo ti dica che quella stella che vedi brillare è morta o non esiste più, che il compito di brillare si sia esaurito e definitivamente compiuto, e, magari al posto suo, che ve ne sono altre che brillano ma sono talmente lontane che la luce che emanano non arriverà in tempo prima che tu stesso muoia.
Allo stesso modo prova ad immaginare che il progetto di Dio si sia già compiuto nell'eternità della Sua onnipotenza e che il futuro sia solo la luce, che risplende per illuminare il percorso di chi conta il susseguirsi di stagioni terrene destinate a consumarsi con la morte, e che magari brillerà ancora per qualche tempo per altri mortali. Sicché la terra diventa l'osservatorio temporale di eventi già accaduti e consumati nell'eternità, eventi destinati a raccontare la storia passata, presente e futura insieme a quelle degli uomini che la percorrono, eventi di cui si perderà il ricordo quando la terra tornerà a far parte del Regno di Dio.Tornerà o è già accaduto?
Inizio con una domanda e termino con questa domanda di cui io già conosco la risposta. Tu devi invece aspettare il tuo turno di mortale. In tal veste ti sollecito di andare a dormire. Buona notte. Emilio
Caro papi, ogni volta che il Signore, di Sua iniziativa o per intercessione di Maria Misericordiosa, ci concede la gioia benedetta di rivivere e rinverdire questa nostra meravigliosa esperienza, lo fa sollecitato dall'urgenza e dall'esigenza di manifestarSi come Amore e con tutta la forza del Suo Amore. Egli si fa dunque prova d'amore, la prova necessaria a convincere anche il fedele più convinto che l'unica via e la più breve per raggiungerLo, prima e dopo la morte, è quella dell'amore.
L'amore non è solo sentimento astratto, passione umorale, ma si configura concretamente in un percorso o, se ti riesce più facile da immaginare, come una autostrada a tantissime corsie, sottesa tra l'umano e il divino e velocemente battuta nelle due direzioni, dal momento che l'amore di Dio per l'uomo e quello dell'uomo per il Padre celeste marciano alla stessa velocità. Differiscono soltanto in intensità, continuità e consapevolezza, tutte doti che si acquisiscono fuori della materia, fuori del tempo e dello spazio. Sicché, mentre il traffico autostradale in direzione dell'uomo è incessante e inesauribile, nella direzione verso Dio è un po' fiacco ed incostante, ma non per questo meno fluido. Infatti i cosiddetti ostacoli e gli immancabili ritardi che si lamentano, si paventano e si ostentano a proposito del cammino terreno, non possono essere attribuiti all'amore, ma vanno imputati al pocoamore, al disamore, al contrario dell'amore.
L'amore non può dividere perché non sa
respingere.
L'amore non può ostacolare perché non sa ergere
barriere o scavare fossati, l'amore non può
dimenticare perché non vive di ricordi ma si inebria di emozioni sempre
attuali e in continuo rinnovamento.
L'amore è protezione verso, nel
presente, nel futuro e oltre i confini del tempo.
Amore è dunque
eternità, quell'eternità di fronte alla quale la morte si è
già dichiarata sconfitta.
Quando la volontà di Dio si fa portavoce di queste verità e riesce a renderne partecipi i figli suo-sicché l'unico ostacolo tra loro e Lui è rappresentato dall'ineluttabile, ma ripagante attesa della morte- allora ti accorgi di tutto l'amore che il Signore profonde su di te e intorno a te e ti accorgi con grande stupore della forza con la quale sei capace di amare, ti meraviglia l'energia affascinante del tuo amore.
Ti è sufficiente la tua esperienza terrena a fare queste scoperte stupefacenti. E, se ti rimane facile sentirti in sintonia con Dio nel pensiero, nei proponimenti e nella preghiera: anche se non l'hai mai visto in volto e guardato negli occhi, come non potresti mantenere intatta, se non addirittura rafforzare, la sintonia di colui del quale ti rimangono vivi nel cuore le fattezze, gli sguardi e l'amore ricambiato?
Ecco dunque il motivo di questo nostro vivere scrivendo caro papi. Una volta che la volontà del Signore, di Suo pugno o per l'intercessione dell'Amore Misericordioso di Maria, abbia decretato che avvenga non si deve gridare al miracolo, poiché così opera Amore nella Sua ordinaria normalità. Bisogna però esserne grati a Chi in via diretta o per interposta Persona manifesta la Sua vera natura d'Amore.
Io sono qui nelle vesti di un alato amorino, a svolazzare su questi fogli per arricchirli di belle storie d'amore. Tra queste la nostra, caro papi, è una di quelle più esemplari. Bacioni a mamma, che fa parte a pieno titolo di questa nostra straordinaria vicenda. Ciao papi mio. Ciao a tutti Emilio
Caro, vecchio scriba fedele, se questo foglio di carta fosse stato pieno di macchie d'inchiostro, o sporco di qualsiasi altra impurità, di certo non lo avresti impiegato per raccontare le nostre storie d'amore. L'avresti magari destinato ad un uso diverso, oppure buttato nel cestino. Ti pare che il Padreterno, il più grande ispiratore e scrittore di storie d'Amore, accingendosi a rappresentare la vicenda più straordinaria e sconvolgente dell'umanità, l'avrebbe fatto su pagine non immacolate quanto mai? E a chi, se non a Maria, concepita fuori del peccato originale e quindi Immacolata per eccellenza, poteva affidare il ruolo umanamente interpretabile di Madre di Dio?
Già una donna Egli aveva creato, pura ed incontaminata, ma non incontaminabile, tanto è vero che si perse nell'imperdonabile peccato di presunzione e ne contaminò tutta la sua discendenza. Non Maria, per volontà del Signore: per lei Dio aveva progettato altri destini. Primo fra tutti quello di concepire da Lui il Figlio della Luce, per darLo alla luce in umane sembianze e crescerLo nel calore degli umani sentimenti, sino al giorno in cui Si sarebbe sacrificato per redimere l'umanità proprio da quella contaminazione ereditaria.
Ancora una volta il destino dell'uomo era riposto in mani muliebri, ma quelle di Maria non si protendevano a cogliere avidamente ed audacemente frutti proibiti, si aprivano invece teneramente ed amorevolmente ad accogliere la volontà di Dio. Quelle stesse mani, che con amore e tenerezza avevano accarezzato le umane sembianze del Figlio divino, si sarebbero protese verso l'umanità per offrirLo come redentore, in un gesto di tenerezza e d'amore straziante e nel trionfo di un'umiltà e di una felicità esaltante.
L'immacolata purezza di Maria non conosce superbia e presunzione, perché si esprime con l'umiltà di chi confida nella generosità del progetto divino e negli avvenimenti che ne segnano il percorso e l'attuazione. Non pensare, caro vecchio scriba fedele, che l'umiltà di Maria che si fa serva del volere di Dio, sia indizio di debolezza e di rassegnazione. Al contrario. Il Suo coraggio è granitico come la Sua fede e puro ed infrangibile come il diamante più prezioso. Neppure il male, per quanti tentativi possa fare, riuscirà a scalfire questa pietra, questo baluardo della città celeste. Anzi, Iddio scommette sul Suo coraggio e sul Suo Amore per ricostruire la propria chiesa perseguitata, per sconfiggere il male e la morte, per ricondurre in patria tutti i figli adorati.
Nel firmamento pulsante dello Spirito e dell'amore di Dio, Maria senza macchia e senza colpe è la stella più luminosa e più vivificante. Per gli uomini, in attesa che si attui la Giustizia di Dio, è l'esempio più fulgido della Misericordia divina e il più struggente dell'Amore materno.
Come avresti potuto dire di Lei tutte queste cose stupende, caro vecchio scriba fedele, se non avessi avuto a disposizione bianchi fogli immacolati? Provvedi di averne sempre, candidi e numerosi, per tutte le altre storie straordinarie che racconteremo. Ciao Emilio
Miei cari, vorrei che mi dedicaste un po' del vostro tempo e del vostro spazio, quel poco che mi serve per fare quattro chiacchiere in famiglia. Questa richiesta non sembri un rimprovero, so bene che tempo e spazio diventano per voi sempre più esigui e perciò più preziosi, nell'economia del cammino che vi rimane da percorrere in terra, ma il tempo e lo spazio che chiedo mi erano stati già riservati, per condividerli con voi da figlio vostro, nell'intimità della nostra vita familiare.
Ora che sono quassù ho l'incarico di riempirli d'amore filale di figlio di Dio, con racconti che narrano e descrivono la grandezza del Padre, la Sua Misericordia infinita e l'Armonia sublime della Sua immensa e sterminata Famiglia. Ed è proprio di questo che desidero parlarvi, della sacralità della famiglia.
Mi piace pensare di fare quattro chiacchiere familiari e natalizie sulla
famiglia proprio quando Gesù si appresta a nascere, per far rinascere
ogni uomo nelle dignitose sembianze di figlio diretto di Dio e per riunirsi al Padre e alla
Madre nel sodalizio benedetto della famiglia, che il Signore ama e predilige
come centro e sorgente d'amore.
In essa Egli si è fatto Padre per
assaporare le emozioni e le gioie di un padre. In essa Egli si è fatto
figlio, per godere dell'amore che si manifesta nelle attese trepidanti, nei sollievi
commossi, nella dedizione assoluta. In essa Egli ha scoperto la tenacia, la tenerezza e
la fiera umiltà dell'amore materno.
Voi vi chiederete e mi chiederete: ma Iddio, che è sapienza assolutamente priva
di confini, che bisogno aveva di farSi uomo e di crearSi, o meglio di
mettere su famiglia? Domanda superflua di fronte alla cosiddetta
imperscrutabilità del Suo volere!
Questa domanda trova ovvia risposta proprio
nella Volontà di Colui che nella organizzazione e nella struttura della famiglia Si rende
palesemente prevedibile e ben scrutabile. Dio vuole infatti farSi carico di
esperienze familiari perché sa e intende dimostrare che l'amore che si genera
nel nucleo familiare, se è della stessa natura e santità che lo ha
generato ed ispirato, conduce per direttissima dalla terra al cielo. E
non dovrà essere bonificato o distillato per andare ad alimentare l'amore che tiene
saldamente ed armonicamente unita la famiglia del cielo.
Io ne faccio parte grazie all'amore che voi, miei cari, avete investito nella nostra piccola e solida famiglia, l'amore che mi ha dato la vita, l'amore che mi ha insegnato ad amare dentro, fuori e ben oltre i confini dell'ambito familiare, l'amore che nessuna tragedia umana ha potuto fiaccare, l'amore che mi arriva forte e distinto e fa immortale il nostro vivere insieme, il nostro essere famiglia indissolubile e felice.
Ciao miei amatissimi. Ogni giornata che vi rimane da vivere sia per voi in terra e per noi in cielo il dies natalis della grande famiglia di Dio. Emilio
Caro papi, hai presente cosa accade quando una nuvola si frappone tra te e il sole? Succede che il sole, seppure miliardi e miliardi di volte più grande della nuvola, sembra scomparire. Non c'è più. Dove è andato a finire? E' lì, tu lo sai bene. Quando la nuvola sarà spazzata via dal vento ce lo ritroverai, quasi più luminoso e più caldo di prima. Pensa. Una nuvola piccola piccola, un insignificante e scontato fenomeno atmosferico da lui stesso generato, riesce ad oscurare il sole.
Allo stesso modo Dio creò la vita dell'uomo sulla terra. E la vita sembra in grado di farNe scomparire l'immagine, anzi la Sostanza. La vita è dunque paragonabile a quella nuvola che si frappone tra te, che hai il compito di viverla, e il tuo Dio, Che questa vita ti ha dato da vivere per pochi attimi della Sua eternità, e per quei pochi attimi che si proiettano sulla tua eternità. Per pochi attimi ti impedisce di vederLo, di avvertirNe o addirittura di crederNe la presenza. Ma Iddio è sempre lì, defilato dietro la tua vita e, per quanto dalla vita reso invisibile, fa di tutto per farti sapere che non Se ne è andato altrove, che continua a vigilare sulle tue vicende, che la luce ed il calore del Suo Amore per te non si sono affievoliti.
E ti dice pure che, quando il vento della morte spazzerà via la nuvola-vita che
te lo rende invisibile, tu Lo ritroverai più innamorato di prima, con lo
stesso sorriso paterno.
Di fronte a questa metafora tu potresti giustamente obiettare, e non
saresti il solo, che mentre l'esperienza ti dice che il sole è lì dietro
la nuvola anche se non lo vedi, tant'è vero che basta che essa si sposti per
vederlo riapparire, la stessa cosa non ti può dire a proposito di
Dio.
Di Dio tante cose si sono dette e si raccontano, ma pochi in vita, almeno così sta scritto, hanno avuto l'avventura di incontrarLo di persona. Come si fa ad incontrare Uno che persona non è, ma E' assolutamente immenso ed eterno Spirito d'Amore? In teoria sarebbe impossibile in una vita relativa, limitata e fugacemente materiale. In pratica questa straordinaria avventura si può viverla anche nel breve spazio e nel breve alito di una vitanuvola, e non soltanto abbandonandosi e lasciandosi guidare dalla forza caparbia della fede, ma guardandosi intorno con attenzione e ascoltando con altrettanta applicazione, tenendo vigili tutti i sensi e magari non rinunciando all'esperienza della ragione.
Allora si può scoprire che ogni giorno Iddio si fa bambino per portare in
terra il Suo Amore divino rendendoNe l'uomo fruitore, e si può incontrare e
seguire ogni giorno una stella che ci guida alla scoperta del nostro Natale, quello in
cui ciascuno di noi nasce figlio di Dio in Spirito ed in sembianze, ma in una grotta o
in una mangiatoia che segnano il destino dell'uomo come quello di Dio fatto
uomo, culminando nella morte per vedere, anzi per rivedere e ritrovare Colui che non Si
è mai celato dietro la nuvola della vita.
Se la vita è il luogo,
l'atmosfera, l'attimo nebuloso in cui vanno ricercate le proprie radici spirituali e va riscoperto
il proprio Natale, non ci scoraggeremo se qualcuno ci verrà a raccontare che non
è vero niente di quello che si racconta in ogni Natale e che, svanita la
vita, non c'è proprio un fico secco, tanto meno Iddio con la Sua vita eterna da condividere
con noi. Iddio lo fa già dal tempo della nascita di Gesù e
state certi che non mancherà l'appuntamento che ci ha dato dopo la vita dietro
la nuvola che Lo nasconde, a condizione che non ci si lasci dissolvere nella labilità e
nella volubilità di un fenomeno atmosferico passeggero.
Sarebbe un vero Peccato che l'effimero facesse dissolvere per sempre la solida ed incancellabile presenza di Dio. Vi immaginate la sorpresa, lo sconforto e la certezza della morte se, una volta svanita quella nuvola, il sole morisse per sempre? Meglio sperare che il sole sia ancora lì dietro. Meglio scoprire di non aver sperato invano.
Ciao caro, vecchio scriba fedele, stiamo per completare un altro capitolo della vita, cioè di quel libro già interamente scritto e ancora tutto da leggere e da rileggere, per poterne cogliere a pieno il significato e i valori. Ogni volta che lo prendiamo in mano ci soffermiamo a considerarne il peso, la consistenza, il formato, la veste editoriale. Magari lo sfogliamo distrattamente saltando da una pagina all'altra, oppure, esercitando una certa pressione con il pollice sul bordo, lasciamo scorrere le pagine velocemente con il caratteristico fruscio prima immergerci nella lettura. Talora guardiamo i titoli dei singoli capitoli e speriamo di avere notizie sulla trama dalle note in copertina. Qualcuno deve fare resistenza alla curiosità di conoscere il finale prima ancora di aver letto una sola pagina.
Ma il libro della vita va letto solo nell'unico modo possibile. Benché scritto in ogni suo
piccolo dettaglio, va letto dall'inizio alla fine senza sbirciatine, salti di pagine o di capitoli,
e senza cercare di sapere in anticipo come va a finire.
Tu che sei esperto di scritture, caro
scriba, potresti raccontare come ogni libro della vita prenda inizio dal capitolo della
nascita e termini inevitabilmente con quello della morte e che i capitoli compresi
tra questi due eventi, siano essi più o meno numerosi e corposi, rappresentano
le vicende che segnano il racconto e il percorso.
Sai pure che ogni
libro della vita si può scrivere solo una volta e che è
scritto per raccontare il trionfo di una vita che non muore con la parola fine, ma si
espande e si dilata nell'eternità in un'esplosione d'amore, non più
contenibile negli angusti spazi di pagine numerate e nello scorrere monotono delle righe.
Proprio per questo il libro della vita va letto parola per parola, capitolo per
capitolo dall'inizio alla fine senza nulla tralasciare nel bene e nel male, nella
buona e nella cattiva sorte, nella gioia e nel dolore, nel paradiso e nell'inferno.
Non
c'è scriba alcuno, per quanto esperto e smaliziato, che ne possa
cambiare il senso, la parola, la punteggiatura. Nemmeno una
virgola. Solo così il lettore meticoloso, attento e circospetto ne
comprenderà il significato parola per parola, esperienza dopo
esperienza, segno per segno, e ne trarrà ispirazione per una vita la cui storia
non può essere contenuta in alcun libro, ma è tutta racchiusa
nell'incontenibile Parola di Dio.
La Parola di Dio è il racconto, la promessa e la conferma dell'eternità della vita nella quale l'Amore di Dio per l'uomo e quello dell'uomo per Lui raggiungono l'armonia assoluta e si perpetuano nell'infinito e all'infinito. Non bastano i fuochi d'artificio di un nuovo anno di vita a significare la luminosità ed il calore delle esplosioni di gioia che questa amorosa armonia rende vivide e fragorose. E' una festa continua, è un festeggiare senza fine. E' augurarsi una felice e rinnovata eternità per tutti i secoli dei secoli. E così sia.
Di questo libro senza copertina e senza pagine ognuno di noi è per divina vocazione e filiazione coautore e protagonista al tempo stesso, oltre che lettore avido ed instancabile. Di questo libro a me, caro papi, e a te, caro scriba, è stato affidato il compito di fornire alcuni assaggi, qualche pagina in anteprima, qualche inedito per sollecitare il lettore più distratto a cogliere nel libro della vita i segni, le premonizioni del suo divenire protagonista della storia dell'eternità.
Buon capitolo nuovo miei cari, teneri ed attenti lettori.
Bacioni. per sempre.
Emilio
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